Spigolando nei giornali

Riforma Rai, bella l'idea di una rete culturale, purtroppo sarebbe solo di sinistra e la destra gliela lascerebbe senza discutere

di Vincenzo Pacifici

La riforma della Rai si prepara ad essere l’ennesima montagna di chiacchiere, vuote, contraddittorie e tale da portare ad interminabili dibattiti e confronti macchinosi e confusi. Aldo Grasso nel suo editoriale L’agognato bottino di guerra non nasconde che dalle prime informazioni “c’è qualcosa che non torna” con l’idea di un amministratore delegato con pieni poteri, per cui è “difficile trovare il grimaldello legislativo per nominarlo”. Considera poi la “parte meno convincente” “quella editoriale”, dal momento che “la Rai non ha tre canali, ma 15, ed è su quella misura che bisogna ragionare”. In conclusione e in sintesi esamina “il caso della rete senza pubblicità, una Raitre culturale  e di “solo” servizio pubblico: come dimostrano simili esperienze francesi e spagnole, in un attimo la rimozione degli spot può diventare uno strumento punitivo, una condanna alla “ghettizzazione”. E poi cosa vuol dire “culturale”, o cosa si intende per “linguaggi innovativi? Un bel varietà di Fiorello non è cultura? Al di là delle regole, Un Servizio pubblico è fatto di contenuti, di immaginari, di creatività. Tutti elementi di cui nessuno si occupa, nell’illusione che in Rai esistano ancora”. Grasso si chiede cosa voglia dire “culturale” e la risposta è facile sin da adesso: significa predominio assoluto e soffocante della sinistra laica, radicale e naturalmente, su tutte, marxista. Sulla Rai interviene ancora Giacalone, che sulle mire del dott. Renzi sulla Rai ricorda che nel mondo digitale dei nostri giorni “dirigere la Rai vuol dire controllare quel pezzo di opinione pubblica che si è assopito davanti alle televisioni generaliste e commerciali”. Giacalone, però, come molti altri, troppi altri, sopravvaluta il dott. Renzi, giudicato,  “una volpe”, che “conosce i suoi polli e per questo se li pappa” e che invece è al massimo “una volpe” telecomandata.  

Intanto, ripreso religiosamente sulle prime pagine di tutti i giornali e naturalmente dalrenziano “TG5”, il Granduca, una volta sceso dall’aereo di Stato, in viaggio ufficiale in Egitto, ha dispensato al solito “acqua calda” con l’affermazione della pericolosità dell’Isis, appresa dalla sua maestra all’asilo.

  I “gufi” ci fanno sapere che la spesa degli italiani è ferma e che le industrie producono sempre meno e attribuiscono, come è logico, la frenata della deflazione (-=,1%)  alla ripresa del petrolio e non certo all’incremento dei consumi, dovuto ai famosi 80 euro elettorali. Altri “gufi” (Federconsumi e Abusdef) considerano il tasso “una notizia drammatica per i cittadini e per il Paese”). A gennaio poi abbiamo appreso che il debito delle Pubbliche Amministrazioni è cresciuto di 31 miliardi, portandosi a 2.165,9 miliardi, quasi a ridotto dal massimo storico (2.167,7), registrato nel mese di luglio 2014, a pochi mesi dall’avvio dell’Era Renzi.

  Il Papa ha ufficializzato ieri l’indizione di un Anno Santo straordinario, ottenendo la benedizione del suo collega toscano ed il consenso di Marino, il quale (ohibò) ha garantito la disponibilità della città, da lui amministrata tra il gaudio generale.  

  Continua, forse inarrestabile, il declino del centro – destra. Salvini compie il miracolo, atteso e auspicato a Palazzo Chigi, della scissione in Veneto con Tosi, altro elemento da riguardare nel senso critico necessario (ha la compagna senatrice del Carroccio), pronto per pura sete di potere a provocare la vittoria della candidata del dott. Renzi. Un capolavoro di finezza e di educazione da ripetere ai giovani è il commento del leader desnudo sulla tragedia di Terni : “E’ un verme, a calci in c…. in Marocco”. Berlusconi annaspa tra riunioni e trattative senza accorgersi della fine del suo carisma mentre a destra non sembra coinvolgere tutti l’iniziativa della Rauti.

  Una notazione su un commento fatto da una deputata di Forza Italia, componente della Commissione Cultura, sul disegno di legge sulla scuola: “Rendiamo questi ragazzi autonomi e in grado di confrontarsi con la realtà che li circonda”. Ma l’onorevole Elena Centemero non si accorge di parlare come parlerebbe un giapponese riemerso dalla giungla a decenni dalla fine della guerra mondiale?