Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Angela Merkel
Ho avuto la (s)fortuna di assistere brevissimamente ad un passaggio del servizio televisivo dedicato all’incontro di Firenze tra lo “statista nostrano” e la Kaiser di Germania ed ho assistito al solito pavoneggiamento del “Granduca di Toscana”, che, entrato nella sala della conferenza stampa, da bravo e sempre presente padrone di casa, ha controllato con uno sguardo se tutto fosse stato eseguito dai suoi valletti secondo suoi ordini, e poi si è posto dietro lo stemma della presidenza del Consiglio – palazzo Chigi. Questo dopo aver compiuto l’ennesima gaffe, vantando il capoluogo toscano come “la capitale”. Sono parse poi ridicole – se vere – le lodi della Merkel alle riforme avviate, dal momento in ogni parte del mondo, dalla Nuova Zelanda all’Islanda, dall’Argentina alla Cina, i giudizi si esprimono a risultati ottenuti, a verifiche ottenute, e non in maniera anticipata e quindi suscettibile di mille smentite.
Mentre il facile trionfalismo montato sul tanto decantato bazooka di Draghi incontra ostacoli formali e fors’anche sostanziali da parte degli istituti bancari, che si preparano a dettare norme non leggere sull’erogazione dei prestiti con la liquidità della Bce, che lascia il quadro immutato, continuano sempre più febbrili le manovre per l’elezione del capo dello Stato. I nomi sono altalenanti con le potenze straniere, o sedicenti tali o ritenute tali in Italia, impegnate a suggerire, speriamo non li dettino o non li impongano, nomi, come gli Usa Amato, la Merkel Casini e “il padrone di Palazzo Chigi” Renzi l’ex “piacione” ed ex “Ciccio Bello”, Francesco Rutelli, la cui moglie – lo sappiamo tutti – è attiva giornalista di Mediaset.
A proposito del “padrone di palazzo Chigi”, concludendo una nota piuttosto benevole ed accondiscendente di analisi dell’Italicum sul “Corriere”, Ainis non ha potuto rinunziare a notare:” Si poteva fare meglio? Certo, ma anche peggio. Tuttavia c’è un’altra “P” da scrivere a margine di questa legge elettorale: il nuovo presidente. Toccherà a lui compensare la “P” del premier, che ne esce più forte che mai. Se viceversa al Colle entrerà una sua controfigura, in futuro i compromessi potrà farli con se stesso”, magari trasformando, il Senato è prossimo all’eliminazione, la Camera in un “bivacco di manipoli” con l’appoggio ed il consenso del fedelissimo Berlusconi.
Intanto, pur tra ondeggiamenti simulati, tanto per conservare i lettori benpensanti, e servizi mirati, il quotidiano berlusconiano – renziano continua l’opera di edificazione del “Partito del Nazareno”. In un editoriale, apparso alcuni giorni or sono, Antonio Polito lo ha per così dire “santificato”, dopo che voci assai più modeste lo avevano denunziato e senza che a destra se ne accorgesse, provvedendo alle opportune censure. Per il giornalista la nascita dell’esecutivo del toscano si deve infatti al placet di Berlusconi, su suggerimento dell’altro toscano, e il PdN (Partito del Nazareno) “ è stato ed è stato visto più volte all’opera nelle Camere”. Quindi è scontato che si utilizzi l’etichetta di “parassiti”, affibbiata da un compagno (o pardon, da un amico) di partito agli oppositori di “Pier Cappone” come si dedichino note, intitolate con esplicito favore, “il catenaccio a perdere degli anti Nazareno” , “il flop dei non Nazareni: l’asse Civati – Vendola muore prima di nascere”, e a sostegno dei progetti (o sogni?) del presidente del Milan: “Quirinale, Berlusconi sicuro: nome concordato con noi”. Intanto, comunque per stimolare gli acquirenti affezionati e devoti del foglio, si segnala “Scontro nel governo sugli 007: la lotta al terrore può attendere. Le beghe interne alla sinistra e l’interferenza dei magistrati fanno slittare le misure antiterrorismo. Lasciando il Paese esposto ai fanatici” e si pubblica un servizio dal titolo enigmatico: “La riforma delle Popolari mette all’angolo gli alfaniani”, da momento che esse “sono di provata fede cattolica”, L’importante è che a giovarsi della situazione, creata dalla riforma governativa, siano le banche, davvero non ostili, anzi vicinissime con i loro consigli, non mi permetto di dire con i loro ordini, allo “statista”.
Nessuno o quasi nessuno, prima che ci pensasse da par suo Marcello Veneziani, aveva pensato a censurare il disegno di legge presentato dalla sessantaseienne sindacalista trevigiana, eletta in Toscana, Valeria Fedeli vicepresidente del Senato, inteso a “finanziare con 200 milioni di euro un programma di rieducazione all’ideologia gender”. “Ma lorsignori – rileva con un commento da condividere Veneziani – si trastullano con l’Italicum” e, ci permettiamo di aggiungere, papa Francesco telefona.
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