Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Lasciamo perdere per un giorno i “dioscuri”, che tanto male hanno recato, recano e continueranno a recare alla nostra Italia, al loro immotivato e straripante potere, che quotidianamente trova occasioni di manifestarsi. Ad esempio solo qualche ingenuo avrebbe potuto credere alla forza interdittiva di Chiamparino o di Fassino, boss incontrastato dell’ANCI, egemonizzata dalla sinistra dopo la volatilizzazione dei rappresentanti del centro – destra, a proposito dei tagli agli enti locali, che si tradurranno nella crescita esponenziale della tassazione regionale e comunale.
Dobbiamo invece occuparci e soprattutto preoccuparci per la drammatica incidenza sulla natura stessa della nostra democrazia, della nuova legge per il voto politico secondo l’obiettiva analisi compiuta da un giornalista, anche se di sinistra, come Antonio Polito. In un editoriale sul “Corriere della Sera” esordisce osservando che “se tutto resterà com’è, non c’è da andare tanto fieri della riforma elettorale che Montecitorio si appresta a varare. Innanzitutto per un problema di metodo. Le leggi elettorali sono le regole del gioco politico, e dovrebbero perciò essere considerate imparziali dal maggior numero possibile di giocatori. Altrimenti nascono zoppe, con maggioranze risicate, e hanno vita breve, come accadde prima al Mattarellum e poi al Porcellum”. A questo proposito rileva che “in dirittura finale l’Italicum arriva con un sostegno politico molto ristretto, perfino inferiore alla stessa maggioranza di governo, a causa della fronda interna al Pd”. Passando poi agli aspetti gravi ed oscuri Polito nota che nel disegno di legge, tanto caparbiamente sostenuto dal “dioscuro” giovane, che afferma di voler votare nel … 2018, non esiste alcuno stampo europeo, “perché il premio di maggioranza non esiste in nessuna delle grandi democrazie europee con l’eccezione della Grecia “. L’Italicum, poi, “produrrà uno pseudo presidente in uno pseudo Parlamento, quest’ultimo essendo ulteriormente indebolito dal declassamento del Senato a vacanze romane dei consiglieri regionali [a stragrande maggioranza di sinistra] e dalla selezione per nomina di un elevato numero di deputati”. Con il 55% dei seggi alla sola lista maggiormente votata e con lo sbarramento al 3%, il risultato delle urne ci regalerà un gigante, spropositato rispetto ai voti realmente ottenuti, e “un coacervo di sigle frammentato e impotente”. Polito ritiene di poter inserire la legge, una volta approvata, alla stessa famiglia “delle tre più contestate della nostra storia: la legge Acerbo del 1923, la cosiddetta legge – truffa del 1953 del 1953 e la legge Calderoli del 2005”. La conclusione rassegnata è deludente: “i difetti dell’Italicum sono tanti. Il pregio è unico, ma non da poco: risponde a uno stato di necessità, riempie il vuoto aperto dalla sentenza della Consulta. Qualsiasi legge elettorale è meglio di nessuna legge elettorale. Però in sedici mesi si doveva (e si può ancora) fare di meglio”. Resta il fatto che l’impostazione e l’impianto, in una parola la ratio, siano inaccettabili e siano destinati a creare un vulnus nel nostro sistema di incalcolabile ed incalcolata gravità .
In una breve recensione alla ristampa presso Rubbettino di alcuni scritti di Luigi Sturzo, apparsi tra il 1946 ed il 1959, il collega Giampietro Berti riprende e ripete, condividendolo, l’ammonimento : “ad uno Stato accentratore, tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti delle sue attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali – la famiglia, le classi, i comuni -, che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private”. Di fronte alla situazione odierna, in cui gli enti locali vivono nel dissesto cronico, dopo aver generato burocrazie pachidermiche quanto inconcludenti, la famiglia è attaccata quotidianamente sul piano morale, dal governo partono progetti normativi di mortificazione e di annullamento delle libere professioni in nome di intromissioni capitalistiche selvagge, è il caso di domandarsi se il sacerdote avrebbe espresso gli stessi propositi.
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