Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
E’ impossibile, o quasi, trovare nella storia elettorale dell’Italia repubblicana una consultazione tanto miseramente seguita come le regionali in Emilia della scorsa domenica. Potrebbero apparire irritanti le ostentazioni dialettiche del puffo ma cosa non è irritante in lui? Sono invece grottescamente patetiche e ancora una volta dalla fazione berlusconiana non arriva ad una chiusura netta e principalmente definitiva.
A parte l’indirizzo preso dal consenso, non si è davvero riflettuto seriamente sulla partecipazione ai seggi del 33,45% a Rimini, del 34,04% a Parma, del 35,98% a Reggio Emilia, la patria di Del Rio ma anche di Landini, per un totale del 37,70%.
Personalmente sognavo una manifestazione di forte ed eloquente astensionismo ma non arrivavo ad ipotizzare una così inequivocabile scomunica del puffo.
E pensare che Sallusti, pur ammettendo che “Forza Italia continua nell’emorragia di consensi”, non si è trattenuto dal rilevare che “è una verità il sorpasso – in Emilia – subito dalla Lega grazie ad un candidato co-scelto e benedetto [testuale] da Berlusconi” e si è premurato con una prima, non lieve critica che “Salvini ha fatto un buon lavoro, avendo le mani libere dalla responsabilità, che invece si è assunto Berlusconi, di vedere se è possibile fare con la maggioranza di centrosinistra quelle due o tre riforme senza le quali il Paese non può sperare di riprendersi”. Ma quali sono le “due o tre” riforme essenziali e vitali? Il Nazareno e la cancellazione del Senato? Ma siamo seri!!!
Segnaliamo poi al direttore del foglio di famiglia che i due eletti, due, di Forza Italia nel Consiglio regionale provengono da AN, segno di una lezione non dimenticata e che è auspicabile prima o poi riemerga.
Nel “fondo” sul “Corriere della Sera” Angelo Panebianco ha espresso un’osservazione propagandisticamente da riprendere a destra, ben diversa dalle tesi spesso utopistiche della Le Pen, che cade nella incredibile figuraccia dell’appoggio richiesto ed ottenuto da un istituto bancario russo, vicino a Putin. Per l’editorialista “non si può dimenticare, in primo luogo, che fra gli elettori (ma di tutta Italia) è ormai cresciuta moltissimo l’insofferenza per l’istituto regionale: se la sorte delle Regioni venisse affidata a un referendum, è probabile che la maggioranza ne proporrebbe l’abolizione”. Panebianco sostiene poi che “più che la massiccia (e prevista) astensione, dovrebbe sorprendere un’altra cosa: la tenuta, nonostante tutto, del Partito democratico – romagnolo”. A questa osservazione, inutilmente riduttiva di un risultato di formidabile peso, si può replicare che l’astensione, pur prevista, ha superato di gran lunga i timori e che se non ci fosse stata “la tenuta”, alla sinistra non sarebbe rimasto che assaltare e mettere a ferro e fuoco Palazzo Chigi.
Del tutto deludente ed insoddisfacente è l’editoriale di commento alla consultazione della Meloni. “Il risultato di FdI – ha sostenuto la parlamentare – evidenzia il positivo consolidamento di uno zoccolo duro, tutt’altro che scontato per un partito giovane come il nostro”. Primo commento: gli elettori non sono, però, cara Meloni, altrettanto giovani e vengono da lontano. Ha proseguito “Eppure non ci accontentiamo: abbiamo assunto in questi mesi posizioni chiare e coerenti che avrebbero potuto confermare un trend di crescita”. Secondo commento: l’atteggiamento del partito è stato indiscutibilmente timido, sommesso e, come tale, non raccolto dall’opinione pubblica. Ha concluso con parole, difficilmente comprensibili, “Ora vogliamo andare avanti aprendo le nostre porte a tutti coloro che, venute ormai meno le rendite di posizione del passato [???], vogliono costruire una reale alternativa al renzismo”. Terzo commento: è essenziale e vitale finalmente tornare ad operare per l’Italia con un gruppo compatto, solido, esperto, radicato, non con le “armate Brancaleone”.
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