C'è chi può e chi si chiama Berlusconi non può

La riammissione di Luigi De Magistris, ovverosia la solita storia del due pesi e due misure

La decisione del Tar della Campania ha aperto, è inutile negarlo, una falla profondissima che mette in crisi tutto l’ordinamento giudiziario italiano

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La riammissione di Luigi De Magistris, ovverosia la solita storia del due pesi e due misure

Berlusconi e De Magistris

La riammissione di Luigi De Magistris, alquanto strana e inaspettata, a sindaco di Napoli dopo l'ordinanza del Tar della Campania, ha più che eccitato Forza Italia e l’ex Premier e ha infiammato le reazioni durissime dei devotissimi di Berlusconi che subito si sono affrettati a sentenziare che si è trattato del solito due pesi e due misure.

L’oggetto del contendere dei berlusconiani è la famigerata legge Severino, in base alla quale Silvio Berlusconi, nel novembre 2013, è stato dichiarato decaduto dall'incarico di senatore della Repubblica dopo la condanna in Cassazione per frode fiscale.

Nella fattispecie del ricorso presentato dall’ex magistrato De Magistris (condannato in primo grado), la giustizia amministrativa campana ha deciso invece di inviare gli atti alla Consulta “per non manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale degli articoli 10 e 11 del decreto legislativo” - articoli che riguardano espressamente gli amministratori locali, e non i parlamentari nazionali - e ha sospeso l'efficacia del provvedimento fino alla Camera di Consiglio successiva alla decisione della Consulta. Praticamente, si attende dalla Corte Costituzionale l'esatta interpretazione della Severino. Proprio nel momento in cui “alla sbarra” c’è un ex magistrato e sindaco di Napoli.

Tuttavia, pur essendo due casi ben contraddistinti, ambedue posseggono, però, principi di fondo del tutto analoghi e inoltre entrambi riguardano la retroattività. Il Patron del Milan, infatti, per mezzo dei suoi legali, ha sempre avvalorato la tesi che su di lui non poteva e doveva intervenire una decadenza da senatore per atti compiuti prima dell’intromissione della legge Severino.

Il Cavaliere, però, non ha agito per via amministrativa, come De Magistris, perché non poteva: i provvedimenti parlamentari non sono discutibili davanti al Tar. D’altro canto è anche vero che estrosamente, dallo stesso ex magistrato, ora arriva un vero e proprio aiuto politico a Berlusconi.

Un assist che quest’ultimo e tutto il suo entourage cercheranno di cogliere al balzo, dimostrando ancora una volta di più che la legge Severino è un vero e proprio obbrobrio giuridico.

La decisione del Tar della Campania ha aperto, è inutile negarlo, una falla profondissima che mette in crisi tutto l’ordinamento giudiziario italiano.

La Legge Severino è paragonabile ad un orco dalla doppia faccia che sortisce effetti inconvertibili se l’attore in questione si chiama Silvio Berlusconi, mentre solleva dubbi su dubbi di anticostituzionalità se tale stortura viene applicata al sindaco partenopeo.

In aggiunta, come sempre più spesso accade, nel caso de Magistris è stato tirato in ballo la regolamentazione degli articoli 10 e 11 che riguardano espressamente gli amministratori locali e non i parlamentari nazionali, e che ha creato per l’ex magistrato un’attenuante, mentre il realtà è forse più un'aggravante dello squilibrio giuridico di quella normativa.

Forza Italia non deve cedere il passo, ma continuare a lottare nelle varie sedi parlamentari affinché venga invalidato quello che da sempre, noi di Totalità, consideriamo un vulnus alla democrazia.
C’è proprio da sottolineare che in merito alla costituzionalità della legge Severino gli organi competenti del Senato si sono riuniti solo quando si è trattato di applicare detta norma nei confronti del Cavaliere. In poche parole, non è stato mostrato quel coraggio che invece ha avuto il Tar campano.

Insomma, com’è prassi in Italia e nel diritto nostrano, verso certuni si esercita un diritto, verso altri un abuso.

 

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