Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Dopo aver letto i resoconti dell’intervento di Berlusconi alla presentazione di un’opera della Biancofiore, destinata ad essere letta anche dai figli dei nostri pronipoti, sorge spontanea una domanda solo apparentemente balzana. Perché in caso di articolazione in 100 collegi dell’elettorato per la Camera, come previsto in quel poco che è stato reso noto ai comuni mortali del Nazareno 2, Berlusconi non assegna il primo posto bloccato in 15 circoscrizioni a FdI ed in altrettante ai figliuoli “prodighi” dell’NCD? Altrimenti il presidente del Milan, che ritiene indigeribili e da accantonare la soglia di sbarramento al 3% ed il premio alla lista anziché alla coalizione, non può continuare a disprezzare i partitini, costringendoli ad un umiliante quanto assurdo ruolo di sherpa. Non contento di queste affermazioni, irritanti e presuntuose, il Cesare di Arcore ricorda al suo pupillo toscano, che anche per lui “molti guai del Paese derivano dalla proliferazione dei partitini”.
Aspettiamoci presto di leggere, magari sul foglio di famiglia o in interventi di Toti, attacchi ai partiti minori per avere provocato le alluvioni in Liguria, le devastazioni in Toscana e gli allagamenti a Milano, come se fossero stati loro, e non la sinistra o Forza Italia, ad amministrare per decenni o per lunghi anni le regioni martoriate o il capoluogo della Lombardia.
In questa sua riapparizione in pubblico Berlusconi non poteva che mettere “molta carne al fuoco”. Ha auspicato infatti che “centrodestra e centrosinistra convergano per eleggere al Quirinale qualcuno che dia garanzie di saggezza e di equilibrio”, quindi davvero non Prodi ma neanche – Dio ci scampi – Veltroni.
Dopo aver confessato, creduto da tutti i presenti, ed anche da noi, modesti lettori : ”A me non piace la politica […] Non ne ho avuto ambizioni in questo campo. Sono sceso in campo e ritornato in pista dopo che il partito era sceso al 14% solo per senso di responsabilità”, ha rilevato con forza e, speriamo, con convinzione e con onestà, che “si deve lavorare per superare le incomprensioni e andare uniti al confronto con il centrosinistra alle prossime elezioni [fissate, come tutti crediamo, nel 2018]. Questa è una necessità, un dovere, è un augurio”. L’osservazione successiva la dice lunga sulla sua totale mancanza di ambizioni: “Speriamo che qualcuno arrivi a essere riconosciuto come leader maximo di tutti i partiti che possono fondersi assieme. Ci sono tantissimi giovani bravi ma nessuno ha consenso e trasporto”. I nostri padri latini, (perché noi discendiamo o no dai romani ?) avrebbero commentato: “Intellegentibus pauca”.
Anche Salvini, il prorompente e scalpitante nonché fastidiosamente esibizionista Salvini, del resto è bocciato perché lo asserito … Bossi.
Sallusti , scoperta “l’acqua calda” con la denunzia fatta contro Bersani, che “vuole spegnere Mediaset”, intenzione inedita e sconosciuta forse solo per il direttore de “Il Giornale”, si dedica accattivante ad Alfano, per il quale ritiene “difficile immaginare un futuro con quella fetta importante di sinistra che, insieme ai sindacati, aizza gli scontri di piazza”.
Il quotidiano milanese tocca il massimo della piaggeria, pubblicando in prima pagina una foto della moglie del cosiddetto presidente del Consiglio, che sorregge affettuosamente tra le braccia un koala, “ogni leader (o first lady) lo spupazza”. “E’ la vera vittima della globalizzazione” asserisce l’opinionista Vittorio Feltri, dimenticando che, prima del koala ben altre e ben più importanti con tutto il rispetto del simpatico animale, sono le” vere vittime della globalizzazione”, cioè le società nazionali plurisecolari e la famiglia millenaria.
Anche a Brisbane il cosiddetto premier della nostra povera Italia non perduto occasione di distribuire massime “da baci Perugina”, come “L’Europa punti alla crescita e cambi strategia”, facendo pressioni sul tanto bistrattato Juncker per far ottenere il pacchetto di 300 miliardi di investimenti, che “dovrà essere gestito da una cabina di regia dislocata a Bruxelles”. A questa prova di alta considerazione tributata al puffo si sommano le indiscrezioni secondo cui è prossima la stroncatura per l’Italia sempre dalla capitale belga sul debito in tilt e conti in rosso.
Oggi, domenica 16 novembre, il Vangelo delle Sante Messe è costituito dalla parabola dei talenti, tratta da s. Matteo. A quale dei “servi buoni e fedeli … fedeli nel poco”, Berlusconi attribuirà “autorità su molto” e consentirà prenda “parte alla gioia del tuo padrone”? Alla destra della Meloni e di Storace accondiscendente, debole, e deidealizzata ?
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