Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Federica Mogherini, incaricato per la diplomazia europea e vicepresidente della Commissione e il ministro spagnolo degli esteri José Manuel García-Margallo
I ministri degli Esteri dell'Unione Europea e otto paesi del sud del Mediterraneo hanno, ieri, dato vita ad un vertice con oggetto del giorno “Un profondo cambiamento nella politica regionale”.
Non è stato celebrato tanto per raggiungere accordi concreti, non era quella l'intenzione almeno da alcune dichiarazioni che hanno avuto carattere informale, ma per il fatto stesso che si celebrasse: è stato il primo incontro in sette anni dei responsabili della diplomazia dell'UE con alcuni Paesi vicini del Sud.
L'immigrazione illegale e l'irruzione vigliacca del jihadismo, spiegano la necessità europea di puntare lo sguardo verso il meridione.
Ed anche la volontà di compensare così la forza mediatica di questa riunione con i capi di Stato e/o di Governo delle nazioni dell’Est, convocata per maggio a Riga (Lettonia).
L’incontro si è tenuto presso il Palazzo Reale di Pedralbes ed è stato inaugurato dal primo ministro spagnolo M. Rajoy e dal presidente della Generalitat, Artur Mas.
29 ministri e sette alti funzionari dell'Unione europea, congiuntamente a Giordania, Egitto, Marocco, Tunisia, Algeria, Palestina, Libano e Israele, vi hanno partecipato. Non sono stati invitati a causa della loro situazione interna la Libia e la Siria, che avrebbero completato la politica europea di vicinato (PEV) del fianco meridionale.
Il ministro spagnolo degli esteri e ospite della riunione, Josè Manuel Garcia-Margallo , ha sottolineato l'importanza di affrontare i problemi del terrorismo e l'immigrazione e ha difeso la necessità di farlo già alla radice del problema: lo sviluppo economico. Margallo, ha utilizzato l'incontro per pubblicizzare l'iniziativa spagnola di creare una corte penale internazionale specializzata in reati di terrorismo, che dovrebbe incorporare quattro paesi chiave che non riconoscono la giurisdizione della Corte penale internazionale: Cina, Russia, Stati Uniti e Israele.
Ci sono stati anche alcuni annunci concreti, come quello di Federica Mogherini, incaricato per la diplomazia europea e vicepresidente della Commissione, che ha detto che presto si riunirà con i vertici degli Esteri e dell'Interno per discutere la questione dell'immigrazione, ricordando, fra l’altro, i nove migranti morti al largo delle coste italiane.
Ha anche espresso il desiderio che le riunioni a livello di ministri degli esteri tra l'UE e i paesi del Mediterraneo meridionale avvengano ogni anno. Sebbene i disaccordi con Israele, l'unico paese del sud del Mediterraneo che non ha mandato un ministro degli Esteri, ma un vice ministro, spieghino il perché sia passato tanto tempo dall’ultimo incontro.
Il portavoce dell’Egitto ha insistito sulla nella necessità di andare avanti con un grossa coalizione per annientare le turbolenze che agitano il sud, in primis per l'aggravamento della situazione in Siria, Libia e Yemen.
I palestinesi mirano, invece, alla necessità di risolvere il conflitto con l'Israele. “Ci troviamo in piena campagna di internazionalizzazione, e ciò include principalmente il riconoscimento della Palestina, già entrata all’interno di organismi internazionali”.
Ma quello su cui hanno coinciso tutte le dichiarazioni dei vicini mediterranei è l'importanza che le due rive si trattino “come soci paritari”, come ha tenuto a puntualizzare il giordano Judeh e il ministro egiziano Sameh Shukry.
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