Editoriale

Bergoglio e gli Armeni: fine degli applausi?

E’ troppo presto per capire dove voglia andare a parare Francesco con questi “pronunciamenti”...

Domenico Del Nero

di Domenico Del Nero

on è certo un mistero : Francesco, a giudizio di chi scrive, non è precisamente un grande papa. Troppe ombre  e le luci sono più quelle della ribalta (troppo spesso e volentieri ribalda) che quelle di una Verità che, in un mondo impestato dal relativismo, abbia il coraggio di porsi come tale senza falsi pudori o insopportabili cedimenti al politicamente corretto, ferma ovviamente restando l’assoluta libertà di ciascuno di accoglierla o respingerla.

Eppure – non si può negarlo – questo papa di solito sin troppo sorridente e piacione, che sembra fare la faccia feroce solo con chi altro non chiede che seguire la luce della Tradizione (si veda l’incredibile vicenda del commissariamento dei Francescani dell’Immacolata, uno dei pochi ordini fiorenti per vocazione, che si è trovato con i fondatori spodestati e ridotti a una sorta di “carcerazione ecclesiastica”), sin troppo reticente difronte al quel vero e proprio “battesimo del sangue” che innumerevoli cristiani subiscono quotidianamente e spesso in forme efferate in varie parti del mondo, almeno in due occasioni ha dato segnali tutto sommato incoraggianti. Segno di “discontinuità”?  Qualcuno (diciamolo pure: a sproposito) scomoda addirittura Pio IX, il “papa liberale” che in realtà tale non fu mai; caso mai fu il papa frainteso , oltre che ampiamente calunniato.  Ecco, il punto è questo:  è stato frainteso anche Francesco?

Forse, in una certa misura, si potrebbe anche azzardarlo. Resterebbe però allora da capire perché tale fraintendimento, sin troppo chiaro (a chi voglia vederlo, ovviamente) per quanto riguarda Pio IX, meno francamente per Bergoglio.

E’ troppo presto per capire dove voglia andare a parare Francesco con questi “pronunciamenti”, ovvero con la condanna del genocidio armeno (per una volta, chiamato con il suo nome senza mezzi termini ed edulcora menti) e  il “no grazie” all’ambasciatore gay d’oltralpe, che ha causato un commento a dir poco delirante da parte dell’italica arci-gay il cui presidente Flavio Romani si è permesso di   dire “il Vaticano è come l’Uganda” e usare termini quali “cancro”  e “zavorra per la civiltà”; da immaginarsi cosa accadrebbe se qualcuno, anche assai meno importante del pontefice, si permettesse di usare espressioni analoghe per un qualche esponente della “religione” omosessualista.

Eppure – termini da neurodelirio a parte – Romani in fondo tutti i torti non li ha. Quando ricorda il famoso e famigerato “chi sono io per giudicare” non si può certo dar torto al presidente dell’arci- gay se rinfaccia a Bergoglio di avere alimentato fraintendimenti colossali. Se poi il sig. Romani fosse meno frettoloso e si degnasse di leggere il Catechismo della  Chiesa cattolica, scoprirebbe che in realtà la dichiarazione di Bergoglio  è molto meno “innovativa” di quanto lui abbia potuto pensare. Ma si può chiedere a uno come il sig. Romani di documentarsi prima di partire lancia resta con le sue …. crociate laiciste?

Forse no, ma dal Papa una maggiore chiarezza  la si può e si dovrebbe pretendere. E proprio su tematiche come l’etica, la famiglia etc. sono state proprio certe sue dichiarazioni, mai smentite o adeguatamente rettificate, a far nascere equivoci e smarrimenti anche fra gli stessi cattolici:basti pensare a quanto accaduto al sinodo, la cui “seconda puntata” rischia di essere ancora peggiore della prima. Non parliamo poi delle sue relazioni con il mondo musulmano. Certo non si deve e non si può identificare l’Islam con l’Isis, ma proprio per questo, visti i buoni rapporti che si sforza di instaurare ad ogni costo con esponenti della religione musulmana (al punto da non parlare mai di integralismo islamico nella condanna delle stragi subite dai cristiane) perché Francesco non si fa promotore di una “chiamata in causa” chiedendo perlomeno a quegli esponenti a lui più vicini una giornata di preghiere contro le persecuzioni religiose? Partendo magari proprio da quel Gran Muftì con il quale ha pregato nella Moschea blu di Ankara ? Gesto che, per come si è svolto tra l’altro non ha mancato di suscitare un comprensibile sconcerto;  sarebbe concepibile un atteggiamento analogo anche di qualche Imam di seconda scelta davanti al Santissimo? E cosa ne penserà il suo amico Gran Muftì del ricordo dei martiri armeni, massacro ignobile voluto certo anche per ragioni politiche, ma non solo?

“La minaccia islamica? "Mi preoccupa unita al nichilismo occidentale. Abbiamo un nemico esterno, che è l’Isis. E quello interno: il vergognarci della nostra civiltà e l’essere tolleranti con le religioni altrui e intolleranti con la nostra"[1]ha dichiarato recentemente in una intervista Marcello Veneziani, centrando perfettamente il problema.   La cristianofobia non si rivela soltanto nell’orrore di massacri ormai quasi quotidiani, che sfiorano appena le cronache e le prime pagine dei media perché certo i ragazzi del Kenya o del  Pakistan non sono “Charlie Hebdo”.  E’ nel gesto del presidente Hollande che potrebbe sembrare una cialtronesca provocazione (fa parte del protocollo diplomatico della Santa Sede chiedere che gli ambasciatori presso di Lei accreditati abbiano una situazione familiare “regolare”) c’è invece molto probabilmente una deliberata provocazione, magari un tentativo di riprendere quota dopo le meschine figure e gli ultimi incidenti elettorali. Ritrovare prestigio con un nuovo Kulturkampf, che si manifesta anche nella demenziale iniziativa di voler cancellare i nomi di santi nella toponomastica della ex figlia prediletta della Chiesa: una nuova offensiva laicista che vuole cancellare il cattolicesimo non solo dalla coscienze, ma anche dalla memoria storica dell’Europa.

Si spera dunque che Francesco rifletta su queste reazioni a due suoi gesti forse “impopolari”, ma finalmente  - è proprio il caso di dirlo – sacrosanti. Aperture e disponibilità al dialogo vanno benissimo purché non si sia disponibili a svendere, a tacere, a mettere la sordina alle proprie posizioni. “Troncare, sopire”, diceva il conte zio nel memorabile colloquio manzoniano con il Padre Proviniciale, e l’impressione è che oggi il motto della Chiesa sia diventato proprio questo.   Si ricordi poi tra l’altro Bergoglio, visto che ha inserito anche lo stalinismo tra gli orrori del XX secolo, che pure la teologia della liberazione i cui esponenti vorrebbe santificare affonda le radici nella stessa palude marxista…

 Francesco comincia forse ad accorgersi  che a chiamare le cose con il loro nome non scattano i flash, gli applausi, gli ammiccamenti della papesse laiche e scalfariane, ma il coro dei “crocifige” che sovente accompagnava ogni uscita, anche la più cauta, del suo grande predecessore.   Del resto, non lo aveva già detto un certo Cristo, che piacere al mondo e piacere a Dio non è esattamente la stessa cosa?

Saprà resistere Bergoglio e davvero impugnare la croce e farsene finalmente banditore e non metterla in sordina? Se così sarà, certo rimarranno comunque alcuni aspetti problematici ma perlomeno molti “cattolici perplessi “ potranno sentirsi finalmente meno soli.



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