Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Manuel Blanco Romasanta
Manuel Blanco Romasanta nacque il 18 Novembre 1809 a Regueiro, nel villaggio di Santa Olaia di Esgos, in Spagna. I suoi genitori, di scarse risorse economiche, furono Miguel Blanco e Maria Romasanta.
Secondo il suo certificato di nascita, Romasanta appare con il nome femminile di “Manuela”; ma otto anni dopo, in un registro parrocchiale, comparirà come Manuel Blanco Romasanta.
La ragione di questo strano errore, secondo il capo dell'Unità di Antropologia Forense dell'Istituto di Medicina Legale della Galizia, Fernando Serrulla, è che Romasanta sembrava soffrisse di pseudo-ermafroditismo femminile, una condizione che colpisce solo una su 15.000 nascite circa. Questa condizione farebbe si che l’essere umano, nascendo donna, segreghi una quantità tanto grande di ormoni maschili da evidenziare dopo un certo periodo una mascolinizzazione, grazie alla quale si sviluppano nette caratteristiche da uomo.
Ecco, dunque, così spiegate la sua barba ed altre cose, e si pensa che, a causa di detta condizione, la sua clitoride sarebbe cresciuta tanto da sembrare un piccolo pene. E’, inoltre, risaputo che lo pseudo-ermafroditismo femminile genera episodi di forte aggressività, e ciò ebbe a motivare la speculazione che la sua confusione sessuale fosse stata all'origine della condotta criminale. Si capisce da qui perché Romasanta, da piccolo, tendesse a preferire certuni lavori tipicamente femminili come cucire, rammendare sottane e calzini, bordare, crearsi camicette e vestiti. In quanto alla sua adolescenza, non sappiamo molto, eccetto che imparò a leggere e scrivere, per cui alcuni hanno pensato che la sua famiglia avesse buone risorse economiche.
A soli 21 anni, il 3 marzo 1831, Romasanta si sposò con Francisca Gómez Vázquez in quanto gli piacevano le donne, si sentiva psicologicamente più maschio che femmina. Francisca abitava nel vicino villaggio di Soutelo, ed era più grande del marito di un anno e mezzo.
Naturalmente, sappiamo perché, Romasanta non ebbe figli con Francisca, e lavorò come sarto nella sua breve vita matrimoniale, dato che Francisca morì il 23 marzo del 1834.
Finché Romasanta frequentò la sua parrocchia natale, si comportò correttamente e non suscitò sospetto alcuno; ma, poco dopo l’inizio del suo lavoro da ambulante, come venditore di chincaglierie, sorse la diceria che avesse assassinato in Castiglia un domestico del priore di San Pedro de Rocas. Fu anche sospettato di avere ammazzato il venditore -porta a porta- Manuel Ferreiro nel 1834, e la polizia nel 1843 scoprirà che, avendo dato parola di matrimonio ad una donna (Catalina Fernández) di 18 anni più anziana di lui, dovette fuggire dalle terre leonesas, perché era stato ritenuto colpevole dell’omicidio di Vicente Fernández, l'ufficiale giudiziario di Leòn, in quanto quest’ultimo comandò il sequestro del negozio di Romasanta per i tanti debiti. Tutte le vicende sopra menzionate fecero che, il dieci ottobre del 1844, nonostante la mancanza di prove, il Tribunale di Prima Istanza di Ponferrada, lo condannasse a dieci anni di carcere.
I giudici vollero, addirittura, punirlo con la morte, ma Romasanta non comparve in aula e con lui neanche le prove. Prima della condanna, e posteriormente confermata dall'Udienza di Valladolid, Romasanta scappò e si nascose in Galizia, dentro la parrocchia di Rebordechau-Vilar de Barrio.
In tal posto, durante i primi due anni, visse e lavorò come bracciante nella casa di Andrés Blanco, sparendo, per giorni o perfino settimane, nei mesi di minore attività, per andare in Portogallo e ritornare portando merce di contrabbando per venderla a feste e mercati.
Andrés Blanco apprezzò sin da subito Romasanta per il suo carattere affabile, l’atteggiamento misurato e la sua buona disposizione a collaborare in tutto quello che gli ordinava il suo datore di lavoro; tutto meno il sacrificio di animali; poiché, paradossalmente, nonostante fosse uno spietato assassino, non sopportò mai di veder scorrere il sangue di “povere bestiole, innocenti creature”, com’era solito dire.
