Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
È la commemorazione di Mani pulite e la Corte dei conti, nata per opporsi ai mali dell’ iniquità nellares publica, denuncia l’alto livello di corruzione raggiunto in Italia.
Siffatto richiamo urlato lo lancia Luigi Giampaolino, presidente della Corte, inaugurando la cerimonia dell’anno giudiziario dei magistrati contabili:
«Illegalità, corruzione, malaffare sono fenomeni ancora
notevolmente presenti nel Paese e le cui dimensioni, presumibilmente, sono di
gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente, alla luce», ha
dichiarato con fermezza l’alto giudice.
Un apprezzamento glaciale e secco, a maggior ragione in quanto formulato
davanti al presidente Giorgio
Napolitano, a quello della Corte costituzionale Alfonso Quaranta, e a Paola
Severino, ministro della giustizia.
Molti i riscontri positivi a fine cerimonia: Casini, Vendola, Paniz hanno definito più che efficace l’ intervento del Presidente della CdC.
Lo stesso Giampaolino, però, ha rincarato ancora più la dose, di fronte ai giornalisti di tutte le testate, freddando tutti con la sua affermazione che «la battaglia contro la corruzione è stata ormai persa. Bisognava combatterla in modo sistemico, mentre in Italia l’approccio è stato solo penalistico, chirurgico, fatto di tagli irrimediabili. Sempre con l’idea di allungare le pene o escogitare nuovi reati, mentre sarebbe servita una riforma migliorativa della pubblica amministrazione».
«Occorrerebbe fare per la corruzione quello che è stato
fatto per la mafia, costruire un momento di lotta».
Da queste crude affermazioni si capisce che il malaffare pubblico in Italia è
così radicato e, nello stesso tempo, potente che i più alti magistrati
contabili affermano che, la Corte, non è ancora assolutamente preparata per
risolvere definitivamente il problema.
Maria Teresa Arganelli, sostituto del procuratore generale, illustra che la consistenza della corruzione annuale in Italia è calcolata in 60 miliardi.
Per la Commissione Europea, l'Italia conserverebbe il 50% dell'integrale giro economico della corruzione in Europa sebbene, considera il sostituto, si valuta un fondamento «che appare esagerato per l'Italia, considerando che il restante 50% si applicherebbe senza grandi problemi negli altri 26 Paesi dell'Unione Europea».
I numeri, checché se ne dica, rimangono impressionanti:
- nel 2011 i casi di corruzione sono stati 184;
- quelli di concussione 133;
- 1.160 gli abusi di ufficio.
- Le persone denunciate sono state 4.064, ma qui il discorso è leggermente diverso perché, certe volte, sono stati bloccati e indagati per verifiche soggetti completamente estranei a simili accuse, fondate per lo più su telefonate anonime, mail o lettere alle forze dell’ordine.
Nondimeno, quello che la Corte riesce a riafferrare non è assolutamente
comparabile ai 60 miliardi trafugati. Nel 2011, i togati contabili hanno applicato
condanne in primo grado per poco più di 75 milioni di euro e in fase d’appello
per altri 15 milioni.
La gestione scellerata delle risorse pubbliche è parte integrante di questo
malaffare e la macchina dello Stato, a questo punto, diventa costosissima solo
considerando tutto il personale dipendente.
Nella sanità le alterazioni tributarie -dell’anno 2011- sono calcolate in più di 100, con La CdConti che ricava risarcimenti, complessivamente, per circa 22 milioni di euro a carico di 144 persone fisiche e 8 giuridiche.
Non mancano nemmeno le truffe sui fondi provenienti dalla
Comunità Europea, soprattutto a causa delle più che sospette frodi che
sospendono i finanziamenti o li accreditano allo stato. Nel 2009 l’Italia ha
dato all’Europa 14,4 miliardi di euro, ma ne sono tornati in finanziamenti solo
9,1. E a fine 2009 le somme da recuperare a causa delle frodi erano di 85,2
milioni totali.
In un anno che sarà ricordato «nella storia della finanza pubblica italiana, per
la severità della situazione economica e per l’affanno con il quale i governi
hanno rincorso i rimedi necessari a fronteggiarla», dice Giampaolino.
I problemi sono tanti, uno dei più urgenti da risolvere è l’evasione fiscale «con una lotta che deve essere combattuta, da tutti, partendo dal combattere lo sperpero di denaro pubblico».
La cosa veramente interessante è che, il Presidente della CdC, ha voluto primariamente toccare i nodi focali della questione, andando a colpire il vero, grande e ammorbante problema, quello della corruzione della cosa pubblica, senza soffermarsi molto, invero, su altre metodologie esecutive -delle forze predisposte al recupero del maltolto-, quasi facendo capire che le varie “retate” di Cortina, Sanremo –cosa dell’ultim’ora- e delle multe spropositate agli sprovvisti di scontrino, altro non sono che rimedi apparenti e temporanei, adottati per fronteggiare un problema, ma inadeguati a risolverlo definitivamente.
Inserito da Carmen il 19/02/2012 15:41:18
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