Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Era ora che Berlusconi scoprisse “l’acqua calda”, cioè le insufficienze, le inadeguatezze, in una parola l’inconsistenza politica e culturale del boy scout. Si è infatti accorto che con la legge di stabilità “il saldo è dolorosamente negativo per tutte le famiglie” e “siamo davvero sulla strada sbagliata”.
Che la “strada sia sbagliata” e che errori commessi siano tanti, lo dimostra una semplice carrellata sui titoli del filorenziano (almeno fino a ieri) “Il Giornale” : “La (non) riforma della giustizia. Renzi si arrende ai pm. Altro che pugno duro, le toghe fanno paura: il governo limita la responsabilità civile dei magistrati. La manovra senza firma, lo sblocca Italia stoppato, il caos pensioni: tre pasticci sui conti. Berlusconi: l’Italicum non si tocca. Il premier? Populista”. Dopo il titolo pastone i titoli interni, esplicativi: 1) “Berlusconi: l’Italicum non si tocca. Nuovo incontro con il premier. Faccia a faccia la prossima settimana. Il leader di FI ”Legge elettorale nell’interesse del Paese”, 2)“Il governo si inchina alle toghe. Forza Italia: così riforma inutile. Il ministro della Giustizia Orlando presenta tre emendamenti che riducono i casi di punibilità”.
Sulla legge elettorale Berlusconi stia ben attento a non cadere in trappoloni, dal momento che da sempre le disposizioni in materia di voto sono dettate solo e soltanto in previsione di un successo o un consenso comunque elevato e poi la finisca con questi incontri riservati, come se si trattasse di “capibastone” e si preoccupi del continuo , progressivo ingrossamento del PD grazie all’arrivo folto di transfughi, destinati a rendere del tutto ininfluente l’ausilio dei “berluscones” nelle aule parlamentari e soprattutto nelle commissioni.
Sulla questione giudiziaria altra clamorosa topica del Cesare di Arcore e dei suoi, perché i bambini dell’asilo, compagni di classe del “premier”, sapevano che non sarebbe avvenuto nulla di sostanziale e che la casta dei magistrati sarebbe rimasta intoccabile.
Piuttosto per affrontare concretamente i problemi e non alla “ghe pens’mi”, la legge di stabilità – secondo alcune note – “è finita in una stretta mortale” tra il Quirinale, che nutre dubbi sulla copertura finanziaria della manovra, che si prepara ad un esame “attento” e che non cela la propria irritazione per la presentazione di un documento ufficioso, privo della ‘bollinatura’ della Ragioneria dello Stato, ed il possibile stop della Commissione Ue, guidata dal finnico Katainen. E’ questo il motivo per cui “Pippo spacca” si è permesso di bacchettare l’UE, sostenendo la necessità di uscire dai margini dell’eccessivo rigore.
Mentre è stato facilmente disinnescato il trappolone orchestrato da Calderoli, intenzionato a rifarsi del ‘trappolone’ subìto l’altro giorno da Grasso, l’esecutivo sta pensando all’introduzione dell’aumento retroattivo dell’Irap e ad altre misure “decisamente allarmanti per diverse categorie, dagli enti non commerciali a chi sottoscritto Fondi pensione”.
Berlusconi ha atteso eccessivamente e la situazione pare precipitare verso una consultazione elettorale (primavera 2015), che lo vede assolutamente impreparato. E’ ora di reagire, disinnescando, smentendo e svuotando di significato, questo progetto del “Partito della Nazione”, verso cui potrebbero essere attratti, sin dal nome, i meno informati e meno attrezzati elettori del centro destra. E’ ora di reagire, contrapponendo agli annunci vaghi, infondati e soltanto verbosi propositi contrapposti intelligenti, motivati e documentati.
E’ ora che il fenomeno Salvini sia ridimensionato ai suoi confini naturali, non dimenticando che le elucubrazioni secessionistiche sono furbescamente accantonate, come dimostra l’episodio, accaduto nella seduta del Consiglio regionale lombardo, dedicato alla commemorazione del centenario della I guerra mondiale, in cui i consiglieri leghisti non sono entrati in aula, durante l’esecuzione dell’inno nazionale. E’ ora che la Meloni “cambi marcia” ed “alzi i toni”, uscendo dai ristretti confini romanocentrici, pena la progressiva marginalizzazione dagli stessi sondaggi, pronti unicamente a segnalare gli incrementi crescenti (ed immeritati) del raggruppamento di Salvini, cui Feltri ha dedicato addirittura una nota sulle prospettive leaderistiche.
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