Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Un militare mentre soccorre un passeggero della Norman Atlantic
Tra i più disastrosi incendi divampati sui traghetti, quello con il maggior numero di vittime in acque italiane, fu il disastro del Moby Prince avvenuto la sera del 10 aprile 1991, quando il traghetto e la petroliera Agip Abruzzo entrarono in collisione al largo del porto di Livorno. Le fiamme, il fumo e l’alta temperatura, procurarono la morte a 140 persone che erano a bordo. Poté raccontare la tragedia solo il mozzo Alessio Bertrand. Nei soccorsi ci furono grossi ritardi e l’inchiesta della Procura diventò subito molto articolata e difficile, in quanto disseminata da omissioni e false piste.
Drammatico anche il bilancio dei tre incendi dolosi scoppiati la notte tra il 6 e il 7 aprile 1990 a bordo dello Scandinavian Star, battente bandiera danese in navigazione nello stretto di Kattegat (mare del Nord) fra Oslo e Frederikshavn, in Danimarca. Qui le vittime furono 158, su circa 600 che erano sull’imbarcazione. Fra i morti fu rinvenuto un cittadino danese che aveva subito quattro condanne per aver appiccato incendi.
Sulla stessa rotta del Norman Atlantic, il 28 agosto del 1971, accadde un incendio a bordo della nave Heleanna a causa di una fuga di gas proveniente dai locali della cucina. La nave, diretta verso il porto di Ancona con 1174 passeggeri (circa il doppio dei 620 consentiti) e circa 200 autovetture, era a 25 miglia a nord di Brindisi. Delle dodici scialuppe di salvataggio ben 7 risultarono con gli argani bloccati e perciò non poterono essere discese in mare. Di quelle calate, una, a causa del sovrabbondante assembramento, si rovesciò. Tale disgrazia provocò oltre 20 morti, tra cui italiani, greci e francesi e più di 270 feriti.
Ultimamente, il naufragio che ha causato immensa partecipazione, per i numerosi studenti che erano a bordo, è stato quello del traghetto Sewol del 16 aprile 2014 in Corea del Sud.
I morti sono stati 304 su 476 persone a bordo. I sopravvissuti 172. Il traghetto era stato caricato tre volte in più rispetto alla sua capacità. Una manovra azzardata dell’ inesperta timoniera la causa dell’inabissamento. L’equipaggio non fu all’altezza perché il comandante e gli ufficiali abbandonarono la nave. Al processo nessun avvocato volle difenderli. I soccorsi furono molto difficili per il mare in tempesta e mal coordinati, così da far insorgere l’opinione pubblica mondiale.
Si dice che il proprietario del traghetto, latitante, si suicidò.
Il naufragio della nave passeggeri di più grosso tonnellaggio è stato invece quello della Costa Concordia, avvenuto in acque italiane la sera del 13 gennaio 2012 durante una crociera nel Mediterraneo, in prossimità dell’Isola del Giglio: 32 i morti causati dalla pessima gestione dell’emergenza dopo l’urto con gli scogli. E’ in corso il processo al comandante Francesco Schettino accusato anche di aver abbandonato la nave.
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