Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
«Ma lei è il sindaco di Genova? E cosa ci fa qui, mentre la sua città soffre le conseguenze dell’alluvione? Non si vergogna?». La scena si svolge nella sala del ristorante “Cadran Solaire” uno dei più famosi e frequentati di Courmayeur.
A suscitare l’indignazione di una delle clienti del locale è il sindaco Marco Doria, che sta tranquillamente cenando con moglie e figli. Succede ieri sera intorno alle nove.
Davanti alla pubblica reprimenda dell’anonima ma quasi certamente genovese cliente, il sindaco non proferisce verbo. Lo fa per lui la moglie che si alza e risponde per le rime alla donna che si sta già allontanando. «Si vergogni lei. Io sono libera di portare i miei figli dove voglio». «Lei sì - è la replica per nulla intimorita - ma non il sindaco di Genova».
Questa la cronistoria di un fuoricena del tutto inatteso e sul quale, manco a dirlo, nel giro di poche decine di minuti dissertava tutta Courmayeur, com’è noto vera enclave genovese in Val D’Aosta. Al di là dei toni resta da chieersi se sia davvero opportuno, per il sindaco di Genova, non restare nella sua città a una settimana dall’alluvione. Un’alluvione che, per di più, l’aveva colto di sorpresa. A teatro.
Quanto sopra lo ha pubblicato il «Il Secolo XIX» di domenica 19 ottobre 2014, non ci sarebbe bisogno di commenti, la notizia nelle parole del quotidiano genovese è già abbastanza devastante, ma noi per una volta vogliamo “infierire” su questo primo cittadino che non solo mentre i “suoi” genovesi stanno nel fango a spalare la m... che li ha sommersi grazie all’incuria dell’amministrazione del NH Doria (come sono decaduti i titoli nobiliari!) va a cena nella ridente e raffinata Courmayeur, ma neppure impedisce alla moglie di dire le sciocchezze che abbiamo letto alla giustamente indignata signora.
Certo siamo tutti afflitti dalla triste situazione dei poveri figli della famiglia Doria che nella Genova umida e fangosa nella loro dimora aristocratica e non toccata dal fango si dovevano sentire così annoiati da aver bisogno di un salutare fine settimana sulle alpi.
E che dire della signora Doria che, da buona madre premurosa, rivendica il “diritto” a portare i suoi figli in montagna? Forse qualcuno potrebbe mostrarle le altre buone madri genovesi la cui premura è cercare di ripulire la casa dove abitano i figli dal fango.
Forse qualcuno potrebbe suggerirgli che fra una canasta, un bridge o forse un più moderno burraco dovrebbe dare un’occhiata oltre i privilegi della casta, e assumersi anche qualche onere per quando in veste di “moglie di Cesare”.
Forse qualcuno dovrebbe mostrarle che c’è da provare profonda e irredimibile vergogna a comportarsi con tanta insopportabile arroganza e presunzione.
E lui il maritino-sindaco, che, devoto, accompagna la moglie a Courmayeur? Con che coraggio si farà rivedere per le vie di Genova? Con quello della faccia tosta direte voi, la stessa che il Premier Renzi mostra quotidianamente, la stessa che ha permesso al presidente del consiglio, sempre presente ovunque ci sia da ricevere applausi, di latitare dove c’è da prendere sacrosanti e giustificati insulti da una popolazione inferocita (e la giustificazione è stata fantastica nella sua arrogante inopportunita: non voleva far passerella mentre gli altri lavoravano!)
La faccia tosta, l’impermeabilità alla critica e al giudizio, l’arroganza del potere, l’indifferenza nei confronti del popolo, dei cittadini, di coloro che maggiormente soffrono di questa crisi e di quelli “affondati” (nel vero senso della parola) dalle catastrofi naturali che, se non si possono prevedere, se non si possono fermare, certo si può fare in modo che siano meno devastanti possibili quando avvengono prevenendo il maggior disastro con gli opportuni interventi.
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