Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
on c’è niente da fare, in questo paese la cultura di ciò che è giusto, corretto, utile per l’Italia e gli italiani non riesce a essere patrimonio di nessuno.
Ovvero lo è di tutti, ma solo a parole, nei fatti…
Parliamo un po’ di questo articolo 18 intorno al quale si è montata una campagna politica surreale. Occorre premettere che l’articolo 18 è una disposizione a tutela dei lavoratori che si applica solo nei casi di aziende con più di 15 assunti, per cui se qualcuno viene licenziato e si riconosce che detto licenziamento è ingiusto, immotivato, in una parola indebito, il lavoratore -su ricorso al giudice del lavoro- deve essere reintegrato nel suo posto a meno che non opti per un indennizzo economico o abbia trovato un altro lavoro nel frattempo.
Semplice. Se non esiste giusta causa non si licenzia. Certamente può avvenire che l’azienda vada male e non possa permettersi tutti gli stipendi di un tempo, in tal caso esistono forme di tutela per cui si ricorre alla cassa integrazione, allo stato di crisi alla solidarietà e via dicendo, finanche al licenziamento vero e proprio. D’altra parte se non ci sono soldi…
In questi casi, come si comprende, l’articolo 18 non danneggia in nessun modo l’imprenditore, che ricordiamolo, in prima battuta assume chi vuole e non è obbligato a prendersi qualcuno da qualche lista di attesa come nel caso del pubblico impiego! Quindi non si ritrova con uno piovuto da cielo, se lo è scelto lui!
E allora perché si sente dire da ogni parte che l’articolo 18 osta alle nuove assunzioni? Perché si sente dire che l’articolo 18 blocca lo sviluppo dell’imprenditoria italiana?
Questo non ce lo ha ancora detto nessuno, il mantra che ormai tutti ripetono è che l’imprenditore deve essere libero di prendere chi vuole quando vuole e mollarlo quando preferisce, sarà solo obbligato a corrispondere al licenziato qualche mensilità, poi si arrangi e se non c’è lavoro chi se ne frega.
Renzi, fedele al suo twitter pensiero #staisereno, aveva esordito non tanto tempo fa affermando che l’articolo 18 non era una priorità nelle riforme, che esso ci fosse o meno non cambiava niente, che non si sarebbe fatto impiccare a quel numeretto multiplo di 3, quindi ai lavoratori #statesereni!
Poi Renzi è andato in America ed è stato folgorato sulla via di Detroit da Marchionne (con il quale se ne erano dette di quelle nere quando Matteo, da Palazzo Vecchio lanciava dichiarazioni di politica nazionale preparandosi al grande balzo).
Baci e abbracci fra l’ad con il pullover e il premier con l’# , reciproche dichiarazioni di stima, amicizia, solidarietà, fiducia.
Renzi è il leader che Marchionne apprezza: « Continuiamo ad appoggiare il presidente per l’agenda di riforme che sta portando avanti. E’ essenziale avere un indirizzo chiaro e penso che ce lo stia dando»
Marchionne è l’italiano che tutti vorremmo essere, dice Renzi: «straordinaria, eccitante ed esaltante la scommessa su Fiat e Chrysler» per lui l’azienda di Detroit dovrebbe essere l’esempio da seguire per l’Italia.
Non una parola sul fatto che Fiat ormai paghi le tasse fuori dall’Italia, non una parola sul fatto che la Fiat non sia più italiana, ma si limiti a mantenere sul territorio nazionale solo alcune fabbriche che vorrebbe eliminare quanto prima.
Anzi, poiché a Marchionne è rimasta di traverso la vicenda dello stabilimento di Menfi, dove gli operai sono stati reintegrati dopo il licenziamento, ecco che al rientro dall’America Renzi affonda sull’articolo 18 che, dal non essere né una priorità, né un tema sul quale fare battaglie inutili, diventa elemento essenziale anche per fare chiarezza dentro il partito.
Il Premier, segretario del Pd, diventa più liberista di Berlusconi, invoca il diritto degli imprenditori a assumere chi vogliono, anzi peggio, li dichiara essi stessi lavoratori alla pari dei loro operai e con un ribaltamento dialettico che se ne frega (fregarsenee fregare è il nuovo vocabolo che contraddistingue Renzi) della verità effettuale delle cose.
Il gioco è fatto Marchionne è stato accontentato. Si eliminerà (a meno di sorprese nel voto parlamentare) l’articolo 18 e l’ad con maglione potrà licenziare chi vuole.
Vi chiedevate cosa era andato a fare Renzi in America? Solo questo: era andato a rassicurare la Fiat che avrebbe dato il via libera ai licenziamenti, lo avrebbe fatto in nome della politica di nuove assunzioni (che poi questo non corrisponda a verità non è importante).
Contemporaneamente il suo fido Carrai dimostrava plasticamente - con un matrimonio che è stata un’esibizione di forza mediatica e di intrecci di relazioni- che la storia dei poteri forti, dei salotti e dei tartinari, avversi a Renzi è una bufala.
Rien ne va plus, il gioco è fatto, chi verrà licenziato potrà comprarsi una corda o aprire il gas perché, a differenza che in America, qui non c’è possibilità di trovare un altro posto di lavoro.
Gli imprenditori potranno sostituire un costoso 50enne con un economico 20enne, così dimostreranno di fare largo ai giovani, saranno addirittura dei benemeriti dell’occupazione giovanile!
Se poi il 50enne sarà ridotto in povertà e non troverà nessuno che lo assuma - perché ormai (provate ad andare ad un centro per l’impiego) a prescindere dal fatto che nell’offerta di lavoro non si faccia menzione di un età massima, appena l’offerente vede un 50enne poco urbanamente lo allontana, magari dicendo:- Lei è troppo qualificato per lo stipendio che possiamo offrire! - che importa, Marchionne è stato accontentato
Marchionne (e la Fiat) ha vinto anche questa volta. Peccato che ad ogni sua vittoria perda l’Italia.
Non possiamo nn dirci conservatori, e allora attenti con la santificazione della tecnologia
Quel che la Corte Suprema non ha considerando riguardo al divorzio
Perché la destra sta sparendo dall'agone politico
Mettete la museruola ai genitori incoscienti
Se le donne vincono quando in politica i migliori rinunciano