Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
embra impossibile, ma non si sa più per cosa indignarsi! Nel senso che la scelta è talmente ampia da indurre all’afasia. E ammutolirci credo fosse proprio il progetto del governo Monti. Siamo muti e dunque inoffensivi. Ormai accettiamo tutto e di tutto, non opponiamo resistenza, ci limitiamo a mugugnare un po’ con gli amici, magari con tassista o il negoziante da quale facciamo la spesa, oppure creiamo gruppi su facebook. Poi torniamo nelle nostre case, al nostro lavoro, alle nostre vite. Nel frattempo qualcuno ci manipola, in maniera anche piuttosto grossolana, ma noi glielo permettiamo e addirittura alla fine lo ringraziamo.
Prendiamo ad esempio la pubblicazione degli stipendi dei ministri (tecnici) e dei manager di Stato (più o meno stesso bacino social-professionale), un’operazione trasparenza che ci mette nella condizione dei proverbiali “cornuti e mazziati”.
All’inizio ci hanno intontito con le finte polemiche su chi voleva e non voleva mettere on line le proprie dichiarazioni dei redditi, con relativa coda di bersagli fasulli sui quali concentrare la riprovazione: ritardatari e reticenti che naturalmente alla scadenza di legge non hanno potuto che fare quello che era prescritto, ovvero rendere noto il proprio reddito.
Così quando siamo arrivati a leggere le cifre, gran parte della nostra vis polemica, della nostra indignazione, era stata esaurita.
Certo le cifre che abbiamo letto stupiscono e stupiscono – nei casi dei manager di Stato o degli alti funzionari e dirigenti– non tanto per l’entità, peraltro non trascurabile (pare siano i più alti d’Europa), quanto perché si tratta di emolumenti versati indipendentemente dalla capacità, dal valore, e dai risultati di chi viene così lautamente pagato. Non dimentichiamoci che la sostanziale cooptazione (anche se spesso travestita da concorso o simili) per questi incarichi permette alla politica di piazzare non il migliore, ma il più fedele al progetto che si vuole realizzare, e che quel progetto ormai è stato dimostrato ampiamente non è quasi mai politico in senso etimologico, ma di gestione del potere.
Non basta, sappiamo che qualora qualcuno di questi super-pagati signori si trovasse nella deprecabile condizione di essere rimosso dall’incarico per manifesta incapacità, o dannosa presenza, gli verrebbe applicata la meravigliosa formula del promoveatur ut amoveatur, cioè verrebbe promosso ad altro incarico dove fare meno danni, ma ugualmente o addirittura meglio pagato.
Niente di nuovo, erano cose che si sapevano da tempo, da sempre forse. Il problema è che ora, come si suol dire, non c’è più trippa per gatti, anzi: sono finiti gli avanzi di trippa che i gatti lasciavano a noi topini elettori.
Scordiamoci che gli avidi felini dividano una parte della loro razione con i roditori, prepariamoci alla fine della pax fra generi e stiamo all’erta: i gatti ingordi fingeranno di togliersi una strisciolina di trippa dalla ciotola, ma la useranno come esca per ghermire i topini affamati.
Equitalia rafforzata e foraggiata ne è una patente dimostrazione.
Qualcuno potrebbe cominciare a pensare che allora hanno ragione i liberisti duri e puri, e che lo slogan, “meno Stato e più mercato”, sia l’abracadabra risolutivo.
Non è credibile. Non è credibile perché il vero problema che ci sta affondando da oltre 60 anni e che continua a tenerci sotto la linea di galleggiamento è la inveterata, inestirpabile abitudine, che neppure i momenti di emergenza riescono a scuotere, di socializzare le perdite e incamerare i guadagni. Quando i guadagni diminuiscono rimane solo la socializzazione delle perdite.
Così i suddetti gatti-generali anche nel privato, e soprattutto in quel privato abituato alle pubbliche sovvenzioni, erano abituati a dividersi un sostanzioso bottino, lasciando alla truppa di topi il minimo sindacale, nel momento in cui finiscono le sovvenzioni socializzano le perdite, ovvero chiedono alla truppa di topi di fare sacrifici, loro rinunceranno a qualche nuovo e costosissimo benefit, ma si sa, la vita del capo è piena di rischi! Soprattutto in Italia.
Inserito da fangel05 il 24/02/2012 17:30:40
Wou!Incamerare i guadagni e socializzare le perdite! Niente di più facile...come non pensarci!? Banale, no?
Inserito da Maximus il 24/02/2012 10:55:05
Una perfetta analisi della sindrome di Stoccolma da cui sono affetti i 'topi' che con la pubblicazione dei guadagni dei 'gatti' ormai sanno tutto e continuano ad accorrere plaudenti alle loro apparizioni pubbliche come avviene per 'gatto' Napolitano e gli altri 'felini'.
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