Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
FRANCESCO STORACE
Premesso che lo sciopero nei servizi pubblici è sempre disdicevole nel caso in cui danneggia e colpisca i cittadini, appare incredibile, stavo per scrivere vergognosa, la presa di posizione de “Il Giornale” e di alcuni esponenti della sedicente destra e del fantomatico centrodestra contro l’iniziativa assunta dai vigili urbani romani a Capodanno. Di quanto sia inconsistente lo schieramento berlusconiano nella capitale ne è prova l’editoriale di Giovanni Toti, portavoce del presidente del Milan, in cui si sollecitano nuove elezioni a Roma, come se il partito non fosse presente in Campidoglio per sostenere la sacrosanta proposta.
L’unico a parlare chiaro e preciso è stato Storace, il quale ha raccolto e condiviso le ragioni dei “pizzardoni” e sottolineato le motivazioni politiche di protesta e di contrasto con il sindaco Marino.
Al foglio della famiglia Berlusconi non è parso vero provare una volta di più la propria sudditanza sostanziale al puffo e cavalcare uno dei temi, sbandierato al solito senza la minima logica, dall’one man show, e demonizzare l’intera categoria degli statali con argomentazioni trite ed offensive, oltretutto incomplete, perché mai interessate a svelare le eventuali responsabilità dei medici garanti di questi “maledetti assenteisti”, sabotatori dello Stato.
Costa enormemente rilevarlo ma per una volta ha colto il senso ed il peso della situazione il leader “desnudo” Salvini, osservando “A Roma vigili ed autisti di autobus [e di metropolitana] protestano. Invece di prendersela con loro, Renzi licenzi il primo problema di Roma: il sindaco Marino”.
“Il Tempo”, con lodevole obiettività, ha raccolto i motivi dell’agitazione, nuovo contratto e poche tutele in servizio, motivi che appaiono tutt’altro che velleitari e capricciosi.
Al quotidiano milanese e ai molti, troppi critici della protesta sfugge poi che ben altro, di segno diametralmente opposto, sarebbe l’atteggiamento dell’esecutivo se al Campidoglio fosse stato un esponente del centrodestra. Ma lasciamo stare il sogno, o per dirla con la massima franchezza, la sempre più impensabile ipotesi .
La realtà odierna ci porta a due osservazioni sulla politica estera. Dopo aver tracciato un bilancio pessimistico sull’Europa, nella quale l’Italia ha provato nel “semestre di presidenza” la propria drammatica inconsistenza, Galli della Loggia ha osservato che se vuole sopravvivere, se vuole cercare di diventare un vero corpo politico, cioè un’entità coesa, tenuta insieme da un legame autentico, ha una sola strada davanti: quella di una stagione costituente radicale”, altrimenti, dopo aver “scherzato” per decenni e “avere fatto dispetti” negli ultimi anni ai membri scomodi o antipatici, ci sarà “inevitabilmente “ qualcuno pronto ad uscire dall’Unione, chiedendone il “fallimento”. La seconda è legata al tramontante presidente della Repubblica, il quale, nello scrivere al Papa e a Raul Castro, ha sollecitato «lavoro e istruzione», dimenticando due altri problemi se non di superiore, almeno di pari rilevanza, la libertà e la democrazia, inesistenti nel paese caraibico.
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