...l'edificio è un museo

La Grande Madre Russia: Dostoevskij

E varcherai al contrario la porta, e non ti parrà di farlo, e lo sguardo, il tuo, cadrà sull'immagine della Madonna Sistina, la Madonna del vento, come tu la chiami

di Marika Guerrini

La Grande Madre Russia: Dostoevskij

Fjodor Michailovic Dostoevskij

La via che ieri brulicava di genti, razze, etnie, molti ceceni, oggi s'adagia nel biancore della prima neve in questo fine d'ottobre di San Pietroburgo. Il quartiere è quello "dei mercati", la prospettiva è quella di Nevskij, il vicolo è il Kuznecnij, il numero civico il 5/2, l'edificio è un museo. Un museo speciale custode d'una casa, una casa di sei stanze, non più, sei stanze ricomposte esattamente come al tempo della loro vita. Sei stanze ricomposte così tanto bene da permettere la comunione con quel padrone di casa che le aveva animate con il suo genio, un genio a nome Dostoevskij, Fjodor Michailovic Dostoevskij.

E ti senti camminare in esse come scaturito dal pennino, attraverso l'inchiostro segnato sul foglio prima immacolato come la neve che respriri. E ti senti personaggio delle sue pagine, uno qualunque anche se Aljosha è quello che ami di più, come lui l'ha amato. Ma potresti chiamarti Nàstenka, Ivàn o in qualsiasi altro suo modo. E, suo personaggio, guardi la città con occhi raccontati e vedi la pace delle cupole d'oro innalzarsi dalle acque, la regalità  delle architetture dai colori pastello e vedi tutto questo sposarsi, come in ossimoro verbale, con le sue parole: " ... luogo di mezzi pazzi. Difficilmente si potranno trovare tanti influssi cupi, repentini e strani sull'anima umana come qui...", in questa splendida città "estrema".

E, personaggio, varchi la soglia dello studio, il suo, e lì, sulla scrivania dal ripiano verde, intatta nel suo tempo andato, ti trovi accanto la piccola risma di cartelle manoscritte, l'ordine dei libri impilati, i candelieri come fossero accesi e il bicchiere del tè. E allora, sempre personaggio, ti senti denudato nella tua stessa anima, mentre la penna, la sua, scorre sul foglio a comporre, a comporti. E solo allora puoi lasciare la stanza a chi dopo di te sarà personaggio diverso da te, sarà altro, se avrà la fortuna di entrare in comunione con lui, con Fjodor Michajlovic.

E varcherai al contrario la porta, e non ti parrà di farlo, e lo sguardo, il tuo, cadrà sull'immagine della Madonna Sistina, la Madonna del vento, come tu la chiami, e cadrà sul divano su cui essa posa, lo stesso divano fiorato che ospitò l'ultimo sonno di lui, il sonno del genio in quel gennaio innevato del 1881. E mentre uscirai da quella casa ricomposta e vera, rintocchi di campane ti giungeranno vicini dalla Chiesa della Madonna di Vladimir. E allora, solo allora, ti tornerà alla mente una sua frase letta tanto tempo fa, un pensiero tracciato in una lettera: " Se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità e se fosse effettivamente vero che la verità non è in Cristo, ebbene io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità". E incontrerai lo Spirito russo. Ancora, oggi, ora. E vi entrerai.

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