Editoriale

Sempre più in basso, ora la destra litiga sui soldi

Hanno rifiutato ogni progetto per impiegarli in iniziative che coltivassero la cultura, hanno anche ritirato il bando di un concorso già pubblicato. Che vergogna!

Vincenzo Pacifici

di Vincenzo Pacifici

Professore ordinario di Storia Contemporanea Roma La Sapiena

li ex An si litigano 200 milioni. L’eredità. Accuse e veleni. Tutti contro tutti in vista dell’assemblea della Fondazione. Gli alemanniani sognano un nuovo partito. Gasparri e Meloni: “Volete solo i soldi””. E’ questo il titolo agghiacciante, avvilente, umiliante con cui “Il Tempo”, a differenza dei due altri giornali d’area, sempre ben disposto, aperto e mai malizioso o maligno, ha voluto e, ad avviso di chi scrive, ha dovuto denunziare una disputa non grigia ma oscura, che rende problematica, se non impossibile una qualsiasi seria ed organica riorganizzazione. A gettare una luce ancora più drammatica sul quadro è l’editoriale, firmato da Assunta Almirante, chiuso da un’affermazione, che è impossibile non definire “ultimative”: “il denaro di Almirante e di tanti amici missini come lui, va speso come si deve. In caso contrario mi metterò di traverso per far sequestrare l’eredità. Non permetterò la spartizione del bottino”.

   Sul “bottino”, allora e solo formale, quello del simbolo, ci si era già scontrati con esito favorevole alla Meloni. Il partito da lei creato lo aveva potuto utilizzare nelle elezioni politiche, così da consentire il conseguimento di un risultato dignitoso, in considerazione del freschissimo varo, e nelle europee con un esito deludente, confortato solo dal consenso di tanti, legati alla fiamma e all’esperienza di Alleanza Nazionale, che ha consentito il passaggio dall’ormai anacronistico neofascismo e dall’ancora più remoto nostalgismo alla Destra del XXI secolo. L’emblema come il gruppo della Meloni e di La Russa hanno perduto dallo scorso anno mordente, incisività ed appeal, sempre a cavallo della pericolosa percentuale del 3%. L’attuale illogico ed antistorico intruppamento sotto Salvini era antitetico ieri e oggi dall’identità e dalle idee della Destra.

   La spiacevole ma inevitabile condanna espressa dal quotidiano diretto da Chiocci, con le sue implicazioni e con le sue conseguenze, conferma la validità morale ed il peso politico del volume, presentato appena un anno or sono da Gennaro Malgieri, L’allegro naufragio. La scomposizione del centrodestra e la crisi del bipolarismo. In esso il politico campano ripercorre le note pubblicate nel quinquennio chiuso dalla consultazione del febbraio 2013, concludendo che “nulla è stato tentato per mantenere integra la coalizione perché non c’è stata la volontà di parte di nessuno di completare un progetto che avrebbe potuto cambiare la storia d’Italia se fosse stato realmente perseguito”. E la gran parte dei pezzi giornalistici di Malgieri non perde attualità né senso e, rivisitata nel marzo 2015, conferma i travagli, le difficoltà, le incertezze e le crisi di una coalizione, in cui Alleanza Nazionale avrebbe potuto giocare un ruolo centrale e primario se avesse conservato, tenendolo orgogliosamente, il proprio patrimonio ideale e culturale.

   Minata dalla guida autocratica di Berlusconi, non poteva che perire a causa del berlusconismo “un colossale fallimento”.

   Malgieri, nell’appendice, esprime in maniera convinta e sentito l’auspicio di “vedere crescere comunque, come una pianta, un movimento di rinascita nazionale ed europea, ben fornito di idee, progetti, programmi, fortemente legato al popolo, interprete delle aspirazioni nazionali e continentali, caratterizzato da un’identità liquida, ma non evanescente”.

   La deteriore vicenda romana può indurre ad uno scoramento al limite del definitivo ma altrettanto  risoluto è il voto per il recupero e per la riacquisizione dei valori, sobriamente ma efficacemente sintetizzati da Gennaro Malgieri.

   L’espressione, contenuta in una lettera di S. Paolo, cupio dissolvi non appartiene al nostro mondo e alla visione spirituale. 

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