Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
A quanto pare le ragioni di sicurezza usate dal dott. Renzi per spiegare l’uso dell’aereo di Stato per imbarcare la propria famiglia e depositarli tutti insieme ad Aosta, non valgono per il presidente Mattarella ed il suo volo a Palermo con la linea italiana ?
Che formidabile lezione impartita! E a questo punto la Corte dei Conti cosa aspetta per avviare una indagine, tanto il dott. Renzi dovrebbe essere ormai preparato all’intervento della Magistratura sia ordinaria sia contabile, vedi il caso dell’Etruria e delle Banche Popolari e le indagini avviate a Roma con interessamento anche di Milano.
Mentre la Camera è stata trasformata in “un bivacco dei manipoli” notturno e diurno agli ordini del conducator toscano, Berlusconi assicura di aver scelto la linea dura e di “non mollare un centimetro”, la Lega almeno la Veneta, quella che ha Tosi come proprio segretario “nazionale” e che continua a rivendicare come propria ragione “sociale” di essere “movimento autonomista e federalista” – lo noti e lo consideri la Meloni - ha deciso in correre da sola alle prossime elezioni regionali di primavera con una lista ed altre civiche a corredo, entro le quali “possono confluire i singoli esponenti del centro destra. Il dott. Renzi ringrazia sentitamente!
Riprendendo l’antico proverbio “ex ore tuo te iudico”, utilizziamo l’editoriale di Antonio Polito “Prepotenti e rissosi. Il sonno della ragione”, in cui innanzitutto si è accesa la disputa dell’uovo e della gallina, risolta dall’opinione pubblica con l’assegnazione della responsabilità ai primi (la maggioranza), che hanno provocato facendo divenire gli altri rissosi. Polito dice che con il lavoro notturno della Camera si è prodotto “il sonno della ragione” rendendo Montecitorio simile ad un Parlamento balcanico. Polito osserva anche, ed è difficile dargli torto, che “se l’obiettivo di cambiare la Costituzione smette di essere comune alle più grandi forze popolari, e diventa il progetto di un solo partito dominante, la conseguenza quasi inevitabile è che le opposizioni si coalizzino e si radicalizzino”.
Ancora più convincenti appaiono le conclusioni: “La capacità di riformatore di Matteo Renzi non si misura con il numero delle sedute che è capace di imporre al Parlamento o per la efficacia delle minacce di scioglimento con cui tiene a bada i parlamentari. Bisogna che il premier ridia presto un senso a questa storia: costruendo un nuovo asse politico per le riforme e accettando le conseguenze, di metodo e di merito, che ne deriveranno. Altrimenti rischia di intestarsi il fallimento del progetto sulla cui base ha preteso ed ottenuto la guida del governo”. Delizioso quel “preteso” per lui e per i suoi amici.
Dalla nostra posizione politica non si può che gioire per questo clamoroso autogol, convalida indiscutibile dell’inconsistenza politica del dott. Renzi, che dovrebbe offrire lo stimolo per un rilancio sul campo delle forze alternative.
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