Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Francesco Storace
Dopo gli avvenimenti di questi giorni con il rinnovato, increscioso accordo tra Renzi in crisi ed il Cavaliere, preoccupato solo della propria visibilità politica, nella prospettiva di vedere al Quirinale “l’uomo del giogo Ue” o il democristiano dalle mille esperienze e dai mille volti e di assistere al definitivo consolidamento del “granduca”, verrebbe voglia di chiedere agli exAn presenti in Parlamento – esclusi Gasparri e Matteoli, ormai perduti senza speranza – di uscire dalle file sempre più sbrindellate di FI, minestrone dal domani catastrofico, di organizzarsi in gruppo autonomo, così da far valere oggi e nelle prossime scelte per l’alto Colle idee e propositi di destra. Il discorso vale, forse ancora di più, per quelli confluiti nel Nuovo centro democristiano, come Augello e Piso.
Giorni addietro Pietro Laffranco ha disegnato il futuro, che al momento appare imminente e che è costruito anche con gli errori commessi da Berlusconi. Oggi Storace li ha elencati in un decalogo ma la serie è infinitamente più lunga. Storace opportunamente, anche se direttamente colpito, segnala che alla Regione Lazio i consiglieri forzisti, pur di non designare lo stesso ex presidente, hanno consentito l’elezione tra i delegati per le votazioni del presidente della Repubblica di un grillino.
E’ incredibile che il monopolio della protesta sia lasciata nelle mani, non proprio dalle esperienze immacolate, del democristiano Fitto, al quale in questi frangenti andrebbe recato un appoggio.
Il foglio berlusconiano arriva ad assicurare, dopo l’ennesimo cedimento del presidente del Milan, che il premio alla lista, ora previsto nel misterioso Italicum, “unirà il centrodestra”, naturalmente agli ordini e sotto la volontà inflessibile del Cavaliere o di chi per lui, Verdini e Letta. Se credono davvero a quello che scrivono, sono incredibilmente ingenui, altrimenti sono tutt’altra cosa.
Perché non reagire in forma aperta, esplicita, diciamolo pure traumatica, di fronte ad una Corte costituzionale, che con la bocciatura del referendum leghista ha privato i cittadini della possibilità di decidere sull’età pensionabile, o al bambolone (non bamboccione), al quale è stato detto di imporre una legge elettorale, destinata a premiare i “fedelissimi”? Sarebbe credibile e possibile in un’autentica democrazia vedere due leaders (o sedicenti tali) accordarsi per soffocare il dissenso e cancellare i ribelli?
Degli errori di Renzi si è accorto finalmente anche il quotidiano della Conferenza episcopale, che non ha esitato su “una riforma sbagliata”, che snatura le banche popolari, storico feudo cattolico, ma che serve – affermano i maligni alla “Andreotti” – al Monte dei Paschi di Siena. Ma la misura rivoluzionaria, strombazzata con la solita recita da scuola d’infanzia dal puttino, “dovrà sopravvivere al Parlamento” mentre “altro che urgenza le banche hanno 18 mesi [in Italia?] per diventare spa e i cda hanno già il “piano B””.
Un’altra perla della maggioranza (PD – FI?), che impegna il governo a “una riorganizzazione delle funzioni di accertamento medico-legale sulle assenze dal servizio per malattia” al fine di “garantire l’effettività del controllo, con attribuzione della competenza all’Istituto nazionale di previdenza sociale”, cui andranno 35 milioni in più. I medici delle ASL, reputati o incapaci o conniventi con i falsi malati, che hanno svolto fino ad ora il servizio, cosa aspettano per farsi sentire?
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