Spigolando dai giornali

Caso Lupi, Renzi chieda le dimissioni del ministro e di Poletti (nella stessa situazione) e faccia decadere tutti gli indagati di governo

di Vincenzo Pacifici

Caso Lupi, Renzi chieda le dimissioni del ministro e di Poletti (nella stessa situazione) e faccia decadere tutti gli indagati di governo

Da cittadino libero ma schierato apertamente, senza equivoci e senza condizionamenti, a destra, confesso le mie difficoltà a comprendere le ragioni per le quali Forza Italia e Fratelli d’Italia, raggruppamenti ufficialmente schierati nella minoranza, non abbiano preso apertamente posizione sulla vicenda di Maurizio Lupi, ministro dei Lavori pubblici nel governo di centrosinistra in carica, chiedendone, non foss’altro per aprire una profonda crepa nell’esecutivo, le dimissioni come hanno fatto i movimenti di (autentica e reale ) opposizione.   Occorrerebbe ricordare anche a FdI che Lupi appartiene ad un gruppo cattolico, quello di Comunione e Liberazione, da sempre acido e velenoso nei confronti della destra e protagonista in Lombardia di non poche pagine oscure.  

Non è privo di ragioni Belpietro nel denunziare che “il premier fa il vuoto intorno al ministro e preme perché si dimetta. Coi quattro sottosegretari indagati si comporta diversamente. Ma il suo vero obiettivo è mettere anche i lavori pubblici sotto il cappello di Palazzo Chigi. Cioè suo”. Il direttore di “Libero” individua le vere manovre in corso, segnala - ed un articolo nelle pagine interne ricostruisce diffusamente le diverse vicende – “Tutti gli indagati di Renzi con la poltrona al sicuro”, cioè i sottosegretari Vito De Filippis, Umberto del Basso de Caro e Francesca Barracciu del Pd e Giuseppe Castiglione dell’Ncd. Però quello che vogliono presentare come “garantismo” di Forza Italia non è altro che l’ennesimo errore, dal momento che le dimissioni di Lupi costringerebbero Alfano all’uscita dell’esecutivo, facendolo trovare con il suo gruppuscolo allo scoperto ed isolato.

   Due voci amiche e vicine al Granduca si sono permesse, e loro non potevano non permetterselo, di esprimere perplessità dell’operato del famoso “uomo solo”,  alla guida della nazione da palazzo Chigi. In effetti la definizione di “uomo solo al comando” è usata da tutti con fini polemici e non davvero apologetici, perché sappiamo tutti che è circondato, guidato e assistito da mille e mille suggeritori.  Il direttore generale della Banca d’Italia Salvatore Rossi, dopo aver sostenuto che “adesso ci sono tutti presupposti per ripartire”, non ha potuto fare a meno di rilevare che “la ripartenza è timorosa, va incoraggiata”. Ha concluso, dettando le linee portanti, evidentemente sconosciute all’esecutivo, basate su una politica economica, tale da “far nascere nuovi imprenditori [e] disincentivare le rendite di posizione”.

   Pur camuffata con elogi e riconoscimenti, più pesante è la posizione espressa da Giorgio Squinzi, presidente della Confindustria ed arcinoto sponsor del Granduca. Espresso il suo consenso agli annunci e alle intenzioni, ha notato che il governo “deve portare avanti tutte le riforme”  e che il jobs act, tanto strombazzato, rimane inutilizzato dal momento che “per assumere ci vuole l’economia che marcia, ci vuole lavoro e questo non lo vediamo ancora”.

   Prosegue intanto la fase organizzativa della riunione decisiva per la rinascita della destra o epilogo dell’esistenza della stessa destra, indetta da Isabela Rauti per il prossimo 28 marzo. Storace ha di nuovo ripetuto la sua proposta per un azzeramento totale di ogni organizzazione e la riorganizzazione concorde. Dalla parti di FdI purtroppo si ascoltano …. silenzi davvero non beneauguranti.

   E’ immancabile e direi doveroso un giudizio sulla battuta del “premier” sullo Stato di pulizia anziché lo Stato di polizia. Si tratta di una affermazione da asilo infantile, l’unico istituto scolastico che abbia lasciato traccia nella cultura del “premier”.

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