Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Matteo Renzi
Ieri Matteo Renzi in merito all’inghippo Italicum ha detto: “ Il governo Letta è andato a casa perchè ha fallito sulle riforme. Il governo di oggi nasce sull’assunzione di responsabilità sulla legge elettorale. La vita del governo e la possibilità di portare a casa la legge elettorale sono strettamente legate. L’approvazione della legge elettorale è legata al governo, nel bene e nel male”.
Per poi puntualizzare: “Alla riforma costituzionale potrebbero esserci ulteriori modifiche”.
L’ultima depistante frase, una delle tante quando cerca di accontentare tutti, è stata mal considerata da Roberto Speranza, capogruppo PD alla camera e leader di Area Riformista, corrente dem di minoranza, che nel suo intervento alla Camera ha dichiarato: “Non sono nelle condizioni di guidare questa barca. Rimetto all’assemblea il mio mandato”.
Erano ormai mesi che la minoranza dem inghiottiva bocconi amari, per non dire avvelenati, tipo il Patto del Nazareno e l’intervento sull’art.18; ieri, ha rigurgitato tutto impuntandosi contro le parole del Premier.
Speranza ha aggiunto in tono polemico: “Quando siamo partiti c'era tutta la maggioranza e Forza Italia... Oggi siamo solo noi e per questo Renzi avrebbe dovuto ascoltare di più il partito”.
A questo punto, dopo gli ultimi disorientanti sviluppi, il Presidente del Consiglio dovrà attendersi un’opposizione durissima anche da membri del suo partito.
Ma il volpone di Rignano questo lo sapeva da tempo e molti, quelli che affermano di essere grandi esperti di politica, giurano che è tutto un gioco alla Frank Underwood.
Infatti, l’ex sindaco tanto amato dai fiorentini, porrà senza esitazione la sua fiducia all’Italicum, nonostante le varie forze politiche esterne al governo, meno i grillini, stiano facendo fronte comune contro questa nuova possibile Legge Elettorale, invocando addirittura l’ausilio del Capo dello Stato affinché impedisca quello che per loro altro non è che un “golpe” vero e proprio.
Adesso, con Berlusconi non candidabile e quindi senza un possibile alleato dell’ultim’ora, l’Underwood dell’Arno dovrà escogitare, se già non l’ha fatto, qualche colpo da maestro per non sbugiardare chi ancora lo osanna e lo vuol santificare.
I cittadini di Firenze potrebbero anche accettare questa seconda possibilità, a patto che Renzino sia investito della consacrazione fuori dalle amate sponde dell’Arno.
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