Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
on c’è che dire, il sacrificio non si è fatto attendere. A portare la croce in questi giorni prima della Pasqua, sono stati quasi 150 ragazzi studenti del campus di Garissa in Kenia, massacrati all’alba di giovedì 2 aprile dalla furia jihadista degli estremisti islamici somali al Shebaab. Ovviamente le vittime sono tutte, o perlomeno nella stragrande maggioranza, cristiane “Quando gli assalitori sono arrivati nel dormitorio hanno iniziato a chiedere se eravamo cristiani o musulmani. Ai primi sparavano sul posto», ha spiegato, ancora visibilmente scosso, Collins Wetangula, membro di un’associazione studentesca. «Mentre scappavamo abbiamo visto alcuni corpi decapitati. È stato orribile. Hanno ucciso molte persone», ha poi precisato la studentessa Winnie Njeri.” [1] Lo “stile” è ormai quello a cui ci si sta tragicamente abituando, massacri in serie e le immancabili decapitazioni. E il bilancio delle vittime pare non sia ancora definitivo.
A metà marzo, a Lahore, in Pakistan terra ormai di costante martirio, 15 morti e 78 feriti in due Chiese. Episodi atroci, ma nessun “Je suis”, nessun clamore mediatico che vada oltre il lancio della notizia. Il macello dei cristiani sembra essere entrato a far parte della nostra normalità quotidiana.
Ci sono dati che mettono, o dovrebbero mettere i brividi. Secondo una recente inchiesta, [2]che ha riportato i dati diffusi dalla organizzazione protestante americana Open Doorsc’è una vera e propria lista dell’orrore, un elenco di ben 50 paesi al mondo dove i Cristiani vengono uccisi, cacciati, perseguitati: Somalia,Iraq, Somalia, Iraq, Siria, Afghanistan, Sudan, Iran, Pakistan, Eritrea, Egitto, Nigeria e Brunei sarebbero in testa alla classifica. Non solo: tra il primo novembre 2013 e il 31 ottobre 2014 i cristiani uccisi per la loro fede sarebbero stati 4.344, mentre le chiese attaccate, bruciate, distrutte, risultano almeno 1.062. Sempre secondo Open Doors (e non c’è da stentare a crederci) un centinaio di milioni sarebbero i cristiani nel mondo che vivono in condizioni di pericolo e persecuzione: e in 40 dei cinquanta paesi considerati la prima fonte di persecuzione è il fondamentalismo islamico: basti pensare che secondo la fonte dal 2003 ben il 70% dei Cristiani avrebbe dovuto abbandonare l’Iraq (ma non era Saddam Hussein la fonte primaria ed assoluta di tutti i mali?), mentre nella Siria martoriata dall’Isis (aizzata e coccolata, non si deve mai dimenticarlo, dai piani egemonici degli Usa) ben 700.000 persone hanno dovuto, dal 2011, lasciare le loro case. In compenso, il Nerone della situazione non è un islamico: per il tredicesimo anno consecutivo il primato delle persecuzione anticristiana spetterebbe alla Corea del Nord, tuttora prigioniera di una giurassica dittatura comunista. Non è certo una grande consolazione …. Davvero le attuali persecuzioni mettono in ombra quelle dell’Impero Romano, che se non altro non erano costanti e furono attuate solo da alcuni imperatori, di solito in determinati momenti storici.
In realtà, ci sono molti, troppi interrogativi che rimangono senza risposta. A parte il fallimento delle grottesche “primavere arabe” che hanno innescato vere e proprie bombe in paesi che sicuramente hanno visto peggiorare enormemente la loro situazione (Iraq e Libia in primis) è impressionante il “sotto tono” con cui queste stragi vengono annunciate. Si pensi per contrasto alla clamorosa mobilitazione per i fatti di Parigi,con tanti capi di stato e di governo che si tenevano per mano da bravi scolaretti, ma anche a come, paradossalmente, si dia molto più spazio a certe campagne animaliste, alla lotta contro la presunta omofobia dilagante (se mai, oggi esiste una vera e propria eterofobia dilagante e nauseante, ma questo è un altro discorso); mentre in una scuola superiore di Terni un professorucolo che si è permesso, sua sponte, di rimuovere tutti i crocifissi dell’Istituto dalle aule ed è stato (per fortuna!) duramente punito per questo, rischia adesso di passare per martire della laicità. Perché questo signore non prova anche ad affrontare qualche donna musulmana con il Burqa (ce ne sarà di sicuro qualcuna, anche nella sua città) cercando di scoprirle il volto? Così, se non altro, avrebbe buone possibilità di finire “martire” per davvero …
Si pensi a cosa accadde tanti anni fa, quando Saddam Hussein occupò il Kuwait: bastarono poche settimane e si ritrovò gli Usa alle costole. Intervento ammantato di ipocrita umanitarismo, quando l’unico motivo era il petrolio. E contro l’Isis, gli unici che per ora fanno qualcosa sono i governi Siriano ed Egiziano o comunque del Medio Oriente, mentre in Francia l’incosciente scellerato che più di ogni altro ha voluto il macello libico rischia di ritornare tra non molto al timone della nazione. Considerando che il sig. Sarkozy ha qualche problemino con la giustizia, per una volta – ed è veramente tutto dire – ci sarebbe da fare il tifo per i giudici!
