Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Storica stretta di Mano tra Barack Obama e Raul Castro
Il saluto tra il cancelliere cubano Bruno Rodríguez e il sottosegretario USA, John Kerry, la chiamata previa al vertice tra Obama e Castro, lo storico incontro tra i due mandatari...
Vari gesti che dimostrano che l’incontro di Panama sta girando attorno al disgelo tra USA e Cuba, col permesso del Venezuela e di Nicolás Maduro.
Tuttavia, non aspettiamoci grandi risultati e avanzamenti da detto vertice, in quanto non esiste per ora un’agenda che preveda sconvolgimenti inaspettati.
Tutto quanto è solo un mero pot-pourri tipico delle relazioni internazionali, nient’altro di più.
La decisione di riprendere le relazioni diplomatiche con Cuba è il passo più importante per un riavvicinamento tra l’America Latina e gli Stati Uniti.
Occorre, però, puntualizzare che gli USA non intendono minimamente rinunciare alla loro politica tradizionale e interventista sui temi interni di Paesi ritenuti a rischio. D’altra parte, non va negato, che tale mossa politica è un importante segno per tutto il resto e soprattutto per i paesi sud-americani. Significa che gli Stati Uniti stanno puntando a una politica più di cooperazione, più di cambiamento e avvicinamento, o di compromesso costruttivo verso Cuba, accettando per la prima volta il regime cubano come interlocutore, quindi elargendogli anche la propria legittimità.
E’ importante rilevare che quanto sopra mai era venuto in mente nel passato e bisogna tenere in conto che è stato dato il via a un processo di graduale normalizzazione delle relazioni.
Non significa, assolutamente, che verrà tolto l’embargo, ma il suo vero significato è nella realizzazione di una politica più simbolica.
Obama invece di presentare un grande progetto emisferico, si sta avvicinando, o lo sta facendo pensare, in questa maniera agli interessi e ai principi latinoamericani che non credono tanto in un paradigma di pace democratica, con l'imposizione della democrazia attraverso sanzioni e pressioni che sinora non hanno funzionato mai.
È anche la prima volta che un presidente riconosce che la sua politica non ha funzionato. Pochi capi di stato, francamente, l’hanno fatto in passato.
Obama ha focalizzato il suo interesse più verso l’Asia ed il Pacifico e meno in direzione dell'America Latina.
Insomma, sembra che le cose stiano cambiando, verso una politica multilaterale, di dialogo, di cooperazione...
Negli anni ‘70 Cuba è stata aggiunta alla lista dei Paesi definiti criminali. Razionalmente potremmo giungere a un’esclusione della Nazione da detta lista, perché Obama vuole creare una grande alleanza di paesi in lotta contro lo Stato Islamico, e uno dei motivi dell’apertura alle relazioni con Cuba è proprio questo.
Cuba è stato uno dei primi paesi che ha condannato gli attacchi terroristici del 2001, nonostante la sua inimicizia con gli USA. In fondo, tale atteggiamento non ha avuto molta giustificazione, perché è innegabilmente difficile prendere una decisione simile proprio nei confronti di una Nazione che ti sta schiacciando con un embargo durissimo.
Il Presidente USA, sta pensando che dal punto di vista razionale non ha molto senso che Cuba stia ancora, angustamente, in quella lista. Non è una minaccia agli interessi nazionali degli USA, poiché è un paese piccolo e poco militarizzato.
Una cosa è certa, però: un accordo tra Stati Uniti e gli altri paesi sud-americani è ancora piuttosto distante dal concretizzarsi.
Non esiste alcuna nuova politica di Obama verso Brasile o Argentina.
C'è una certa divisione atavica di interessi tra Centro-America, Caraibi, USA, Canada e Sud-America.
La strada da percorrere è ancora lunga e piena di ostacoli.
L’importante è che qualcosa si sta finalmente muovendo…
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