Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Maroni e Alfano
Finalmente la verità è emersa dallo scontro tra due esponenti del sempre più frastagliato e rissoso mondo politico, che dovrebbero coabitare nel prospettato e sempre più utopistico fronte dei moderati. Si tratta – tanto per chiarirci e per ricordare le loro radici incancellabili – di un già democristiano e di un già socialista. Il primo Alfano, dopo essere ad un passo dall’essere insignito del “delfinato”, è finito fondatore di un partitino, etichettatosi, con disprezzo della verità, “Nuovo centro destra”, il secondo Maroni, trasferitosi nelle file leghiste, è al momento governatore della Lombardia. La rissa è stata accesa dal siciliano, che ha etichettato la Lega come “partito di estrema destra” (riemerge il vecchio democristiano, solito compiacere la sinistra e offendere il settore politico opposto), e si è meritato la replica del lombardo, che – presento in termini civili ed educati – ha considerato l’affermazione un’assoluta scempiaggine.
Proprio in questi giorni è tornato a rianimarsi, con un bagliore debole e fatuo, il dibattito sul centro – destra con l’iniziativa di Fitto di riunire – senza uscire dall’egida di FI – quanti non vogliono finire salviniani e non vogliono morire renziani. Francamente il convegno romano dimostra che esistono possibilità operative interessanti da sviluppare in termini brevi, anche se non è condividere l’entusiastico giudizio di Storace su Fitto “campione” e anche se è da scuotere e da destare da un sonno troppo prolungato la Meloni, incerta, sommessa e eccessivamente legata alle questioni capitoline.
“Il Tempo” ha presentato un editoriale di Angelo Mellone, dal titolo più esauriente, “Un centrodestra in cerca d’autore”. Si nota subito che “se il centrodestra, o quello che resta ancora in piedi dietro questa etichetta, vuole dare agli italiani l’impressione che non ci siano alternative al governo di Matteo Renzi, dobbiamo ammettere che ci sta riuscendo piuttosto bene”, per poi riflettere che “francamente l’attitudine suicida dell’ormai ex centrodestra appare incomprensibile. E’ come se si fosse radicata nei suoi dirigenti la convinzione di essere destinati a una lunga fase di minoranza elettorale, politica, e di radicamento sociale nel Paese”. Del resto di fronte alle “fibrillazioni interne di Forze Italia”, agli squallidi scontri quotidiani, di cui quello tra Alfano e Maroni è l’esempio più recente assieme a quello altrettanto volgare tra Ferrara e Brunetta, detto con estrema chiarezza e in piena coscienza della situazione, sarebbe un bene se fossero coscienti e convinti della necessità di una “traversata nel deserto” , compiuta da uomini preparati moralmente ed attrezzati culturalmente.
E’ inutile che FI sfoderi dal cilindro, consunto ed usurato dalle tante battaglie sbagliate o perdute. l’arma del “No Tax Day”. Il cittadino è disgustato e nauseato (la lezione dell’Emilia è già sepolta) ed ha bisogno di una politica chiara, non equivoca o ambigua, di discorsi espliciti e decisi (avvertiranno questo bisogno la Meloni e Storace?) , altrimenti l’area del non voto diventerà sempre più seducente e frequentata.
L’attualità è sempre ricca di notizie e di dati. Eccone alcune: il giornale di piazza Colonna ci informa che la super riforma governativa sulla Pubblica Amministrazione “si è già impantanata”, mentre dal canto suo l’ISTAT ha reso noto che nel mese di novembre l’indice composito del clima di fiducia delle imprese è calato da 89,1 del mese di ottobre a 87,7 e che la disoccupazione, in barba ai dati tranquillizzanti diffusi dal Ministero, ha raggiunto la punta del 13,2%, il livello massimo dal 1977, mentre i giovani senza lavoro sono il 43,3% (+0,6 rispetto a settembre e +1,9% su base annuale).
Pur stilate con toni amichevoli e soprattutto benevoli e tolleranti, le analisi stilate dalla Commissione UE non eliminano assolutamente – checché vada sproloquiando lo “statista” – l’obbligo dei compiti “a casa” assegnati allo staff ed ai gruppi, che guidano e suggeriscono le uscite oratorie del “premier”. Il “team Juncker” – secondo l’interessante articolo di Marco Zatterin, apparso su “La Stampa” – denuncia “il rischio di una significativa deviazione “ dagli obiettivi di bilancio fissati per il 2015 e “invita” l’amministrazione “a prendere le necessarie misure” per il rispetto del Patto di Stabilità. Secondo il giornale torinese “in primavera l’Italia dovrà dimostrare che le riforme sono sul binario giusto” e conclude che si tratta di “una sfida ardua, contabilmente e politicamente, ma il peggio può essere evitato. Basta mantenere le promesse” . Occorre quindi sempre più urgentemente per quanti credono nei valori antitetici a quelli sostenuti dalla sinistra che nasca ed operi un’opposizione vigile ed attenta solo agli interessi nazionali.
AMMINISTRATIVE 2019, IPOTESI PATTO PER FIRENZE? Se ne parla sottovoce, ma in molti ci sperano.
En Bien! La Francia alle urne... ma per andare dove?
L'Italia senza Renzi è un po' più seria ma molto più imbambolata, meglio che torni magari in dosi meno esagerate
Subito elezioni? Forse meglio di no. Spiegalo al centrodestra.
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