Nel 1845, mentre stava lavorando in casa di Andrés Blanco, Romasanta diventò amico di Manuela García Blanco, una donna di dieci anni maggiore del mostro, e con un curriculum sentimentale abbastanza agitato, poiché a 37anni ebbe una figlia pur essendo celibe, poi si sposò con Pascual Merello di cui divenne la vedova; dopo ebbe a sposarsi con Pascual Gómez per divorziare poco tempo dopo. Essendo amico di Manuela, Romasanta conobbe i fratelli e le sorelle di questa: Benita, Josefa, María, José e Luis García Blanco. Già all'inizio del 1846, l'amicizia tra “Il Canicha”, com’era soprannominato Romasanta, e Manuela si trasformò in un amore, platonico come osserveranno gli specialisti, a causa del suo pseudo-ermafroditismo di cui soffriva. Allo stesso tempo, Manuela e Petra, la figlia di Manuela, inizieranno ad accompagnare Romasanta durante le sue vendite nelle parrocchie vicine. Nel febbraio del 1846, Manuela, per la sua scarsità di risorse economiche, metterà in vendita una casetta che aveva a Rebordechau, soprattutto per aiutare Romasanta nella sua attività commerciale. Successivamente, il 30 marzo, la donna si assentò dalla sua abitazione ( non la casa che intendeva vendere), per concretizzare il ricavo della casetta, e fu allora che la mente malata di Romasanta sfruttò la situazione per portarsi Petra, di appena tredici anni, alla Sierra de San Mamade.
Dopo, quando Manuela ritornò col denaro e chiese a Romasanta dove fosse Petra, il killer rispose che la ragazzina era andata a fare la domestica nella casa di un curato di Santander, del quale Manuela gli aveva parlato varie volte in maniera molto favorevole. Fidandosi delle parole di Romasanta ed essendo trascorsi ormai otto giorni, Manuela decise di andare a trovare il curato di Santander, per stare vicino alla sua adorata figlia. La cosa non impensierì minimamente il turpe assassino che anzi non solo incoraggiò Manuela affinché andasse dal curato, ma l'accompagnò anche.
Alcuni giorni dopo, Romasanta, fu visto girare per le vie del paese in tutta tranquillità e, quando gli fu chiesto di Petra e Manuela, raccontò loro che si erano ben sistemate, servendo da domestiche nella “casona” del curato di Santander. Nessuno s’immaginò che stesse mentendo, e di avere di fronte un irriconoscente e un omicida, poiché aveva ammazzato Petra e Manuela, squartandole, e tirando fuori dai loro corpi il grasso o “burro”, per venderlo. In più lasciò all'aperto alcuni resti di carne martoriata, affinché il loro aroma attraesse i lupi che avrebbero divorato i cadaveri fatti pezzi.
Da qui nascerà la leggenda che Romasanta si trasformava in uomo-lupo, quando assassinava senza volontà né coscienza le vittime, che anni dopo confesserà di avere trucidato.
Dopo aver dato la sua versione dei fatti, davanti a Brígida Aguilar, moglie di Luis García Blanco, raccontò di aver trovato un impiego alle due nelle Asturie, quando in realtà non vi ebbe mai a mettere piede. Il folle assassino, arriverà all'estremo della bugia nel momento in cui, alcuni giorni dopo, di ritorno dai suoi viaggi di commercio, dirà alle sorelle di García Blanco di avere ricevuto una lettera di Manuela nella quale si mostra compiaciuta del suo ottimo stipendio e della sua nuova situazione.
Dopo aver ucciso Manuela e Petra, Romasanta mise occhio su Benita García Blanco di 34 anni, sorella minore della defunta Manuela, che aveva un figlio di 9 anni (Francisco) e un matrimonio abbastanza complicato con un certo Francisco Núñez Somoza, nel villaggio di Souteloverde.
Cosicché, alla fine del gennaio 1847, l'abate di O Castro de Laza realizzando la prima anagrafe della cura della parrocchia, notò che in Souteloverde non c’erano Francisco Núñez, né sua moglie Benita, né il piccolo Francisco. Come spiegheranno i vicini al curato, “ Francisco Núñez è andato a San Xoán de Laza per conflitti coniugali, mentre non sappiamo dove siano Benita e suo figlio, benché, non avendo casa propria, possono essere andati da qualche parente”.
