Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Ancora una eccellenza italiana, si chiama Giovanni Longo ed è alla guida di un pool di ricercatori del Politecnico federale di Losanna che hanno messo a punto un dispositivo tanto semplice quanto geniale per rilevare la vita nell’universo, si tratta di un sensore di movimento grazie al quale anche il più microscopico o dissimulato ET potrebbe essere individuato.
L’idea dei ricercatori parte dal presupposto che la vita
estraterrestre potrebbe avere una
caratteristica chimica, nonché ovviamente morfologica, talmente diversa
da quella umana, sulla quale sono tarati gli strumenti terrestri, da sfuggire
ad ogni ricerca. Viceversa il movimento prescinde da ogni diversità ed ecco
come identificare la vita oltre quella terrestre..
Il dispositivo è stato descritto sulla rivista dell'Accademia americana delle
scienze (Pnas) e ha già dimostrato la sua efficacia nel rilevare il movimento
(e quindi la vitalità) di batteri, lieviti, cellule tumorali, umane e di topo.
Montato a bordo di un rover spaziale, potrebbe essere usato per scovare
forme di vita extraterrestre, ad esempio nel suolo marziano oppure nei laghi di
metano su Titano.
Il suo meccanismo di funzionamento è molto semplice e ricorda quello di un
comune trampolino da piscina. Il sensore, infatti, è costituito dalla
punta di un microscopio a forza atomica, una microleva spessa quanto una
manciata di capelli su cui viene adagiato il campione da analizzare. Grazie
alla sua flessibilità, questo “trampolino” è in grado di oscillare ad ogni
impercettibile vibrazione vitale generata dalle cellule e dal loro
metabolismo. Le oscillazioni vengono registrate grazie ad un raggio laser e
convertite poi in un segnale elettrico.
In un precedente
articolo pubblicato sulla rivista «Nature Nanotechnology», lo stesso
gruppo di ricerca aveva infatti già dimostrato l'utilità del rilevatore per
l'identificazione ultra-rapida dei superbatteri resistenti agli antibiotici.
Nel prossimo futuro, le applicazioni potrebbero estendersi anche allo studio di
nuovi farmaci contro i tumori.
«Il sistema ha il vantaggio di essere completamente slegato dalla chimica»,
spiega Giovanni Dietler, tra gli autori dello studio. «Questo - aggiunge il
ricercatore - significa che può essere usato in qualsiasi contesto, nei test di
efficacia dei farmaci così come nella ricerca di forme di vita extraterrestre».
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