Da Lagerfeld a Marchionne

Come trionfare vestendo sempre allo stesso modo

Eminenti personaggi hanno fatto del loro indumento una seconda pelle, decidendo di indossare sempre quello

di Il Melo

Come trionfare vestendo sempre allo stesso modo

Sergio Marchionne e Karl Lagerfeld nelle loro uniformi

Cinque anni fa, una giornalista del quotidiano britannico Daily Mail  prospettò, attraverso le pagine del suo giornale, uno di quegli strani, inutili ma divertenti esperimenti che servono, al massimo, ad animare una conversazione tra una birra e l’altra o, al limite, a suggerire lo spunto per un articolo di Totalità.

In un'indagine di campo, tanto determinante e vitale per il mondo, come quella nel quale due scienziati russi analizzarono quello che succede quando una persona cammina mentre porta una tazza di caffè, l'intrepida reporter del tabloid decise di indossare lo stesso vestito per un mese. Sì, questa fu la stravaganza o esperimento, come ebbe a definirlo la donna, descritta poi nel Daily Mail.

“Per comprovare se dopo il mondo continuerà a girare come sempre”, disse la giornalista. Trasformò la sua veranda nell’universo, comprò un vestito di LK Bennet e non se lo tolse per 30 giorni trenta.

Il tema dell'igiene l’ho risolto cambiandomi la maglietta interna e portando ogni tanto il capo d'abbigliamento in lavanderia”, chiarì nella sua cronaca. Nel caso a qualcuno fossero sorti dei dubbi.

Per quattro settimane aguzzò l’ingegno affinché nessuno confondesse il suo attaccamento a quella seconda pelle come un'avversione alla doccia, cosicché tirò avanti con i complementi che aveva già ed evitò di comprarsi una decina di abiti con lo stesso modello.  

Dopo l'esperimento, concluse che “lo stile non è qualcosa di genetico” e che “non cambiarsi vestiti per tanto tempo non è un compito facile.” Molti, venuti a conoscenza del tentativo, spontaneamente replicarono: “Sì, vabbè! Ma chi te l’ha fatto fare?”

E come lei, altri eminenti personaggi hanno fatto del loro indumento una seconda pelle, decidendo di indossare sempre quello.

Trionfare nella vita, vestendo un uniforme, è possibile quando si possiede un’intelligenza sufficiente per farlo e la decisione non si basa su un'intolleranza acquisita al sapone.

Da Mark Zuckerberg a Tim Cook, passando per André Balazs o Barack Obama sino a Sergio Marchionne, l'opzione del fante-cavallo-re è tanto valida quanto la varietà di pensiero.

Né Diego Simeone è uno sfaccendato né tantomeno Karl Lagerfeld è privo di originalità. E’ matematico: quelli in uniforme sanno molto bene ciò che fanno.

Voglio disfarmi di ogni preoccupazione immanente per dedicarmi a pensare a come posso migliorare il mio servizio alla comunità”, ebbe a dire alcuni giorni fa Zuckerberg.

In un incontro con giornalisti e internauti nella sede di Facebook in California, qualcuno chiese al giovane impresario la ragione per la quale portasse sempre la stessa maglietta grigia. Che minuta frivolezza e che sciocchezze, quando rispose.

Parlò anche del dolore che provò nel guardare il film a lui dedicato “The Social Network

Né che io fossi Bin Laden!”, disse di sé stesso ed offrì varie predizioni sul suo futuro: “ Nel 2020 Facebook sarà una piattaforma di video ed altre cose uguali e interessanti sul calante esercito di utenti”. Sì, ok, e la risposta sulla maglietta?

Ma, nell'era della stoltizia, cos’altro può funzionare meglio della misteriosa origine del suo capo d'abbigliamento feticcio? Benché dica il contrario, Zuckerberg è perfettamente cosciente dell'immagine che proietta con la sua maglietta a maniche corte.

Come Tim Cook, CEO di Apple, ed il predecessore di questo, il fondatore di Facebook vuole allontanarsi dalla formalità di altri dirigenti del NASDAQ.

Non entreremo nel merito della questio, valutando se sia cosa giusta o sbagliata, non c'è bisogno di organizzare un processo perché ci si veste in un modo o in un altro. Lo stile si basa su concetti tanto vaghi ed effimeri che risulta del tutto inutile teorizzarli troppe volte. Come dice Hedi Slimane, designer francese, “la moda è felicemente irrazionale”. Quindi, non vi è nulla di sbagliato nell’abbigliarsi sempre alla stessa maniera, benché la cosa certa è che farlo bene ci sembra molto difficile.

Elenchiamo, ora, le persone che trionfano per la loro “uniforme”. Gli stilisti, per esempio, sono una vera legione: Michael Kors con il suo abito scuro e camicia nera; Tom Ford, vestito nero e camicia bianca con i primi bottoni slacciati o Thom Browne e i suoi fantastici abiti grigi a tre pezzi. Senza dimenticare Alexander Wang e la sua camicia bianca o Alber Elbaz e gli inconfondibili enormi papillon.

Uomini come Johnny Cash, l'architetto Jean Nouvel o il produttore musicale Simón Cowell, possono dar fede alla comodità che risulta loro dall’indossare abiti monocolore. Il retorico e oratore italo-spagnolo Marco Fabio Quintiliano, diceva che nella varietà si riscontra il piacere, ma siamo sicuri che si riferisse all'offerta degli efebi con i quali quella civiltà passata intratteneva i suoi uomini? In fondo, quei classici personaggi vestivano con tunica e toga, cioè, un uniforme. Cosicché, caro Quintiliano, non possiamo accettare un polipo come animale da compagnia.

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