Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Giorgia Meloni
Cara Simonetta, consentimi tanto è il disgusto sulla sparata senile di Berlusconi contro Fitto, reo di aver dissentito sulla politica dissennata ed autolesionista del Capo assoluto e per eccellenza, di non commentare e tanto meno (nel campo del pudore professionale a tutto esiste il limite) di prendere in considerazione gli scarabocchi logici e sostanziali dei sedicenti giornalisti del foglio del padrone. Questa reazione è nata dalla consapevolezza che il Divo di Arcore, o meglio di Ulan Bator, con la sua arroganza, con i suoi sistemi tutt’altro che liberali e meno che mai democratici, perduto qualsiasi contatto con la realtà, stia portando il centro–destra (io continuo a scriverlo con il trattino) nel baratro e - ipotesi migliore - alla marginalizzazione.
Ultimo esempio del comportamento da satrapo: chi vorrà provare la designazione di Caramazza, favorito di Re Giorgio, con metodi democratici a candidato giudice della Corte e già due volte bocciato? Ma la premiata ditta B&R non ha ancora notato la sotterranea ma esplicita contestazione ai loro diktat? E poi il satrapo si vorrà degnare di spiegarci le affinità di Caramazza con l’elettorato di centro – destra?
Prima di guardare agli altri fatti politici della giornata, intendo spendere due parole per Giorgia Meloni, che spero sia scesa 'dal pero' del successo di Atreju, e cominci a considerare il suo futuro da grande. La statista dovrebbe sapere che quando si ottengono appoggi e sostegni a proposito del vergognoso attacco da quella tizia /tizio, è norma di educazione da asilo infantile ringraziare. Un discorso logicamente più ampio e di maggiore prospettiva merita Fitto, personaggio francamente non simpatico con quell’aria da saputello, identica a quella del compagno di cordata Capezzone, ma portatore di un sostanzioso pacchetto di voti (300.000), che solo il dittatore può sottovalutare.
Già l’arrivo a Downing street da Cameron è stato da autentico, caricaturale Pippo Spacca e l’ avvio "sono qui a presentare le riforme" seguito da un’altra colossale bufala "Il cambiamento in Italia è appena iniziato, in 7 mesi abbiamo fatto tanto, possiamo essere contenti" la dicono tutta sul realismo e sull’onestà espositiva del tizio, sempre Pierino delle Cascine. L’atteggiamento roboante del presidente francese è stato considerato semplicemente un bluff per ottenere solo clemenza mentre il boy scout si affanna a sfidare la Merkel sui compiti a casa, che risultano sistematicamente sbagliati. Ma il massimo è stato raggiunto nella City, in cui ha sparato il mortaletto "L’Italia fra 10 anni guiderà l’Europa. La riforma del lavoro entro un mese".
In conclusione esaminiamo l’intervista di Salvini, che parte bene con l’appello anti PD, "per tornare a vincere insieme", ma poi si perde o si sfoca in un fanatismo antieuro esagerato e certamente utopistico. Lasciamo perdere la laison con la Le Pen, destinata a vedere gli italiani sempre subordinati e vassalli degli sciovinisti francese. Infastidisce non poco la supponenza nei confronti dei FdI, che fanno già tanto fatica ad uscire dal guscio, ma i quali non meritano l’etichetta di sostenitori di etichette vecchie di 20 anni, quando la Lega ripropone, riverniciate, tesi e proposte semisecolari, come quella sul secessionismo inaccettabile e vergognosa. Ugualmente opinabile è la presentazione di una Lega del Sud, in un’area che ha bisogno di tante cose meno che di una lotta antistatale, confusa, velleitaria ed urlata.
Da ultimo un giudizio su Passera, da condividere come nessun altro passaggio dell’intervista: "Uno che ha fatto il ministro con Monti, e con la Fornero, ha finito. Non c’è nessuna possibilità di apertura".
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