Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Salvini sta conquistando un' importanza crescente, ottenuta più per demerito degli altri che per il valore ed il peso della sua propaganda e merita alcune riflessioni.
La prima riguarda un mio auspicio, un mio sogno, quello di vedere i due Mattei, il toscano ed il lombardo, intervenire in una trasmissione televisiva, a rete unificate, parlando e ricostruendo … le loro esperienze lavorative.
La seconda si riferisce allo spazio sui giornali d’area. Lunedì un’intervista su “Il Tempo” e martedì una nota in V pagina sul foglio della famiglia Berlusconi. “Nel centrodestra [quale destra?] – si dice in apertura – che esce a pezzi dall’elezione del capo dello Stato l’unico a restare ben saldo in piedi è Matteo Salvini [e la Meloni, poverina?]. La strategia congiunta con Giorgia Meloni [meno male, ci è ricordati di lei] – votare Vittorio Feltri candidato di bandiera – ha tenuto fino alla fine, e così Lega e Fratelli d’Italia escono ancora più forti dal ciclone Renzi. In particolare il Carroccio sembra ora proporsi come possibile fulcro dei nuovi equilibri nel centrodestra tutto da rifondare”.
Questo della rifondazione è l’obiettivo necessario ed indispensabile ma non nel solco e all’ombra del Cesare di Arcore, che sogna per sé un ruolo, eufemisticamente definito “da regista”, e non davvero con le intenzioni del “responsabile cultura” di FI “azzeriamo tutto: è l’ora della società civile”, che sanno tanto di Tomasi di Lampedusa e ricordano lo spirito del 1994, dissoltosi come neve al sole.
Non è davvero poi pensabile che al danno subito da Berlusconi con l’accettazione del premio di maggioranza attribuito alla lista e non alla coalizione, si aggiunga la proposta beffa da lui avanzata di una lista unica. Ora in questa situazione è inaccettabile subire l’Italicum , a meno che Berlusconi non ceda lo scettro o meglio il bastone del comando, anche se realisticamente non è ipotizzabile un successo del centro – destra ed è obiettivamente invece innanzi a noi un catartico e chissà se taumaturgico periodo di saggia, determinata, puntuale e minuziosa opposizione.
Francamente desta scetticismo l’autocandidatura di Salvini a leader, perché, oltre ad apparire il ruolo a lui del tutto inadatto, appare fautore di una linea urlata e non ragionata, protestataria e non propositiva, velleitaria e non plausibile.
Un’ ulteriore riflessione meritano i propositi di aprire a quanti “hanno sempre fatto politica con il cuore e sono rimasti delusi dalle loro attuali esperienze”, cioè viene delineata una sorta di ecumenismo laico, spesso tradottasi in un’ “armata Brancaleone”.
Salvini ha proclamato orgogliosamente che “La Lega è la Lega”. Molti avrebbero voluto ascoltare una affermazione dello stesso senso fatta dalla Meloni “la destra è la destra”, che merita innanzitutto e soprattutto di essere riorganizzata senza innaturali confusioni, sopportabili e concepibili solo se momentanee e caduche.
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