Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Non è una notizia per nessuno, ma un’aberrazione per tutti: continuano a dirci che il prezzo del petrolio scende, ma quando andiamo a fare il pieno (rinunciandovi subito a favore di un modesto “ventino”) alla nostra auto non solo non ci accorgiamo di alcun cambiamento nel senso di una diminuzione dei prezzi, ma anzi, dopo un brevissimo periodo in cui il Diesel, per esempio, aveva visto apparire il 2 dopo l’1 e la virgola ora se siamo fortunati troviamo un 3 quasi 4, sempre dopo il fatidico 1 dell’euro pieno.
Non parliamo poi di cosa accade in autostrada, dove, a meno di essere stati imprevidenti, distratti o essere ricchi, ci guardiamo bene dal fare rifornimento. Si spiega così la raffica di scioperi (peraltro passati sotto silenzio dagli organi di informazione che si sono limitati a fornire un tassellino in …esima, pagina o in una edizione dei notiziari poco frequentata, giusto per l’odioso dovere di informazione) che si sono abbattuti nell’ultimo mese e mezzo sulle aree di servizio autostradali.
Sospensione del servizio di almeno 48 ore già realizzata a marzo e un’altra prevista a metà aprile.
Per i gestori dei carburanti, «è arrivato il momento di dire chiaramente che le priorità non possono essere rappresentate dai “piani di ristrutturazione”, come pure il Governo vorrebbe lasciar credere e che pure avrebbero dovuti essere già stati realizzati entro lo scorso 15 marzo».
L’interesse di un intero settore e della collettività, rilevano Faib, Fegica e Anisa, «è quello di mettere le mani su un “sistema” perverso e torbido che, sull’utilizzo di un “bene pubblico dato in concessione”, permette di lucrare ingentissime rendite di posizione a soggetti privati, restituendo tariffe di pedaggio aumentate di quasi il 50% dalla privatizzazione ad oggi, royalty sui carburanti aumentati del 1400% nello stesso periodo, con l’effetto di avere sulle autostrade italiane i prezzi più alti d’Europa, e standard di servizio assolutamente inadeguati per varietà e qualità, mettendo a rischio la continuità del servizio oltre ai livelli occupazionali».
Insomma avete capito, siamo alle solite, in tempi grami di crisi ci sono i soliti che si arricchiscono (petrolieri) e ci siamo noi che paghiamo per arricchire loro, i quali al solito ci raccontano la favoletta che è tutta colpa delle accise, ma per favore!!!!!
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