Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Andy Brehme a sinistra; a destra Lothar Mattheus
Anche ieri sera una TV tedesca ha mandato in onda uno special su Andy Brehme, ex immenso terzino di fascia di Bayern Monaco, Inter e Germania.
E’ la storia di un grande atleta rimasto sul lastrico a chiedere l’elemosina ai vecchi compagni ancora più oculatamente ricchi, e obbligato ad accettare il lavoro in un’impresa di pulizia.
Sì ora lava i gabinetti, o cessi o latrine o come caspita vogliamo chiamarli.
“Motoretta” Brehme, era ricordato per i tanti scudetti vinti, per il rigore che permise alla Germania di vincere i Mondiali del 1990 in Italia, per i suoi cross pennellati per le teste di Ramon Diaz o Aldo Serena, per i suoi piedi al cashmere nonostante il ruolo di difensore.
Grazie al grande Franz Beckenbauer, suo compagno di tante battaglie, è riuscito a trovare un lavoro, quello di lavare i bagni e i sanitari, ma allo stesso tempo il Kaiser ha tenuto a precisare “ In questo modo, con questo lavoro, si renderà conto davvero cosa significa sgobbare e qual è la vera vita”.
La vita ti porta a metamorfosi inaspettate, i nubifragi si abbattono con violenza e nel pantano di un campo di calcio è facile essere risucchiati dalla melma.
E non esiste solo il caso di Brehme, in molti si sono sporcati in quella fanghiglia e pochi ne sono usciti senza aver ingurgitato un bel po’ di quella poltiglia velenosa, altri addirittura sono stati inghiottiti da quelle sabbie mobili appena sotto al manto erboso.
Uno è l’ex difensore interista Fabio Macellari che adesso fa il cantante quando lo chiamano; Roberto Tavola ex centrocampista della Juve che si sveglia all’alba per consegnare i giornali alle edicole e ai centri commerciali. E potremmo continuare con tanti altri calciatori italiani, inglesi, francesi…
Qualche mese fa abbiamo parlato della categoria di giocatori che al fischio finale, lontani dalle grida della curva e dai taccuini dei giornalisti, sono stati assaliti da una malattia subdola, cattiva, qual è la depressione, e non hanno potuto far altro che suicidarsi, come i due portieri tedeschi Enke e Biermann.
Altri, invece, si sono dedicati anima e cuore all’alcool e alla droga e ora sono irriconocibili larve umane.
La causa, molto spesso, è il non saper amministrare l’ingente denaro guadagnato, e allora si diventa come Brehme, senza un lavoro dal 2006 e con cento, mille idee brutte per la testa.
Vengono a finire i soldi, la gloria, ma soprattutto il rispetto per te stesso. I casi, come già detto, sono tantissimi, troppi, basti pensare a un certo Gascoigne, alla stesso Maradona, a Garrincha.
Il biondo, elegante terzino che incantava San Siro in quella fantastica Inter guidata da Trapattoni, è uno dei tanti, uno di quei personaggi che uscito dall’olimpo della fama non è stato capace di autocontrollarsi, sfidando apertamente il destino.
Gascoigne, Brehme, Macellari, tutti dei decaduti. Ieri come oggi.
Pensiamo ad Adriano, potenzialmente uno dei più grandi centravanti di sempre, costretto a mettere in vendita la sua villa pochi mesi fa, o George Best ricchissimo, alcolizzato, che morirà si narra a causa di un mix di droga, alcool, e psicofarmaci, mentre altri invece diranno che trattavasi di suicidio.
Adesso mio caro Andy, tu che davi spettacolo in tutti gli stadi del mondo e correvi sulle fasce come il più famoso dei cavalli alati, devi ridestarti, salvarti perché l’ultimo tuo spettacolo che dovrai dedicarci sarà quello della tua rinascita.
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