Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Che gioia! Che soddisfazione! Come era ampiamente e facilmente prevedibile, come era scontato agli occhi di qualsiasi uomo della strada, il pupo toscano ha iniziato a cambiare le “carte in tavole” nel divinizzato “patto del Nazareno”, chiedendo alla direzione del PD (ancora?) e non a quella della “Leopolda”, sede autentica del suo potere, di modificare la legge elettorale con l’assegnazione del premio di maggioranza non alla coalizione ma alla lista.
La risposta di FI è stata al solito “a modino” e temperata in attesa di ulteriori sorprese, naturalmente negative ma il pensierino espresso dal pupo è stato insolitamente chiaro e preciso e lascia presupporre nuove mosse. E queste mosse appaiono evidenti nelle manovre in corso per una “campagna acquisti” dei transfughi Sel e dei montiani in rotta, così da rendere sempre più marginale ed inutile il “soccorso azzurro”.
Sono elementi minuti, magari sfuggenti, ma pur sempre in corso di acquisizione, che sfuggono anche al foglio di famiglia, non privo talora di contraddizioni: lunedì si è denunziato “altro che comunisti rottamati: sono lo zoccolo duro di Matteo”, stilando un lungo ed interessante elenco degli storici ex dirigenti, dei nostalgici convertiti e degli adepti dell’ultima generazione, base e fondamento del potere del boy scout.
Martedì, invece, si è passati all’enfatizzazione, alla beatificazione, anticipazione certa della santificazione. Si sono raccolte le confidenze della D’Urso sulla trasmissione show di domenica con questa dichiarazione capitale: ”Mi aveva promesso lo scoop. Vi racconto il premier dietro le quinte”. Ci prenotiamo per leggere al più presto sempre su “Il Giornale” dati e sensazioni sul “premier” al bagno.
La legge di stabilità non è ancora arrivata al Quirinale, dal momento che il ddl ha incontrato l’opposizione serrata delle Regioni, che lamentano oltre ai 5,8 miliardi di tagli anche una diminuzione del gettito di 450 milioni per il taglio dell’Irap. Continuano intanto i contatti con Bruxelles, da dove è ormai evidente il proposito di Barroso di insistere con la richiesta di un aggiustamento strutturale dell’0,5% mentre il governo italiano con le solite proposte barzelletta ha programmato la misura ridicola e risibile dello 0,1%. L’Europa non è l’Italia, in cui è possibile spadroneggiare e sproloquiare grazie all’affettuosa intesa con Berlusconi.
Del tutto criticabile è il “fondo” di Vittorio Macioce “Luci (e qualche ombra) nel Partito della Nazione”. Ma dove sono e quali sono le luci? Esiste soltanto confusione, esibizionismo, annuncite, proposte senza fondamento, desiderio ininterrotto dello scoop, delle luci della ribalta. La nazione è una cosa seria, da vivere e da costruire, per la quale si è morti e si può continuare a morire o a soffrire. Alla fine, dopo una lunga serie di esclusioni, il giornalista osserva che “quando Renzi parla di ‘partito della nazione’, pensa semplicemente a Pippo Baudo. E’ il suo punto di riferimento ideale. Vi ricordate quando Pippo era ovunque? Accendevi la televisione a qualsiasi ora e canale e c’era lui”. E se questo è il palcoscenico, su cui opera questo attore, non è il caso di domandarsi: ma vale la pena collaborare con lui? Non sarebbe più utile e più opportuno per la Nazione essere suoi puntigliosi e puntuali antagonisti per smontarlo e per annullarlo?
Molto più succoso e sapido è il ritratto del venditore di pignatte fatto da Giampaolo Pansa, che osserva che “il nostro premier rifugge dalle situazione rischiose”, pensando a Genova, a Terni, “una città che può morire con l’acciaieria della Thyssen”, e alla Sicilia, dove “Renzi non è mai andato di recente a ringraziare i marinai dell’operazione ‘Mare nostrum’”.
“Gli storici – rileva Pansa - che in futuro si occuperanno di Renzi, dovranno spiegarci il mistero di un giovane leader che preferisce l’apparenza alla sostanza”. Ed il mistero diviene sempre più acuto e preoccupante perché di fronte ai “dubbi sempre più forti” dei media stampati “sull’efficacia delle imprese di Renzi”, non si hanno reazioni dell’opinione pubblica e non registrano iniziative di denunzia da parte della politica inconcludente o inconsistente (Lega e FdI) o inutilmente ed autolesionisticamente collaborativa (FI).
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