Ma la cosa peggiore è che la stessa indifferenza, o perlomeno lo stesso tono minore, sembra allignare in seno a certi ambienti della Chiesa. Ma c’è davvero da stupirsene? Da quando Bergoglio è salito al trono pontificio, il papa superstar sembra voler far di tutto per nascondere la croce e fare del Cattolicesimo semplicemente “una fra le tante religioni del mondo”. Mentalità del tutto comprensibile se praticata da un massone o da un “integralista laico”, molto meno francamente da colui che dovrebbe essere il capo – ma anche il primo difensore – dei cattolici nel mondo. La Chiesa come “ospedale da campo” può a prima vista sembrare una bellissima metafora, ma certi atteggiamenti fanno venire il sospetto che alla fine il rischio sia quello di ridurla a una semplice “organizzazione umanitaria” come tante altre. Eppure, ci si dovrebbe chiedere: cosa dà a tante di queste persone il coraggio di testimoniare fino alla morte? Il fatto di pensare di essere i membri di una gigantesca ONLUS, o non piuttosto la Fede in un Dio che per amore ha sacrificato se stesso per l’umanità?
Fa un effetto penoso e amarissimo sapere che Bergoglio, proprio in questi giorni che ricordano la passione di Cristo, si è limitato per la strage in Kenia a un telegramma inoltrato dal segretario di Stato Vaticano al presidente della Conferenza Episcopale del Kenya, cardinale John Nuje, in cui si legge tra l’altro: “Sua Santità condanna questo atto di brutalità senza senso e prega per un cambiamento del cuore di coloro che lo hanno perpetrato. Egli chiede anche - aggiunge il testo - a tutte le autorità di raddoppiare gli sforzi e lavorare con tutti gli uomini e le donne in Kenya per porre fine a una tale violenza e odio, verso l'alba di una nuova era di fraternità, giustizia e pace". [3]
Troppo poco, sia nel modo che nel contenuto. Perché Bergoglio non impugna un microfono e non chiede conto ai potenti della terra della loro indifferenza verso i Cristiani perseguitati? Perché non è capace di chiamare per nome assassini e aguzzini (nonché i loro protettori più o meno palesi) e oltre ad augurare buon Ramadan, di dire che l’integralismo islamico è una infamia e l’Islam deve trovare una buona volta il coraggio di una condanna senza appello? O per lui i santi e i “martiri” sono solo i teologi della liberazione, che i suoi predecessori avevano condannato? Si dimentica che Benedetto XVI, per la sua Lectio Magistralis di Ratisbona in cui si era limitato a citare un testo bizantino che parlava della violenza islamica, fu aggredito dalla stampa e dai media di mezzo mondo, musulmani e non? E per parlare di esempi, Pio XII dopo i bombardamenti a Roma scese in mezzo al suo popolo; cosa fa di concreto Bergoglio, per far sentire la sua vicinanza ai cristiani perseguitati, cattolici e non? E’ vero che, nella Via Crucis di ieri, finalmente il papa si è ricordato dei martiri cristiani e ha parlato al riguardo di un “ nostro silenzio complice”; ma verrebbe da replicargli “ nostro di chi?” Forse un bell’esame di coscienza al riguardo non guasterebbe …
Eppure è proprio il sangue di questi martiri, dei ragazzi kenioti, dei due giovani coniugi pakistani bruciati vivi per la loro fede e di tanti altri che dovrebbero ricordare a questo Occidente obeso e imbolsito, vile e pronto a vendersi al peggior offendente, cosa voglia dire essere “fedeli fino alla morte, ed alla morte di Croce”; questo nostro civilissimo, razionalissimo e laicissimo mondo, in cui tanti sedicenti “cristiani” trovano un peso quasi insopportabile le rinunce, un po’ di digiuno e l’astinenza del Venerdì Santo e per cui la quaresima è semplicemente l’anticamera di una ricca abbuffata pasquale. Se ci sarà ancora una Pasqua di Resurrezione, lo dovremo soprattutto al sangue di quella povera gente perseguitata e non a certi prelati venuti a ingrassare a Roma dalla fine del mondo.
[1] Fonte: Kenya, strage di cristiani al campus: uccisi almeno 150 studenti, di Roberto Bongiorni, http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-04-03/kenya-strage-cristiani-campus-063920.shtml?uuid=ABgiswJD
[2] http://www.iltempo.it/esteri/2015/01/18/150-milioni-di-cristiani-perseguitati-nel-mondo-1.1369181
[3] http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/kenya-attacco-a-college-morti.aspx
Inserito da daniele il 04/04/2015 13:15:11
Sono d'accordo. La "destra" che io auspico dovrebbe essere saldamente ancorata al cristianesimo (cattolico), fondamento della civiltà. Certo questo Papa non aiuta.
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