Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Nel ranking delle frasi lapidarie pronunciate da un uomo e dirette verso il gentil sesso, ne esistono alcune che meritano di stare ai primi posti della top di tutte le classifiche.
Non sono frasi, come molti penserebbero, molto graffianti verso il fisico femminile, tipo “ la sua cellulite ha il volume di un filobus", “mamma mia che gambe storte, ci passerebbero due camion a braccetto” o, ancora, “quella non melo farebbe… nemmeno con una pasticca di Viagra grossa come un panforte di Siena”.
E non sono nemmeno sentenze epigrafiche e maschiliste sulle capacità femminili come “ appena apri bocca bisogna fare la costruzione diretta per capirti” o “ Tu non dovresti uscire dalla cucina, altrove stoni come una campana”.
Perché quest’ultime, cosi tanto grossolane, ordinarie, rozze, zotiche, volgari, ed un lungo eccetera di sinonimi, cadono e scoppiano sotto il proprio peso.
Di fatto, definiscono, in maniera netta, la nullità intellettuale e personale della persona che le pronuncia più di quella della donna che le riceve.
Ma, ci sono altre frasi che dicono tutto senza essere molto esplicite. La prima si ode sin dall'adolescenza.
Nella preistoria, senza cellulari né reti sociali né foto inviate tramite WhatsApp, l'opinione degli amici in merito a una ragazza era parola del bambin Gesù, per il resto dei machi della combriccola vigeva questa domanda: “È bella?”.
E la cosa peggiore, la cosa peggiore che un uomo potesse rispondere era: “Sì, è abbastanza carina.”
Questa frase, così lapidaria, supponeva l'immediata condanna della ragazza al pozzo delle dimenticanze. Neanche i più disperati osavano dare un passaggio alla donna che, i loro amici, avevano definito carina.
La ragazza rimaneva, allora, condannata all'ostracismo sentimentale, a meno che il contingente di sciupafemmine da strapazzo puntasse la mira verso altre “carine”, infinitamente meno aggraziate di lei. Immagino che oggigiorno la traduzione moderna di “carina” dei miei tempi sarebbe riscontrabile in qualcosa come: “ Uff…, non somiglia per niente alle foto che ha messo in Feisbukke.”
Cosicché essere accusata di falsificare le proprie foto nelle reti sociali, è nel 2015, una condanna maggiore di quel “carina” della mia epoca che, normalmente, non usciva dalla combriccola.
Ma, ritorniamo al ranking delle frasi lapidarie, perché esiste qualcosa di peggiore di “carina” e che si stabilisce nelle menti collettive, a partire dai 30anni.
“Com’è la nuova fidanzata di Giovanni?”, domandavamo una volta.
“Come com’è? E’ la tipica donna alla quale gli uomini fischiano dietro, e che odiano tutte le donne”, era la risposta.
“Ah, sì?”, chiesi. “E com’è questa ragazza che odiano le donne e che piace a tutti voi?”
“ Ma cavolo, Massimo, che domande fai, come vuoi che sia. Già lo sai!”
“Già so, cosa?”, replicai.
“ Grande fisico, tette enormi, culo da far svenire. Via che si deve dire di più…”
“ Dunque, tutto quello che odiano le donne…”, ribattei, facendo il tonto.
“Oh bravo, proprio quello”, mi risposero in coro.
“ Quello che mostra insegna più di quello che nasconde”, aggiunse uno di loro.
“Ah! E del cervello, nessuno ne parla?”, insistetti.
“Del cervello, cosa?! Che cosa insegna?” “Il cervello?”,risposero, “ Che motivo hanno per avere bisogno del cervello?”.
In fondo ben poco è cambiato dai mie giurassici tempi.
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