Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
uando hanno deciso di non aumentare il canone della Rai per il prossimo anno, erano evidentemente consapevoli che ci sarebbe stata una sollevazione popolare se ai cittadini fosse stato richiesto di pagare di più per offrire a Benigni i suoi cachet stratosferici in cambio di una lezioncina di catechismo che non supera il livello offerto ai piccoli dell’asilo.
Oggi tutti cantano vittoria (di ascolti, 33%) esaltando il comico toscano che non fa ridere e neppure riflettere. Certamente ieri sera ci siamo tutti sintonizzati su Rai1: chi per curiosità; chi (come noi) per dovere di cronaca; chi nella speranza di trascorrere una serata sorridente fra tante catastrofi morali e materiali; chi augurandosi di dimenticare, per qualche ora, che il giorno dopo sarebbe stato salassato dallo Stato di un ennesimo esborso (Imu, Tasi).
Per capire un po’ meglio il trend degli ascolti bisognerebbe vedere le curve orarie, e capire in quanti siano rimasti a guardarsi quei 10 comandamenti per l’intera durata dello show, ma può anche darsi che gli italiani se lo siano sorbito tutto, non ci stupiremmo, ormai Benigni è un brand, farebbe ascolti anche se recitasse l’elenco del telefono: bastano due saltelli, qualche superlativo proferito con l’aria di chi vi è costretto dall’urgenza indominabile della materia: «“Achille Rossi, via Sebastopoli, 54, tel. 657894329” Ecco la meraviglia dell’uomo giusto all’indirizzo giusto che rende armoniosa la collettività degli utenti impegnati a contribuire, lievemente senza arroganza, all’opera monumentale rappresentata dall’elenco telefonico. E pensate che bellezza: c’è n’è uno per ogni città a testimoniare la gioiosa comunità degli aderenti alle comunicazioni telefoniche che...» ecc. ecc., commenterebbe il nostro con aria fra l’estatico e il consapevole di star enunciando una verità indiscutibile.
Ieri sera ci ha raccontato l’aneddotica veterotestamentaria trattandoci da deficienti o fingendo di ignorare che, essendo la maggioranza degli italiani comunicati (e anche cresimati almeno tutti quelli sposati in chiesa), si tratta di storie già note dai tempi della fanciullezza.
Certo, si dirà che un ripasso non fa male, siamo d’accordo, ma perchè dobbiamo pagarlo le cifre stratosferiche che ci costano Benigni e Presta (il suo potentissimo agente che di fatto è padrone della Rai)?
Si potrebbe anche immaginare che i 10 Comandamenti benigneschi possano essere utili all’utenza televisiva musulmana (ma siamo sicuri che loro lo abbiano seguito?), rimane comunque il problema del costo spropositato rispetto alla qualità dell’offerta.
Visto che siamo in tempi di risparmio forzato, se la qualità è quella che abbiamo visto ieri sera, non sarebbe stato suffciente rimandate in onda I dieci Comandamenti di Cecil B.De Mille? Un po’ vecchiotto (1956), ma almeno c’erano le figure!
Inserito da ghorio il 17/12/2014 20:17:12
Grazie, direttore Bartolini, per questo suo editoriale. Personalmente non avevo alcun dovere di cronaca, e di conseguenza i due spettacoli di Benigni non li ho visti. Come cattolico, non ho bisogno di Benigni per i 10 Comandamenti: semmai andrei a chiedere lumi ad un teologo. Ad ogni modo vedo che si grande enfasi, con Gubitosi che addirittura ha emesso un comunicato. Liberissima la rai( minuscolo sempre) di spendere e spandere soldi per simili spettacoli ma sarebbe ora e tempo che anche il mondo dell'informazione, compreso quello di area indipendente e di centrodestra, guardasse ai dati Auditel con distacco. Infatti sarebbe tutta da dimostrare l'esattezza di questi dati. Tra l'altro Benigni dovrebbe andare alla tv e fare il mea culpa sulla più bella Costituzione del mondo, perché non lo è, visto tra l'altro che mei suoi articoli più importanti continua a rimanere inapplicata. Per carità di patria, lascio perdere l'enfasi di coloro che hanno fatto riferimento al servizio pubblico per uno spettacolo che non ha niente a che vedere con questo ruolo.
Inserito da Francisco Pacavira il 17/12/2014 12:39:25
Il solito criticismo italiota...
Non possiamo nn dirci conservatori, e allora attenti con la santificazione della tecnologia
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