Editoriale

Appelli. Il Presidente-arbitro ammonisca i giocatori. La destra si riorganizzi

Vincenzo Pacifici

di Vincenzo Pacifici

Professore ordinario di Storia Contemporanea Roma La Sapiena

no dei passaggi della mia vita è stato il rispetto della massima “il gioco è bello quando dura poco”. E’ quindi arrivato il momento di chiuderla con i sarcasmi e con i soprannomi rivolti al “presidente del Consiglio”, voluto ed imposto dalle potenze …. Celesti.

 E’ diventato perciò urgente rivolgere al presidente della Repubblica, persona civile, corretta e riservata, un appello fondato sulla posizione da lui proclamata in occasione del discorso di insediamento. Mattarella si è detto arbitro, auspicando la correttezza da parte dei giocatori in campo. Ora non credo che possa essere considerato l’atteggiamento assunto in questi ultimi giorni da parte del dott. Renzi, un atteggiamento sfottitorio ed irridente, corretto e civile delle parti in campo.

 Lasciamo perdere qualsiasi considerazione di ordine morale sulla campagna acquisti, o mi scuso, sui cambi di casacca motivati solo dal desiderio e dall’ansia di salire sul “carro del vincitore”, ma in altri tempi, nei tempi in cui ha vissuto la vita parlamentare il presidente Mattarella ed in cui esistevano i partiti autentici, il comportamento del dott. Renzi avrebbe creato complicazioni ed istigato a reazioni anche pesanti delle aule della Camera e del Senato. I giocatori sui campi di calcio vengono ammoniti, viene loro il “cartellino giallo”, anche nel momento in cui compiono atti irriguardosi ed irrispettosi nei confronti degli avversari.

La polemica è giusta, sacrosanta e necessaria, il confronto dialettico deve essere incisivo ma misurato ma né l’uno né l’altro possono mai scadere nell’irrisione, nello scherno, nel ludibrio.

Un altro appello va rivolto alle donne ed agli uomini di destra, che domani si riuniranno per una manifestazione organizzata a Roma da Isabella Rauti:  dimentichino il passato, costellato da errori generali, si confrontino e non perdano l’occasione per rilanciare la riorganizzazione della Destra. E’ non la penultima occasione ma l’ultima

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