La giornata politica vista da Vincenzo Pacifici

La legislatura continuerà nel segno di Renzi, e Berlusconi dietro...

di Vincenzo Pacifici

La legislatura continuerà nel segno di Renzi, e Berlusconi dietro...

Storace-Meloni

Siamo all’incredibile, all’assurdo al politicamente sconcertante. Dopo mesi di incertezze, penultimatum e ultimatum, mentre la situazione è in una fase di assoluta stagnazione ed il quadro è stracolmo delle dichiarazioni del “premier”, delle sue prepotenze bullesche (“Si fa come dico io”), mentre il governo vara provvedimenti minori, esclusivamente a colpi di voti di fiducia, i due “Cesari” si sono riuniti, con i loro attachés, partorendo un risultato sfuggente e precario, in cui si rinvia ai lavori in aula in Senato, che dovrà modificare quanto disposto dalla Camera, la soluzione delle “differenze registrate sulla soglia minima di ingresso e sulla attribuzione del premi di maggioranza alla lista, anziché alla coalizione”. I due campioni della politica si sono consolati, pur di fronte a questi “cardini, pietre angolari della nuova legge” insoluti, affermando “di considerare positivo il lavoro fin qui svolto”. Almeno giovedì – salvo modifiche mai da escludere – è stato stabilito che la soglia per il premio di maggioranza è modificata dal 37% al 40% , che verranno introdotte le preferenze dopo il capolista bloccato nei collegi elettorali e che le pluricandidature passeranno da 8 a 10. Il quotidiano dei vescovi ha parlato di “mezzo accordo” mentre per “Il Manifesto” ieri è stata suonata “l’ottava sintonia”.

Berlusconi ed il boy scout hanno stabilito che “questa legislatura, che dovrà proseguire fino alla scadenza naturale del 2018, costituisce una grande opportunità per modernizzare l’Italia”. “Insomma – si commenta nel foglio di famiglia – Renzi ha bisogno di Berlusconi e Berlusconi di Renzi”.

Dopo questa ricostruzione sugli avvenimenti di ieri si affacciano alcune osservazioni. Innanzitutto il puffo si è impossessato, grazie a volontà superiori (qualcosa ci dice “Il Foglio”, parlando dei “veri equilibri a Palazzo Chigi e dintorni”) del potere il 22 febbraio 2014, e per lunghi mesi l’attività parlamentare ha ruotato sulla discussione in Senato sulla sua soppressione, poi una volta ottenuto un primo, faticoso, risultato ( mancano altre 3 letture su documenti immodificabili), si  è ripreso a parlare dell’Italicum. Ora si assicura che non si voterà prima del 2018, creando una serie di interrogativi: perché questa fretta? Non si poteva dedicare, invece, l’attenzione delle due Camere sulle misure necessarie ed indispensabili per l’economia? E se si votasse nel 2015, non si cadrebbe nel ridicolo e – sia consentito – nella turlupinatura? 

 Mentre i due “statisti” cominciano a preparare gli elenchi dei “nominati” (Berlusconi, sappiamo tutti, è insuperabile nel selezionare elementi coerenti e lineari), secondo il FMI “è debole la crescita nell’area euro” e per le economie dei paesi del G20 sono ritenute “prioritarie le riforme strutturali e nell’Eurozona in particolare quelle sui mercati del lavoro e dei prodotti”. In Italia dove sono? Sono state abbozzate ma rinviate dopo il varo di leggi – si asserisce – utilizzabili nel 2018. Mentre in Italia ci si preoccupa del conseguimento di un accordo sulla nomina del futuro capo dello Stato (si parla  - ahinoi – del “decisionista” Veltroni), per questo rompiscatole del FMI   “l’area euro rischia un periodo di bassa crescita, che potrebbe trasformarsi in stagnazione”. Le associazioni dei consumatori hanno stilato un bilancio di gravissima preoccupazione, che speriamo Berlusconi abbia il tempo e l’attenzione di leggere: “i dati parlano da soli: potere d’acquisto della famiglie – 13,4% dal 2008, consumi -10.7% nel triennio 2012 – 2014,, produzione industriale – 2,9% su base annua, disoccupazione 12,6%, addirittura 42,9% quella giovanile”.

Lasciamo alle sue solite affermazioni rodomontesche (“risultato straordinario”, “passo storico”, “l’Italia le riforme le fa sul serio”) il “tifoso viola” ed iniziamo ad attendere i giorni, in cui, dopo questa “fumata grigia”, Berlusconi tornerà ad interessarsi dei problemi reali degli italiani, dei suoi elettori, denunziando i pesi fiscali, i ritardi sociali, le scandalose inefficienze dell’ordine pubblico e le penose e drammatiche condizioni, in cui si trovano vaste aree del paese ed importanti città, come Genova e Milano, a causa della gestione, in molti casi semisecolare, delle amministrazioni comunali, provinciali e regionali da parte della sinistra.  La destra, tornata ad essere evanescente ovvero inconsistente dopo le speranze suscitate a Milano la scorsa settimana, mediti sul giudizio di Massimo Franco: la legislatura “continuerà nel segno di Renzi” e “Berlusconi può solo inseguire. In affanno”. Il termine “autonomia” continua ad essere sconosciuto in casa Meloni e Storace mentre i leghisti pensano solamente alla “caciara”.

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