Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
icile dire quanti “quarti” di neo-marxismo
possegga Thomas Piketty, autore del gettonatissimo Il Capitale nel XXI secolo, in visita nel nostro Paese, ospite, a Milano,della Bocconi e , a Roma, della Camera dei
Deputati. Non è sufficiente denunciare la progressiva concentrazione della
ricchezza in poche mani o auspicare tagli alle rendite per sentirsi l’erede del
barbuto filosofo di Treviri.Per i “tagli” alle rendite basta ed avanza la fame di denari del bilancio pubblico italiano. E poi Piketty non vuole fare la
Rivoluzione. Si accontenta di molto meno, premettendo “di credere profondamente nella
proprietà privata e nelle forze del mercato come fattori non solo di efficacia
economica, ma anche di libertà” ed auspicando
“istituzioni democratiche fiscali, educative molto forti per assicurarsi
che queste forze capitalistiche vadano nella direzione giusta dell’interesse
generale”
Molto meglio – a cercare “inusuali” visite
bocconiane – ricordare quando nel “tempio” milanese delle scienze economiche e
sociali approdò un intellettuale autenticamente “fuori dal coro”, poeta ed insieme economista eccentrico,
inventore di una moderna epica sociale e, proprio per questo, perseguitato
politico. Parliamo di Ezra Pound, il padre dei Cantos e del suo impegno antiusuraio.
Anche
Pound ebbe, nel marzo 1933, il suo bravo spazio all’Università Bocconi,
dove tenne un ciclo di conferenze sull’economia. Per dire che cosa ? Cuore delle “lezioni” poundiane è “l’economia
nuova in Inghilterra”, con un richiamo alle tesi di Clifford Hugh Douglas, teorico del “credito
sociale” e critico radicale del potere finanziario (molto opportuna la recente
pubblicazione, curata da Luca
Gallesi, di Come le banche soffocano l’economia – Monopolio finanziario e
impoverimento dei popoli, Mimesis Edizioni, 2014).
Il nocciolo
dell’ analisi di Douglas, condiviso da Pound, è che alla base di ogni problema
economico ci sia un contrasto tra credito reale e credito finanziario: il credito
reale nasce dalla produzione e dai consumi, e si basa sulla comunità di
cittadini che lavorano e vivono insieme; il credito finanziario, ossia la
disponibilità di potere d’acquisto fornito dalle banche, è nato in ausilio del
credito reale ma è diventato il vero protagonista della scena economica
mondiale. Monopolizza la distribuzione delle ricchezze reali e non serve più a
ripartire il benessere fra tutta la popolazione, bensì ad arricchire
smisuratamente una piccola minoranza di sfruttatori.
Nel comunicato-stampa
della Bocconi, diffuso all’epoca (ora riprodotto in Giano Accame, Ezra Pound economista – Contro l’usura,
Settimo Sigillo, 1995) si può leggere, tra l’altro “Nello svolgimento del suo
ciclo di conferenze in inglese Ezra Pound, riprendendo il concetto che la
conoscenza dell’economia è essenziale per la comprensione della vita, ha messo
in evidenza come la sovraproduzione esisteva già nella natura e non ha mai
cagionato crisi. Ha quindi affermato come quattro siano gli elementi necessari
alla vita civile odierna – moneta – lavoro compiuto (o complesso della eredità
culturale) – modo in cui ognuno può avere moneta (distribuzione della potenza
d’acquisito) – giustizia nella emissione dei certificati di valore (credito,
moneta, ecc.)”.
Pound mostra
di andare al cuore dei problemi economici e finanziari, mettendo in risalto la
storica distinzione tra economia reale ed economia di carta, accesso al credito
ed usura.
Lo
confermerà lucidamente, dieci anni dopo il suo passaggio alla Bocconi, quando,
in Lavoro e usura, denuncerà l’errore
della danarolatria, “cioè il fare della moneta un Dio”. Da lì, in fondo,
passano ancora le grandi discriminanti sulle questioni dell’economia e della
società, discriminanti rispetto alle quali le analisi alla Piketty, più attente
ai sintomi che non alle cause di fondo della crisi attuale e al suo superamento,
hanno molto da imparare.
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