Editoriale

Meno yesmen e più intellettuali critici per Berlusconi

Circondato e consigliato da chi gli dà sempre e solo ragione anche quando segue i consigli o le idee sbagliati

Mario  Bozzi Sentieri

di Mario  Bozzi Sentieri

a vicenda è nota. Nella partita per il Quirinale, Silvio Berlusconi ha perso e con lui il centrodestra (pur con tutte le variabili del caso ed i voti “di bandiera” come quelli dati a Vittorio Feltri da Lega e FdI). La vittoria – come si sa – ha molti padri, la sconfitta uno solo. Facile perciò addossare tutte le colpe all’ex Cavaliere, “intortato” da Matteo Renzi,  dimenticandosi della gracilità del Movimento 5 Stelle e delle zigzaganti “strategie” di Angelino Alfano, passato, nell’espace d’un matin,  da un accordo di ferro  con Forza Italia alla resa incondizionata al Pd renziano e ai suoi alleati di sinistra.

La responsabilità principale del leader di FI è stata certamente quella di  non avere colto il  doppiogiochismo del Presidente del Consiglio-Segretario del Pd e  gli evidenti interessi di bottega di Alfano e compagnia. Non minore responsabilità va però  attribuita alla cerchia dei presunti amici-consiglieri  di Berlusconi, a cominciare da certa stampa fiancheggiatrice, fedele-alla-linea  alla maniera della  “Pravda” (o de “L’Unità”) d’una volta.

A leggere, oggi, certi commenti dei pasdaran  del Cavaliere,  emergono  tutti  gli  errori di strategia politica  che hanno portano alla sconfitta del centrodestra, con FI in testa, nella battaglia del Quirinale: “il catenaccio a perdere degli anti Nazareno”; meglio andare avanti con il “partito del Nazareno” che lasciare Renzi (e il Paese) nelle mani della Bindi e di Bersani;  “i mal di pancia di Raffaele Fitto e degli altri berlusconiani in crisi d’identità dimostrano che sono in ritardo con la realtà”; per fare le grandi riforme ed eleggere il capo dello Stato o Renzi cede al ricatto dei Cofferati e riconsegna il paese alla nomenclatura post comunista oppure si appoggia ancora di più all’alleanza con Silvio Berlusconi, ergo il Patto del Nazareno non si tocca; se Renzi si sgancia da Berlusconi rischia di essere impallinato dalla minoranza Pd, la quale gli farà credere di seguirlo su un nome per poi, nel segreto dell’urna,  fargli fare la fine di Prodi; il Partito del Nazareno è “la casa del ceto medio”. Questi, fior da fiore, alcuni dei giudizi espressi da alcuni autorevoli commentatori di area berlusconiana, non un mese fa, ma la settimana scorsa.

A questa sequela di  intramontabili certezze va aggiunta la solita sfilza di accuse verso chi, all’interno di Fi, non condivideva certe scelte: traditori, incapaci, estremisti giacobini, masochisti.

Visti i risultati un po’ più di “moderazione” autentica, per chi ha l’ambizione di rappresentare gli orientamenti dei cosiddetti “moderati italiani”, non guasterebbe. E’ una questione di stile, di metodo, ma anche di contenuti.

Si evitino allora  gli incensamenti a tutti i costi e si riprenda finalmente, sul versante del centrodestra, il filo del discorso, individuando un percorso di ricostruzione politica. Si torni a dialogare e a confrontarsi seriamente, sulle idee, sui programmi, sulle alleanze e sugli strumenti di selezione della classe dirigente. Ci si riapra alla società civile, al mondo della produzione e al territorio. Non  si demonizzi il confronto, valorizzando piuttosto  l’apporto di voci “d’area”, ma realmente indipendenti.

L’idea del  Capo che-ha- sempre-ragione non ha mai portato bene. Certe recenti sconfitte politiche purtroppo lo confermano. A questo punto è necessario cambiare registro

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    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da MARIO BOZZI SENTIERI il 02/02/2015 14:28:29

    Caro Ghorio, d'accordo ! Purtroppo con i "tengo famiglia" e/o con i "tengo poltrona" non si va da nessuna parte.

  • Inserito da ghorio il 02/02/2015 12:55:08

    Una sola considerazione sull'editoriale di Mario Bozzi Sentieri: gli"autorevoli commentatori di area berlusconiana" hanno anche loro lo slogan longanesiano del"tengo famiglia". L'informazione controcorrente, bastian cointario, etc di quest'area è diventata molto, molto un'eccezione.

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