Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Esecuzione di una spia del Mossad
I jihadisti dello Stato Islamico hanno pubblicato il loro ultimo video.
Il social network Twitter è stato inondato da immagini rilasciate dai terroristi, in cui si vede un bambino vestito come un qualsiasi guerriero di Allah che spara a una presunta spia del Mossad israeliano.
L'ultimo capitolo della serie di propaganda del terrore è arrivato sui computer e smartphone di mezzo mondo.
Proprio ciò che pretende l’Isis e che viene duramente (!) combattuto dagli Usa.
Il video mostra come l'agente del Mossad sia accompagnato al luogo dell’esecuzione da un adulto jihadista e un bambino; quest’ultimo si pone davanti al prigioniero in ginocchio e ammanettato, e gli spara in fronte. Subito dopo il colpo, la vittima cade a terra e il giovane carnefice gli assesta altri colpi per garantire la sua morte.
"Siamo in guerra, e la metà della battaglia è attraverso i media", ha detto Ayman al Zawahiri, nel 2005, allora numero due di Al Qaeda, in circa una dozzina di video di decapitazioni trasmessi dalla rete di Abu Musab al-Zarqawi, "il Jordano " e leader di Al Qaeda in Iraq. Zawahiri ha sostenuto che questi filmati possano alienare i musulmani.
Zarqawi è stato ucciso in un raid aereo statunitense nel 2006, ma la sua eredità di jihadista iper-violento ha piantato i semi di quello che è oggi lo Stato Islamico, un discendente diretto di Al Qaida in Iraq.
"Siamo in guerra, e la metà della battaglia è attraverso i media " è divenuto anche per essere il motto del Centro di Comunicazione Strategica Antiterrorismo americano (CSCC), agenzia fondata nel 2010 per contrastare la rete di propaganda jihadista.
Ma per The Atlantic, magazine di notizie e analisi politiche di Washington, il Centro di CSCC, per come è concepito, è in netto svantaggio sullo Stato Islamico. L’Isis promuove video di decapitazioni e uccisioni barbariche. Il Centro non ha filmati di tale impatto che possano far confluire milioni di visitatori. I video di decapitazioni sono impressionanti quanto ripugnanti, e per questo motivo, diventano virali in rete. Si adattano perfettamente alla società dello spettacolo in cui viviamo, in cui il macabro diventa affascinante. E riempiono le trasmissioni e tutti i canali di notizie 24h su 24.
Lo Stato islamico si basa essenzialmente sul potere della propaganda della paura, e ha mostrato la sua maestria con le reti sociali.
Questa fobia dell’uomo incappucciato che tortura e uccide, è un'arma più potente dei sermoni di qualsiasi fede religiosa.
Lo Stato islamico ha una contro-propaganda molto più devastante delle varie agenzie americane e occidentali, che si appellano più alla ragione e meno, molto meno, all’emozione.
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