Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Per favore, bloccate il bulletto toscano e ci si dissoci dal vecchio Cesare lombardo.
La sparata esibizionistica sulla lettera di Bruxelles, resa nota, nonostante l’indicazione fatta della riservatezza, non è altro che la prodezza inconsulta di un bambino, smanioso solo di protagonismo, colto “con le mani nella marmellata”.
Il filorenziano foglio della famiglia Berlusconi ha sottotitolato l’apertura “Renzi rompe con l’Europa: basta lettere segrete” mentre il “fondo” di Vittorio Feltri è così riassunto “Buttateci fuori che poi ridiamo noi”. E mbè si direbbe a Roma, dopo questa iniziativa, cosa si è ottenuto, cosa si è costruito per il futuro dell’Italia, cosa si potrà ottenere, uscendo dall’Europa, ammesso che si abbia il coraggio, la forza e lo stimolo per farlo? Il boy scout, che denunzia l’uso delle “lettere segrete”, sancendone la fine, perché non racconta e presenta agli italiani il vero ed integrale testo del “Patto del Nazareno”? Non ha sostenuto che è arrivato “il momento della trasparenza e della chiarezza”, che sono valide solo se estese ad ogni campo e settore?
Tutto lo scandalo e l’irritazione, che hanno scattare la plateale (?) ripicca , sono fondati su una domanda schematica quanto centrata: “L’Italia come assicurerà un pieno rispetto degli obblighi della politica di bilancio nel 2015?”. In attesa della risposta – commenta “Libero” “Matteo fa lo spaccone”.
Un miracoloso lampo di destra è stato recato dal commento di Francesco Storace (rimaniamo in attesa di quello della Meloni), che ci narra “Non ci vuole l’Interpol per smascherare un pericoloso cazzaro internazionale che risponde al nome di Matteo Renzi. Gesticola, si dimena, ride, fa smorfie ma alla fine come un qualunque mr. Bean viene pizzicato” . Dopo aver presentato il personaggio, Storace sensatamente osserva: “la lettera stoltamente resa pubblica non era una bocciatura dei nostri conti ma un invito a correggerli senza avviare procedure d’infrazione”.
Anche Antonio Polito dalle colonne del “Corriere della Sera” ha ricondotto la discussione su binari meno isterici, notando che “non è detto che evitando la bocciatura di Bruxelles il problema sia risolto. Perché se ricominciamo a indebitarci ma il Pil non riparte, allora la sanzione potrebbe arrivare dai nostri creditori sui mercati”. Ed ancora, svelando la puerilità di certe autoassicurazioni “Nella manovra ci sono circa 18 miliardi di minori tasse destinati a rilanciare la crescita. I dieci investiti per gli 80 euro finora non hanno funzionato, speriamo nel taglio dell’Irap e negli incentivi alle assunzioni. Ma basta un colpo di vento nelle Borse, un’entrata che non entra (tipo lotta all’evasione), o un altro tuffo del Pli, e una scommessa politica può trasformarsi in un azzardo. Ecco perché il governo deve rispondere alle richieste di chiarimenti con precisione e pubblicamente. Non basta dire “ci mettiamo due miliardi e affare fatto””.
Per favore, poi, ci si dissoci integralmente e chiaramente dal Cesare di Arcore dopo l’ultima uscita sulla cittadinanza agli immigrati e sulle unioni civili. Non ci si lasci coinvolgere nel suo cupio dissolvi in grembo al boy scout e si annullino tutti gli appuntamenti di convergenza (vedi elezioni regionali) con un uomo, perché di “uomo solo al comando” si tratta, che, pur di salvare se stesso, sacrifica ed annulla un patrimonio di idee e di valori, a cui probabilmente non è stato mai interessato e a cui sicuramente non ha mai creduto.
Una volta tanto anche un giudice severo, come il sottoscritto, deve riconoscere il merito di Storace e della Meloni, che hanno reagito puntualmente, puntigliosamente e con amara ironia. Storace ha suggerito a Berlusconi di donare agli elettori, dopo il convertitore lira/euro, il convertitore di valori.
La crisi dell’Amministrazione comunale di Latina, guidata da un esponente di FdI, non è che l’ultimo di una lunghissima serie di fallimenti nella vita degli enti locali gestiti dalle forze di centro - destra per incompatibilità umana, insipienza politica ed incapacità operativa. Perché da questo fallimento non si riparte e non ci si risolleva con un sforzo concorde della destra ricompattata non solo nella città pontina?
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