Cultura »

Testimonianza

Il soldato si calò nella foiba e riconobbe il fratello

Dal diario inedito di Sigfrido Bartolini il ricordo di un racconto del 1954

di Sigfrido Bartolini

Il soldato si calò nella foiba e riconobbe il fratello

Seduto ad un tavolo di questo caffè casalingo mi provo a fermare queste impressioni mentre sorbisco il caffè:

                                    Soltanto un grillo è rimasto sul colle,

                                    un albero è bianco sul cielo

                                    e geme nei rami spogliati.

Nel caffé un uomo riconosce, in uno degli operai che sono con me, il camerata di guerra sul Monte Nero. Si mettono a narrare i fatti accadutigli.

Furono due camicie nere, i fatti che narrano si riferiscono alla guerra passata, i loro nemici spietati furono i partigiani slavi. Questi racconti, fatti da quest’uomo rude, sono piccoli capolavori, freschi, pieni di colore, e capaci di commuovere come questo che segue.

Una pattuglia di alpini era in marcia da più ore, avvenne che passando vicino ad una buca profonda nel terreno, una buca come un pozzo asciutto (una foiba); il fetore che da questa veniva dette loro l’idea che qualche soldato vi fosse stato ucciso.

Fu chiesto dall’ufficiale se c’era chi si sentisse di scendere nel fondo a vedere che vi fosse; uno più giovane degli altri disse: « Scendo io! mi si cali». Scese.

Vari cadaveri di alpini giacevano, irriconoscibili, sul fondo, uno di loro era rimasto seduto, appoggiato al muro e teneva in mano una foto nell’atto di guardarla. Il soldato che si era calato nel pozzo guardò la foto: un grido! Era sua madre!

Uno strattone alla fune e fu fatto risalire, sconvolto parlò: « Mio fratello è laggiù, l’ho riconosciuto, ha in mano una fotografia della mamma! » E svenne.

Spignana (Pistoia)    2  settembre 1954

 

*Tratto dal Diario inedito di Sigfrido Bartolini, Una disperata felicità, (archivio Casa Museo Sigfrido Bartolini, Pistoia)

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da pino.maresi il 10/02/2012 21:46:53

    Ho combattuto contro il IX Corpus di Tito dal 1 dic. 1943 al 30 aprile 1945. Sono un sopravissuto del malfamato campo di prigionia di Borovnica (Lubjiana. Posso dire che quewsto racconto descrive una tragica realtà. In foibe finirono anche alcuni ufficiali del mio Btg. bersaglieri, dopo la resa accordata a seguito di un patto d'onore che gli slavi di Tito non rispettarono. Primo Siena, bersagliere volontario Rsi, sul fronte giulioa nord di santa Gorizia.

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.