Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Tanto per avere le idee chiare su Sergio Mattarella, giurista e professore universitario, sono andato a controllare i titoli della sua produzione scientifica sul sito opac.sbn, che raccoglie 13.487.807 notizie bibliografiche e 72.530.313 localizzazioni. Sulle 13 segnalazioni esistenti al nome del presidente del Repubblica figurano solo 2 lavori non politici, Sulla preclusione del procedimento legislativo, Palermo, 1969, pp. 24 e Profili giuridici dell’intervento della Regione siciliana nell’economia, Palermo, 1979, pp. 166. Vedere per controllare!
Ha esordito su “Il Giornale” Piero Ostellino con un titolo “Renzi ha partorito il figlio di una cultura illiberale”, politicamente fondato ma inadatto in casa di un uomo, che non perde occasione per dimostrare il suo carattere cesaristico ed autocratico.
Ha imbottito il “ragazzotto toscano” di sacrosante censure, accusandolo di “essere uno spirito autoritario” e di sostanziale mancanza di “volontà di modernizzare il Paese”. Ma perché Ostellino e tanti altri continuano a credere che l’architetto del siluramento del Nazareno sia soltanto Pier Capponi? Chi può provare, ad esempio, che sia stato il pupone, uomo immagine e mero esecutore di ordini giunti dall’alto, il responsabile del diktat di “segnare le schede per poter controllare tutti”? Perché Brunetta, ingenuamente, non lo ritiene punta di una lobbie, anche internazionale, e lo gratifica dell’epiteto di “dittatorello? Del resto che dietro Renzi esista, decisiva e decisa, una lobbie, è provato dalla vicenda di David Serra, amico e finanziatore del gruppo del toscano, il quale ha investito nel settore all’ascesa del sodale e su cui la Consob “vuole saperne di più” e dalle dichiarazioni di Gianni Zonin, presidente della Banca Popolare di Vicenza, il quale ha tenuto a sottolineare che con la riforma voluta e varata dallo “statista”: “mettiamo le Banche Popolari nelle mani di speculatori, fondi esteri. Svendiamo loro il 25% dell’attività bancaria italiana”.
Allucinante l’intervista a Gasparri, che proclama “Ci siamo divisi, ma senza drammi” e assicura” I nostri franchi tiratori non sono stati più di 20, si potrebbero individuare facilmente”. Un’altra nota, di cui merita di essere segnalato l’autore, Francesco Cramer, mostra quanto il clima sia degradato a livelli di VI mondo: “Forza Italia, 36 disubbidienti lasciano le impronte digitali”.
Tra l’assurdo ed il masochistico il titolo: “Berlusconi non si arrende: sapevo, il dialogo resta. Il Cavaliere è deluso da Renzi che non ha mantenuto i patti ma continua sulle strade delle riforme”.
Feltri ha ringraziato i suo “elettori”, ipotizzando una continuazione dell’aggancio tra la Lega e Fdi, credibile ed accettabile solo nel frangente elettorale. I due leaders hanno parlato, suscitando non poco stupore e consistenti perplessità. Il leghista, nel solito linguaggio raffinato ed elegante, aprendo all’alleato storico, ci ha regalato una massima esaltante da consegnare ai posteri “Dalle grandi sconfitte nascono grandi vittorie”. L’altra, marginalizzata ed ignorata nei titoli dei principali quotidiani, dopo 12 striminzite righe sul foglio della famiglia Berlusconi, in un’intervista a “Libero”, invece di pensare a frantumare il proprio cerchio magico e degnarsi di considerare la possibilità di una riorganizzazione della destra, per un’eventuale alternativa ha avanzato la proposta di un’armata Brancaleone con il Carroccio, i dissidenti di Fi, Ncd e M5S.
Di fronte a questo spettacolo, perché altro non è, Marcello Veneziani, a proposito della lezione di Pareto, ha insistito sulla carenza italiana, esplosa soprattutto negli anni della Seconda repubblica e del berlusconismo e coronata dalla nomina di Mattarella, della mancanza di classi dirigenti e di una classe dominante.
AMMINISTRATIVE 2019, IPOTESI PATTO PER FIRENZE? Se ne parla sottovoce, ma in molti ci sperano.
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