Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Era tutt’altro che difficile prevedere gli avvenimenti in corso e sempre più imminenti sulla scena politica. Il disfacimento del gruppone grillino non porta altro che un rinfoltimento, da tempo “coltivato” e solo a qualcuno sfuggito, dell’area di consenso al governo, che d’ora in avanti potrà contare su un consistente nucleo di transfughi pronti ad obbedire dietro promessa di riconferma del cadreghino. Questo con buona pace di chi pretende, come è sua abitudine, di dettare legge e di “dare le carte”, due cose che non si è ancora accorto di non potere fare neppure più a casa propria, nel proprio “partito” , sempre più aeriforme e privo di idee.
Una serie di titoli su “Il Giornale” di martedì ne prova tangibilmente quella, che eufemisticamente intendiamo chiamare “ingenuità”: “Alchimie politiche. Renzi si compra i grillini. Il premier annuncia intese con i Cinquestelle, Una telefonata smaschera l’apertura del mercato. Dopo il flop su Pil, occupazione e tasse, ora il Pd perde voti”, “L’Italia di Renzi è profondo rosso”, “Il Pd apre il mercato dei parlamentari 5 Stelle. Renzi strizza l’occhio ai fuoriusciti grillini: “Coinvolgere chi non dipende più dal sacro blog”. Una telefonata al dissidente Artini smaschera il via alle trattative”. I francesi direbbero che fra sans papier ci si intende, noi, poveri italiani, possiamo ben dire che l’accordo è facile e semplice tra quanti non posseggono identità, non custodiscono ideali ed amano soltanto il potere.
Intanto – sempre il quotidiano milanese – ci tiene aggiornati sulle manovre (da operetta) nello schieramento, ufficialmente opposto a quello del boy scout, con il corteggiamento al Nuovo centrodestra, ben lontano dal concepire l’idea di un abbandono della maggioranza, e delle dichiarazioni, veramente vitali e decisive per le sorti dell’orbe terracqueo, di un esponente di quella destra, ogni giorno più evanescente e quindi inconsistente, Larussa sull’eccessiva severità della giustizia con … Fabrizio Corona.
Pippo Spacca non ha perduto l’occasione di mostrare la sua irraggiungibile preparazione culturale, nel passaggio in cui, alla direzione del PD, ha avvertito della nascita della destra antieuropea di Salvini, dimenticando che la vera destra ha ben altre radici, ben altri contenuti e altro pensiero.
A proposito di Salvini vale la pena, per una volta, considerarlo. In un’intervista ha ammesso di aver sbagliato tutto sul Sud, conoscendolo “poco” ma non ha rinunziato a parlare di autonomia e di federalismo, “risposte che servono anche al Sud”, e ha garantito di non voler rischiare di dover “annacquare le proprie idee e la propria identità”. Ora quel che resta della destra, quei brandelli sempre più inconcludenti, dovrebbero ricordare di fronte a questo personaggio politico, che conosceva “poco” del Mezzogiorno e che oggi conosce un po’ meno di poco e con il quale credono ci possa intendere, i nomi dei prestigiosi esponenti della destra, impegnati per il Meridione italiano e per i meridionali italiani, dai napoletani Antonio Parlato e Silvio Vitale, dal pugliese Araldo di Crollalanza, ai calabrese Nino Tripodi e Raffaele Valensise, ai siciliani Filippo Anfuso, Pippo Tricoli e Nello Musumeci, al sardo Alfredo Pazzaglia.
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