Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Un articolo e una vicenda politico amministrativa offrono la misura del livello paradossale e allucinante della situazione politica nazionale.
Apriamo la serie grottesca con la nota firmata, a perpetua memoria, da Maurizio Belpietro, che si apre con la denunzia del “ voltafaccia di alleati, che hanno scelto di mettersi in proprio o di passare dall’altra parte”, come se fosse stata delinquenziale la tardiva emancipazione dal pesante vassallaggio di FdI, assolutamente diversa dalla fuoriuscita dai ranghi dei plotoni di Alfano (targati DC), inquadrati sin dall’origine nel seno delle truppe berlusconiane.
Poche righe più sotto la perla dello scritto, adulatorio al di là della logica ed autolesionistico: “A conclusione di uno scontro aspro sulla linea di appoggio a Renzi sul tema delle riforme, l’ex Cavaliere ha infatti sibilato ”io non perdo mai”, che è la sintesi del suo programma politico”. Se è vero, si tratta di un momento di delirio di onnipotenza inimmaginabile raccolto e par quasi condiviso da un giornalista, in cento e cento occasioni lucido, gradevole, logico e piacevole a leggersi. Ma dove si è visto mai nella storia dell’umanità dalle caverne ad oggi un essere umano invincibile, mai toccato dall’onta della sconfitta?
Secondo – non dimentichiamolo - Maurizio Belpietro, Fini “si accasò con il PDL per convenienza in quanto se fosse andato da solo avrebbe avuto tutto da perdere e si sarebbe impiccato a un risultato elettorale minimo, come poi capitò anni dopo con Futuro e Libertà”. La affermazione è antitetica alla verità perché al momento del “folle volo” Fini poteva contare su un elettorato ampio, motivato, del quale mai nessuno ha mai voluto saggiare il tasso di gradimento dell’assorbimento – annichilimento mentre nel passaggio di Futuro e Libertà era ormai stanco, spaesato e disgustato da entrambi i contendenti.
Il direttore di “Libero” crede che “il cavaliere si sia convinto che l’unica possibilità restino le larghe intese, soprattutto ora che alla guida della sinistra che non viene dal PCI e non è pregiudizialmente contro il leader di FI”, c’è chi “dice oggi le stesse [cose] che diceva Berlusconi vent’anni fa”. Riflettiamoci un istante: l’insistenza sulla proposta del TFR da parte di un tizio, che non mai lavorato nella sua esistenza, altro non è che goffa demagogia, l’ennesimo colpo da “épater le bourgeois”, che potrà creare disagio e difficoltà per le aziende, specie le medio piccole, che in questo periodo né hanno in abbondanza grazie al governo del pifferaio. Costituisce poi una scelta economica di misero senno, una scelta nella vita zoologica compiuta dalle cicale, solite dilapidare, senza conservare nulla.
Lo stessa tema è risuonato anche con parallelo con il “poverello”, solito frequentare gli stessi luoghi di villeggiatura e gli stessi alberghi del “sola”, nello show di Assisi, graziosamente offerto dalla ditta “Frati conventuali”, che hanno accolto trionfalmente due noti difensori della fede e dei canoni cristiani, come il presidente della Regione Lazio ed il sindaco , grazie ad Alemanno, di Roma.
La vicenda grottesca, segno di una atomizzazione pulviscolare della politica e di una paurosa personalizzazione, è la consultazione per la creazione del consiglio della costituenda Città Metropolitana di Roma.
Il conto delle diverse “aree”, per dire clan o qualcosa di più offensivo per la politica, nel solo centro destra si è fermato a 4 con innumerevoli “battitori liberi”.
A proposito di fazioni è da segnalare il lancio della capogruppo del NCD al Campidoglio di un nuovo partito nazionale (se ne sentiva il bisogno, visto il loro misero numero) denominato “Altra Destra”, spocchioso nel nome e nel programma, pare suggerito da quell’altro campione di linearità, quale Andrea Augello, ancora nei ranghi del NCD.
Il futuro diviene sempre più nero per la destra, cui non apportano davvero linfa e sostanza le “comparsate” della Meloni, forse impaurita dalla new entry Belviso nella trasmissione televisiva di Cristina Parodi, o le interrogazioni parlamentari da tifoso di Rampelli riguardanti Juventus – Roma di domenica pomeriggio, e per il mostruoso ente di Palazzo Valentini, in cui il territorio sarà coperto da una cappa di grigiore se Roma deciderà per sé e per gli altri, dal Terminillo al Garigliano. Ancora un “bravo” alto e commosso al “novello Francesco” .
Il “fondo” di Giovanni Belardelli sul “Corriere della Sera”, serio, onesto e cronologicamente centrato, serve per rivisitare e riflettere sugli errori commessi da Fini e dai suoi colonnelli, da Gasparri a Larussa,, che nel “folle volo” ai piedi e agli ordini di Berlusconi, hanno ceduto sulla dote politica e sul patrimonio della destra, risucchiati in una “morta gora”, costruita sul perbenismo degli appelli ai moderati, della “rivoluzione liberale” sempre annunziata e mai pervenuta e dell’appoggio ai ceti imprenditoriali, oggi tutti sull’onda del nuovo potente.
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