Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
L’Istat è stato molto chiaro e categorico, nel suo report annuale, nell’affermare che gli italiani si sposano molto di meno.
Questo netto calo si era manifestato nel 2013, ma pensate, questa diminuzione si era già avvertita anche nel periodo 1991-2008, ma con meno veemenza, mentre dal 2008 al 2013 si sono registrati il 5% in meno di matrimoni regolarmente ufficializzati.
L’Umbria e la Sardegna portano la bandiera delle regioni con la diminuzione più importante.
L'Istat evidenzia che la riduzione dei primi matrimoni è causata dal cosiddetto “effetto struttura”: la riduzione delle nascite, che dagli anni '70 fino al nuovo millennio ha interessato l’Italia. Questa situazione ha portato a un inequivocabile calo della popolazione nella fascia di età compresa tra 16 e 34 anni.
L’anno scorso, infatti, i giovani in questo segmento erano quasi 13 milioni, circa un milione in meno in considerazione al 2008.
E’ inutile negare che ciò è dovuto anche dal riscontrabile mutamento culturale, una trasformazione, o degenerazione, della società italiana.
Le sole famiglie ad aumentare sono quelle formate da un’unica persona, presupposto che nei tempi passati era esclusivamente delle vedove, vedovi e ora di coloro che desiderano la vita da single.
Questa scelta non possiamo che definirla “culto sfrenato del proprio io”, una forma di vero e proprio egoismo, ove al primo posto c’è solo il mero individualismo.
Tutto quanto ha portato a una significativa metamorfosi nelle relazioni tra individui, che ogni giorno di più mostra una certa tendenza all’allontanamento del nucleo familiare, a vantaggio di una società di singole persone anziché di famiglie; e qui torniamo all’esaltazione dell’ego più sfrenato.
Oramai un’esistenza da costruire con gli altri non è più il traguardo da raggiungere, e ciò è dimostrato dall’aumento dei divorzi e delle separazioni, dove il matrimonio è visto solo come un’esperienza a rischio, da rifiutare immantinente, vista l'alta probabilità di fallimento.
La crisi, poi, che sta attraversando il Paese peggiora ancora più la situazione, facendo cadere definitivamente l’idea di un rapporto durevole.
Il tornaconto personale e non familiare prevale su tutto.
Inserito da ghorio il 14/11/2014 19:07:29
La diminuzione dei matrimoni non è una notizia esaltante. Andiamo, a mio parere, verso una società, quella dell'italica stirpe, in decadenza. Sicuramente c'è un cambio di mentalità, non è solo questione di crisi economica. Personalmente a 20 anni sognavo di sposarmi per costruire una famiglia , mentre le nuove generazioni, compreso mio figlio, ci pensano poco. Poi arriva qualche delusione amorosa e la ricerca della donna da sposare slitta, lo stesso vale per donne verso l'uomo da sposare. Non è certamente il caso di fare l'enfasi sull'aumento della popolazione, ma è chiaro che il matrimonio, volenti o nolenti, è uno degli istituti cardine di una società che guarda al futuro. Del resto il cambio di mentalità si registra a tutti i livelli. Ricordo, ai miei tempi giovanili, che c'era la moglie di un amico che si preoccupava di presentarmi qualche ragazza, lo stesso da parte della fidanzata di un amico che mi proponeva la presentazione di una sua amica, etc. Quando mi trovo a parlare di questo problema propongo di organizzare raduni di celibi e nubili, un modo per conoscersi e gettare le basi per la costruzione di una famiglia. Perché, diciamolo, le discoteche o altri luoghi di aggregazione non risolvono il problema( tra l'altro le discoteche non mi pare che siano tanto frequentate, come negli anni 70/80).Tutto sommato, come scrive Massimo Melani, prevale l'individualismo e la vita quasi solitaria. Poi è chiaro che la crisi, le prospettive per il lavoro, la sistemazione per il futuro incidono su questa crisi. In ogni caso il dato deve essere meditato da coloro che ci governano, perché si gettino le basi di un cambiamento, con il ritorno di un incremento dei matrimoni e di conseguenza delle nascite.
Inserito da rosi cassandra scollo il 14/11/2014 11:17:06
Non credo sia una questione di individualismo, semplicemente non c'è certezza del futuro ed è difficile fare dei progetti di vita a media e lunga scadenza, ,meglio vivere alla giornata, senza assumersi responsabilità che non si è affatto certi di poter sopportare, questione di soldi insomma
Inserito da silvana il 14/11/2014 10:42:42
i tempi sono molto duri per i nostri giovani, la mancanza di lavoro e l'impossibilità del posto fisso, contribuiscono ad aggravare una situazione già precaria. non vogliamo certo mettere la croce sui bamboccioni, come qualcuna definì, erroneamente, i giovani disoccupati, ma bisogna essere obiettivi e considerare le due facce della medaglia. per prima cosa, il giovane d'oggi pondera, e non a torto, l'onere di mettere su casa e famiglia senza un futuro assicurato e certo; sappiamo tutti cosa comporta il mantenere una famiglia e fatti quattro conti, ci si guarda bene dal fare passi falsi che inevitabilmente portano allo sfascio del matrimonio, con le conseguenze che ne derivano. a mio parere, l'uomo che riflette seriamente se ritiene opportuno o meno di crearsi una famiglia, fa la cosa più sensata della sua vita privata.
Inserito da Davide il 14/11/2014 09:46:20
e chiamali fessi! Il problema non è tanto il matrimonio in sé stesso... ma le ripercussioni soprattutto in termini economici derivanti da una separazione! ;-)
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