Editoriale

Terremoti, risate e ipocrisia

Ci si indigna se dei malfattori ridono di un terremoto pensando agli affari e disprezziamo chi no sa fare denaro per fedeltà alla propria onestà intellettuale

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

er la seconda volta nel corso di un’indagine su appalti più o meno infiltrati dalla mafia, n’drangheta o semplice malaffare, abbiamo sentito la registrazione di telefonate fra imprenditori che si compiacevano, arrivando alla grassa risata di soddisfazione, per gli affari che un terremoto avrebbe portato loro.

Abbiamo altresì sentito un tizio che gestiva una cooperativa delegata all’accoglienza di immigrati, dichiarare, con contentezza trinfante, che il business rendeva più del commercio di droga!

Sono solo tre casi balzati agli “orrori” della cronaca, ma chissà quante altre parole simili e altrettanto ignobili sono trascorse fra coloro che sapevano di poter trarre vantaggio dalle disgrazie collettive.

Non sono indagati e quindi intercettati, quelli che nel disastro della Concordia hanno intravisto la possibilità di lucrare su quei morti con i lavori durati anni, come sappiamo, e costati tanto, come sappiamo. E dunque non sappiamo se fra gli interessati al guadagno sul recupero e la demolizione siano corse risate o parole di cinica soddisfazione per i futuri guadagni sui morti che quelle disgrazie hanno provocato.

Non sono indagati e quindi intercettati, coloro che concorreranno ai lavori di smantellamento o recupero del traghetto andato a fuoco nell’Adriatico fra la Grecia e l’Italia.

Ma dirò di più, non sono indagati e quindi intercettati neppure i giornalisti che si sfregano le mani per una bella strage che farà fare una prima pagina con i fiocchi, e aumentare le vendite.

Però l’ipocrisia corrente si indigna nei confronti di imprenditori (chiamiamoli così) disonesti, abituati a dare tangenti e ricevere favori, perché fanno quello che altri fa senza che si sappia, ma passa per anima bella o moralista fustigatore dei costumi corrotti del malaffare italiano.

Eh no! Non ci stiamo a questa ennesima prova di ipocrisia.

Sembra che chi rilancia con orrore quelle ignobili risate non sappia che viviamo in una società dove la vita vale meno degli affari, anche per il diritto! Oramai assassinare qualcuno è meno grave che derubarlo, o truffarlo o comunque procurargli un danno economico.

Se si invoca la pietà e l’umana comprensione per lo stupratore, il violento e l’assassino, sono tutti rigidi e inflessibili nei confronti di chi si macchia di reati contro il patrimonio (e non quello culturale!).

La nostra società ammira chi fa soldi (tanti) e disprezza chi non sa farli anche se magari è un raffinato filosofo, un brillante intellettuale, un severo studioso, ma se il rigore intellettuale non permette a coloro che lo esercitano di piegarsi alle leggi del mercato, essi sono agli occhi di tutti dei falliti.

Eppure quegli uomini e donne, spregiati perché artigiani di prodotti poco richiesti dal mercato finanziario, sarebbero i portatori di valori come la compassione, la solidarietà (non pelosa!), unite ad una sana critica risultato dell’analisi impregiudicata.

Certo, è gente “inutile”, che produce parole, idee, studi, ricerche che nessuno vuol comprare tanto più se esse sono scomode e/o non hanno la possibilità di diventare best sellers.

E allora per favore non indignamoci se dei disgraziati malfattori ridono delle disgrazie, dei morti, delle tragedie e si sfregano le mani per gli affari futuri, l’ipocrisia delle anime belle può essere anche peggio!

 

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