Fu dunque in questa malsana situazione che Romasanta si immischiò e, appoggiandosi alla falsa lettera di Manuela, nella quale diceva di essere contenta del lavoro dal curato, convinse Benita affinché viaggiasse con Francisco a Santander, perché lì, promise, avrebbe sicuramente trovato un buon impiego in casa di un curato vicino al parroco col quale lavorava Manuela. Benita cadrà ingenuamente nella trappola dell’omicida seriale.
Dopo poche settimane, il vile Romasanta venderà una trapunta, tre camicie e la gonna di Benita.
Nessuno poté immaginare che lui, in mezzo al bosco, li assassinò brutalmente, tanto che causò loro varie deformazioni ossee e, il 13 marzo, divorò parte dei cadaveri e ne estrasse il burro, lasciando il resto ai lupi. Ein larga misura non se l'immaginarono perché Romasanta era diventato un ottimo mentitore: a Luis García, fratello di Benita, raccontò che la stessa vinse alla lotteria e fece studiare legge a Francisco; A Maria, sorella di Benita, inventò che quest’ultima e il nipote Francesco, vivevano a una lega di distanza, nelle case di due sacerdoti che erano nipote e zio.
Così quel mostro di Romasanta ingannò i parenti delle sue vittime, al punto che María, la sorella di Benita, si entusiasmò tantissimo e, a dispetto dei suoi 58 anni, incominciò a sognare di uscire dalla povertà nello stesso modo delle sue sorelle. Per tal motivo, nel 1850, Maria chiese varie volte a Romasanta di trovarle un mestiere, magari vicino alle sue sorelle, ma Romasanta gli rispose che il viaggio esigeva molto denaro, e che per effettuarlo avrebbe dovuto vendere i suoi buoi ed altri beni, poiché le prime settimane a Santander sarebbero state molto costose. Dopo queste parole, María scoraggiata decise di non fare il viaggio, dal momento che non voleva rischiare così tanto. Ma Romasanta, intanto, mise a fuoco una nuova vittima: Antonia Rua Carneiro, vicina di casa e sua madrina. Con Antonia, Romasanta, inizierà una storia d'amore che non nasconderà a nessuno, forse perché gli avrebbe fatto comodo. Ella era divorziata, con due figlie (María di 11anni e Peregrina di quasi tre) e un piccolo, ma redditizio patrimonio ereditato da sua madre e valorizzato in 600reales.
Il bieco assassino pensò fosse facile ingannare anche Antonia, e così fu, in quanto la donna cedette al corteggiamento di Romasanta e addirittura informò i vicini e parenti che Manuel l’aveva chiesta in sposa e che insieme avrebbero aperto un negozio in quel di Castiglia. Tuttavia, nei giorni precedenti, Antonia racconterà a un vicino di casa che avrebbe lavorato come domestica in Ourense, da un vedovo che aveva due figli; mentre ad altri dirà che in futuro “ lavorerò presso una persona molto ricca, nella stessa città dove abitano Manuela e Benita”.
Arrivò, dunque, il giorno della partenza di Romasanta con Antonia e la piccola Maria, esattamente la Domenica delle Palme del 1850. In precedenza Antonia ebbe a vendere tutti i suoi beni per intestarli al compagno menzognero, lasciandolo così a capo di tutto. Due o tre giorni dopo, Romasanta girerà per Rebordechau con alcune capre comprate a Riobó, e lì s’impossesserà delle terre di Antonia. Fortunatamente María Dolores, la figlia maggiore della defunta Antonia, non viaggiò con sua madre e sua sorella, in quanto preferì rimanere con zia Josefa; tuttavia, poi, si trasferì a casa di Luis García Blanco, e lì rimase quasi per due mesi, fino a che Romasanta non la portò a vivere con lui, cosa che lei accettò, dopo essere stata intontita dalle parole dell’assassino che gli offrì una vita da ricca possidente, ed effettivamente la trattò bene per vari mesi, fino a che nell’autunno del 1850, gli propose di portarla da sua madre. La giovane, nella sua innocenza, non sapeva che avrebbe ben gradito un viaggio senza ritorno.
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