Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Sergio Mattarella
Due sconfitte pesanti accumulate nel giro di pochissimi giorni sono davvero troppe per il presunto e sedicente leader lombardo. Il “cerchio magico” del puttino l’ha avuta clamorosamente vinta, irridendolo, sul “cerchio magico”, di dimensioni microscopiche (Letta e Verdini), del Cesare in disarmo . Anche in un clima da caduta dell’impero a Bisanzio, alla prima, cioè la designazione del cattolico di sinistra Sergio Mattarella, si aggiunta la seconda débacle, il recupero da parte della prima fazione e la defezione verso la seconda di Alfano, cronicamente affetto dalla sindrome di Giuda.
Dicono tutto i titoli degli articoli di “Libero” e del “Giornale”: “Al Colle con 120 mila euro in meno”, “Agli italiani non piace. Solo uno su cinque voterebbe Mattarella”, “Le “consultazioni”. Re Giorgio pressa tutti per scegliersi l’erede”, “Poteri forti. Sergio è benedetto da Vaticano e Merkel”, “Il gran rifiuto. Berlusconi tiene duro: nessun aiuto a Mattarella”, “Io c’entro?. Lungo pressing su Angelino perché voti l’uomo di Renzi”, “Purghe in vista. Renzi se la gode. “Adesso è fatta”. Ma vuole farla pagare ad Alfano”, “La lista dei “pacchi” tirati dal rottamatore. A Silvio è toccata la sorte di Letta e D’Alema. Se conosci Matteo, stai sicuro che ti fregherà”. L’unico a salvarsi è l’editoriale di Belpietro, solo per la denunzia della contraddizione rappresentata dalla presenza determinante tra gli elettori di 148 deputati dichiarati abusivi dalla Corte costituzionale, organo di cui fa parte Mattarella. Va rilevato comunque che il merito della segnalazione va attribuito anche a Storace .
Un titolo lascia intuire che la lezione non sia servita, dal momento che il “forzista invincibile” Lucio Malan proclama “Il Rottamatore è stato scorretto ma sulle riforme tratteremo”. Nel corpo dell’intervista non ci spiega quali siano e quale utilità possa recare all’Italia.
Prima di chiudere la nota, stilata prima dell’avvio della votazione decisiva (?), non può essere taciuto che la destra da questa situazione non sembra ricavare nulla di sensato e di utile per il futuro anche immediato. Storace, di cui ignoriamo il peso elettorale, ha ripreso a polemizzare forse anche giustamente contro la Meloni, restia a scendere dal piedistallo, aprendo la pagina essenziale della riorganizzazione e del rilancio. Organizzazione e rilancio che non sono stati certo ottenuti con l’aggancio alla proposta leghista della candidatura di Feltri, in cento e cento occasioni lontano dalla destra. La Meloni dovrebbe anche ricordare che il suo partito, dopo le europee, pur avendo terreno fertile ed occasioni politicamente interessanti da sfruttare, non è riuscito affatto a progredire, sempre a cavallo della fatidica soglia del 3%.
L’Istat, forse entrato nell’orbita del potere toscano, ci informa dell’aumento di 93 mila posti di lavoro rispetto al mese di novembre, sorvolando sul fatto che si tratta di una situazione internazionale e non isolata italiana, mentre l’Eurispes – dato questo trascurato ad arte – rivela (sì rivela e no rileva) che “1 italiano su 2 non arriva a fine mese e il calo degli stipendi ci riporta al 1982. Sul tema delle Popolari il gestore del fondo Algebris e amico del Granduca ha svelato al “Sole 24 ore” di avere iniziato ad acquistare azioni di una delle banche popolari dal “marzo 1914”. Capito?
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