Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
’ da molto tempo che scriviamo di Terrorismo, Isis, Islamismo, bombe, coalizione, Stato Islamico e alleati USA.
Quindi, è scontato ripetere ancora queste parole che risuonano da mesi su giornali e televisioni. Su questi assassini che sgozzano in diretta mondiale e sulla loro ideologia in ascesa anche oltre il Medio Oriente.
Gli altri stati, direttamente interessati a combattere questo movimento, hanno da subito ufficializzato con chi si sarebbero schierati.
L’Iran inviando i suoi pasdaran in Siria; quest’ultima dispiegando il suo esercito nel contrastare la jihad sunnita; la Turchia schierando l’artiglieria ai confini con la Siria, nei pressi di Kobani; l’alleanza occidentale, con a capo gli USA, sta bombardando senza sosta le basi jihadiste; mentre l’Iraq si è ritirato non volendo appoggiare questo o quello.
Tutti i giorni i media ci sommergono di notizie dal Medio Oriente e sulle varie strategie militari. C’è solo uno Stato, però, che ancora non si è fatto sentire, rimanendo nell’ombra e in silenzio, che non è assolutamente mai intervenuto militarmente, che non ha mai commentato la situazione: Israele.
E questo mutismo appare inspiegabile, principalmente osservando che il conflitto di origine jihadista è lì a pochi km dai confini israeliani e che la non tanto celata ideologia dell’Isis è puramente antisemita e antioccidentale.
Lo Stato di Israele, dunque, al momento è insensibile ad ogni avvenimento pur, ne siamo certi, tenendo le orecchie dritte, e raccogliendo ogni notizia possibile.
In fondo è abbastanza percepibile simile comportamento e questo basso profilo.
Ancora troppo calde sono le vicende degli scontri nella Striscia di Gaza con i palestinesi, e ancora troppo vive le polemiche con i dirigenti di al Fatah che urlano contro il premier Netanyahu, colpevole di voler spingere sempre più in un angolo la popolazione palestinese.
Essendo, poi, la concentrazione dei media internazionali riposta in gran parte sul conflitto tra Isis e coalizione occidentale, sembra indubitabile che Israele non avendo gli occhi del mondo puntati addosso si prenda qualche spazio di manovra in più, e allo stesso tempo non lesini azioni e proclami contro l’antico nemico che vive entro i suoi confini.
Sta sfruttando al meglio questo pesante silenzio nei suoi confronti e, anzi, ha il massimo interesse che le diverse fazioni islamiche si combattano fra loro senza puntare, per ora, il dito verso Israele, che sotto sotto si sta rafforzando sempre più.
Inserito da daniele il 04/11/2014 21:41:39
Io invece mi chiedo cosa fanno Nuova Zelanda e Botswana...Non capisco il senso dell'articolo (non voglio pensar male).
Inserito da Gabollo il 03/11/2014 16:01:04
...forse perché al cosidetto Occidente,nonché a Israele,i fanatici dell'Isis con la loro azione demolitrice di Stati e confini fanno un po'comodo...che poi il Golem,come già successo,possa sfuggire alle mani dei suoi incauti creatori,questa è un'altra storia...
Inserito da ghorio il 03/11/2014 12:48:50
Una sola considerazione: ancora una volta il cosiddetto Occidente, in termini di efficienza , nella lotta all'Isis non è che ci faccia una bella figura. Se, come abbiamo letto, ci sono 40 nazioni coalizzate, non si capisce perché i fanatici del Califfato non sono stati ancora sconfitti.
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