Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Matteo Renzi
Per fine febbraio (l’anno non è precisato) il governo ha promesso con il suo speaker (annunciatore) – teniamoci ben saldi nella nostra poltrona – “la più grande riforma dal basso mai fatta in un Paese europeo”, aggiungendo due dei soliti slogans “Se riparte la scuola, riparte l’Italia” e “Ci stiamo credendo investendo”. Queste parole, su cui sono nate già consistenti perplessità, sono basate di un anno di prova per i neoassunti, sulla stabilizzazione di quasi 150 mila (la cifra è esatta e non esistono refusi né sono previsti campi di sterminio per il personale in ruolo) precari storici, sull’introduzione del merito per docenti con conseguenti variazioni stipendiali, sul potenziamento come arte, musica, inglese e sull’introduzione di programmazione informatica.
Il “Corriere della Sera”, con un lungo e documentato articolo di Orsola Riva, ha sottoposto ad un attento vaglio le misure elencate (stavo per scrivere strombazzate), sollevando motivate e non marginali riserve.
Sulla stabilizzazione ci si è chiesti se “i 150 mila neo assunti saranno tutti all’altezza del ruolo, dato che 1 su 5 di loro non insegnano più da anni, ed altri presentano abilitazioni per materie ormai non comprese nei programmi. Alle obiezioni si risponde con risposte, come da costume, tranchants, di fronte alle quali è infinitamente replicare, come fa la Riva, “più facile a dirsi che a farsi: come non immaginare da cui sarebbe sommerso il ministero”.
“Se è vero – aggiunge la giornalista – che l’assunzione dei precari storici è stata pensata per sanare un’ingiustizia, in realtà ne apre un’altra”, perché circa 100 mila professori in servizio sarebbero tagliati fuori e dovrebbero attendere il concorso annunziato per il 2016. Il governo con pieno senso di giustizia, magnanimemente sta pensando ad una “quota riservata” dei 40 mila posti in palio.
Il merito è una vera incognita, di fronte alla quale le risposte sono fumose e problematiche con la responsabilità ultima affidata al preside, definito – tratteniamo tutti il riso (il pianto?) – con una formula emersa chissà da dove, nuovo “sindaco della scuola”.
Pur accettando il potenziamento dell’educazione musicale, di quella fisica e di storia dell’arte e persino della programmazione informatica, tanto strombazzata, per la quale è prevista – e noi ora davvero piangiamo – un’ora di lezione all’anno, la Riva osserva che “nessuno si preoccupa dei pessimi risultati dei nostri figli in italiano e in matematica”. Sulle materie classiche, il latino ed il greco, la cui marginalizzazione fu pomposamente attuata da un governo, che si proclamava di essere di centrodestra, è calato il più assordante silenzio.
Il miliardo destinato all’edilizia scolastica rappresenta “ la grande scommessa [la miliardesima] lanciata da Renzi” . Senza attardarci sui 3 capitoli previsti, si deve necessariamente ricordare che “a dicembre 500 sindaci hanno marciato su Roma perché, pur avendo già effettuato i lavori, non erano ancora riusciti a riscuotere i fondi della prima tranche”. E’ davvero un eloquente biglietto di presentazione.
Le ultime sull’economia e sull’occupazione: secondo Adusbef e Federconsumatori solo il 36% acquisterà nei saldi con una spesa diminuita del 6,5%, il centro studi di Unimpresa, sulla base dei dati Istat, ha calcolato che l’area sociale nel III trimestre del 2014 è cresciuta del 5,3% rispetto al 2013. Gli occupati poi a novembre sono 48 mila in meno rispetto al mese precedente. Il tasso di disoccupazione tocca con 13,4 il record negativo dal 1977 mentre è privo di lavoro il 43,9 % (una cifra top). In Germania, laddove governa colei, che qualcuno in Itala definì “la cu…”, il tasso di disoccupazione è del 6,5%, il più basso dalla riunificazione del 1990.
E’ capitato forse la prima volta ma lo “statista”, il “Bonolis” politico ha ammesso finalmente un macroscopico errore. Avrebbe riconosciuto – secondo indiscrezioni, che probabilmente saranno sdegnosamente smentite – che “la manina è mia” sull’inserimento dell’art.19 bis della legge delega fiscale, che stabilisce una soglia di non punibilità al 3%.
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