Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
John Kerry, con la sua squadra, durante una pausa a Losanna
Il tentativo di accordo tra l'Iran e le sei maggiori potenze mondiali, guidate dagli Stati Uniti, fornisce la base per un storico trattato al fine di contenere il controverso programma nucleare iraniano, sebbene esistano ancora molti ostacoli da superare. Prima di tutto, la fiducia assoluta del governo di Tel Aviv.
Così poca fiducia che lo stesso Obama ha dovuto telefonare al primo ministro israeliano per cercare di convincerlo che Washington rimane pienamente impegnata a garantire la sicurezza di Israele .
Il capo del governo israeliano, Benjamin Netanyahu, non ha esitato ieri a respingere l'accordo del Gruppo 5 + 1 (Stati Uniti, Francia, Russia, Cina, Gran Bretagna e Germania), quando ha saputo dell’accordo preliminare raggiunto sul programma, ribadendo che l'Iran resta comunque “una minaccia” .
“Questo accordo potrebbe costituire un grave pericolo per la regione e il mondo intiero, e minacciare la sopravvivenza stessa dello Stato di Israele, la quale non è negoziabile ", ha sottolineato il premier dopo un incontro con il gabinetto di sicurezza israeliano per valutare la questione .
“Ora alcuni dicono che l'unica alternativa, a un pessimo accordo, sia la guerra. Non è vero. C'è una terza alternativa, quella di restare in piedi, per aumentare la pressione sull'Iran fino a quando un vero, buon accordo non sarà raggiunto” ha commentato, chiedendo in aggiunta che qualsiasi accordo finale dovrà essere accompagnato da un “riconoscimento iraniano chiaro e inequivocabile del diritto di Israele ad esistere.”
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha cercato di ammorbidire il rifiuto di Netanyahu con una telefonata personale, per spiegare i termini di questo contratto preliminare.
"Il presidente ha sottolineato che, senza nessun accordo su tutto non esiste accordo, l'accordo preliminare con l'Iran rappresenta un significativo progresso verso una soluzione duratura per impedire all'Iran di sviluppare la bomba atomica e garantire la natura pacifica del suo programma nucleare”, ha riferito il portavoce della Casa Bianca.
“Il presidente ha anche evidenziato che il progresso di detti negoziati sul nucleare con l'Iran non riduce in alcun modo le preoccupazioni degli Stati Uniti per quanto riguarda la sponsorizzazione del terrorismo da parte dell'Iran e le minacce nei confronti di Israele”, ha aggiunto la nota.
A parte le forti perplessità di Tel Aviv, le parti negozieranno ora intensamente -durante i prossimi tre mesi- i dettagli tecnici e giuridici per attuare i principi concordati a Losanna dopo otto giorni di trattative durissime.
I diplomatici, che hanno familiarità con i negoziati hanno precisato ieri, che i dirigenti politici di entrambe le parti inizieranno tra due settimane con i primi contatti per chiarire punto su punto.
Questi negoziati tecnici si verificheranno sicuramente in mezzo a una tempesta di critiche. E queste non provengono solo da Israele, che si sente minacciato dalle ambizioni nucleari dell'Iran, ma anche dal Partito Repubblicano americano e da parte del Golfo Persico.
La chiave dell'accordo è la stretta limitazione, per circa una decade, del programma di arricchimento di uranio e dello sviluppo atomico in Iran.
Il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, ha avvertito che “ è ancora troppo presto per festeggiare”. Steinmeier, tuttavia, ha rimarcato l'importanza dei negoziati conclusisi ieri a Losanna, i quali “hanno allontanato gli ostacoli che avevano impedito qualsiasi accordo con l'Iran nel corso degli ultimi dieci anni.”
In Iran, nel frattempo, le strade sono piene di persone che inneggiano a questo accordo preliminare. Il ministro degli esteri del paese, Mohammad Javad Zarif, è stato ricevuto a Teheran dagli applausi di molti cittadini.
La stragrande maggioranza degli iraniani aspettava da anni un qualche accordo con l'Occidente per normalizzare le relazioni e abbattere le enormi restrizioni economiche verso il Paese, ma, allo stesso tempo, non vuole sia negato il diritto alla ricerca del nucleare per scopi pacifici. E Zarif, finora, sembra seguire questo percorso.
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